Oggi ricorre il 26esimo anniversario della promulgazione della legge n. 109 del 1996 che, per la prima volta, ha permesso l’utilizzo dei beni immobili confiscati alla criminalità organizzata per scopi sociali.
Una decisione molto lungimirante perché ha tradotto in realtà il principio secondo cui gli immobili utilizzati come teatro di malaffare e illegalità possono avere una seconda vita durante la quale vengono restituiti alla città per costruire progetti positivi che coinvolgono i cittadini.
Il Comune di Milano ha nel suo patrimonio 215 unità immobiliari confiscate alla criminalità organizzata, il cui valore OMI è di quasi 18 milioni di euro. Si tratta per lo più di appartamenti (105 unità), box (34 unità), locali commerciali (26 unità), magazzini (11 unità) e terreni (8). Il maggior numero di immobili si concentra nel Municipio 3 (42 unità immobiliari), seguito da Municipio 2 con 36 unità, Municipio 9 con 31 unità, Municipio 5 con 26 unità, Municipio 6 con 26 unità, Municipio 8 con 17 unità, Municipi 4 e 7 con 15 unità ciascuno e Municipio 1 con 4 unità.
I comuni possono utilizzare questi beni direttamente (come sede di servizi con finalità sociale, per esempio) o darli in concessione a titolo gratuito ad enti, associazioni, organizzazioni di volontariato, cooperative sociali attraverso avvisi pubblici nell’ambito dei quali i partecipanti devono presentare progetti di utilizzo in linea con le linee di indirizzo date dalle Amministrazioni. Una terza ipotesi prevista dalla legge è che il Comune dia in locazione gli spazi (soprattutto quelli che hanno una vocazione più commerciale) per poi reinvestire le risorse ricavate sempre in progetti sociali.
Delle 215 unità immobiliari del Comune di Milano, 128 sono assegnate gratuitamente con avviso pubblico a enti del terzo settore, 17 sono in gestione ad MM come edilizia popolare pubblica, 13 sono invece state date in locazione (e i proventi della locazione tornano nel bilancio dell’Assessorato al Welfare e Salute per finanziare interventi sociali, come prevede la legge), 7 sono gestite direttamente dalla Direzione Welfare e Salute per servizi e attività di tipo sociale.
“A Milano – dichiara l’assessore al Welfare e Salute Lamberto Bertolé – si concentra uno dei numeri più alti di beni confiscati alla criminalità organizzata. Ciò dimostra, da una parte, l’interesse che le organizzazioni criminali hanno per la nostra città, dall’altra anche l’efficacia dell’azione delle istituzioni nel far emergere le infiltrazioni mafiose. La scelta di assegnare questi beni ai comuni è stata molto lungimirante perché gli enti locali conoscono i territori e i loro bisogni e possono sviluppare collaborazioni virtuose con le associazioni e il Terzo settore. Il loro ruolo deve essere quello di far rivivere questi posti, trasformandoli in presidi di legalità che i cittadini possano animare e vivere. Progetti che vogliamo ancorati ai quartieri, perché le stesse persone che negli anni hanno assistito al declino di questi posti e al malaffare che vi dimorava, possano vedere adesso la loro rinascita”.