“Compromesso. È la parola del giorno, va bene? È qualcosa a metà strada. È come essere felici a metà.”
Jim Hopper (Stranger Things)
Essere felici a metà. Fin dalla nascita veniamo educati al compromesso, a quella via di mezzo tra il desiderio e l’improbabilità di realizzarlo. ‘Possibile che non si possa mai essere davvero felici? Non so… soddisfatti appieno.’ , lo so Jiminy – ho chiamato la voce che parla nella mia testa Jiminy, come il grillo parlante della Disney – è paradossale nascere assetati ed essere liberi di bere solo un po’ per volta, malgrado il mondo ti sbatta in faccia litri e litri d’acqua freschissima e in alcuni casi pure miracolosa (acqua plin plin, acqua al magnesio potassio, acqua Fiji, acqua del cocuzzolo della montagna del ciuffolo che ti frega, acqua di influencer con ingrediente segreto alla modica cifra di un milione, acqua all’oro, acqua santa e via dicendo…), ho sete porca miseria!
“I giovani, anche se non sempre ne sono consci, stanno male. E non per le solite crisi esistenziali che caratterizzano la giovinezza, ma perché un ospite inquietante, il nichilismo, si aggira tra loro, penetra nei loro sentimenti, confonde i loro pensieri, cancella prospettive e orizzonti, fiacca la loro anima, intristisce le passioni rendendole esangui. Le famiglie si allarmano, la scuola non sa più cosa fare, solo il mercato si interessa di loro per condurli sulle vie del divertimento e del consumo […].” così parla del nichilismo il filosofo Umberto Galimberti.
Da adolescenti, per la maggior parte dei casi, ci si sente soli, incompresi, dissociati, distanti dagli schemi che la società vuole imporci, tuttavia tentati dai desideri che essa ci offre. Da adolescenti, per la maggior parte dei casi, ci si sente vuoti e si cerca conforto in ciò che crediamo meglio rappresentarci, l’alienazione.
La domanda è sempre la stessa: “È colpa dei giovani o del contesto in cui vivono?”. Beh… la risposta mi sembra scontata.
STRANGER THINGS
Sono sempre io, quel brutto nerd di Frans, Frans Rossi. La rubrica oggi propone un viaggio palesemente mainstream nel Sottosopra, sì, parlo del colosso “Stranger Things”. Al biglietto! Ultimi posti per l’horror house! Il luna park sta per chiudere! Al biglietto!
La stagione 4 di Stranger Things è il nuovo e penultimo capitolo di una serie che ha letteralmente tenuto incollato il mondo intero al televisore. Quello stereotipato sapore degli anni ottanta, quella spruzzatina di Stephen King e Steven Spielberg, quelle innumerevoli citazioni e omaggi – tra cui: La casa, X-Men, Star Wars, Carrie, Nightmare, Il signore degli anelli ecc.– e quella trama filtrata dagli occhi del ragazzino che dimora nel profondo di noi tutti hanno rapito i nostri cuori.
Autori e produttori hanno suddiviso la quarta stagione in due parti. La prima, composta da sette episodi, è stata messa a disposizione degli utenti di Netflix il 27 maggio; la seconda sarà composta da due episodi, disponibili il 1 luglio – aka domani! –. Affondiamo dunque le chiappe sul divano e psicanalizziamo quest’ultimi episodi mentre i pop corn scoppiettano e le nostre dita picchiettano sul Touch Bar, ricaricando per l’ennesima volta Netflix, nella tormentata attesa del finale di stagione.
Ricapitoliamo: Undici, Will e Jonathan si sono trasferiti in California mentre gli altri del gruppo sono rimasti a Hawkins. Così, quel team di giovani emarginati, che tanto ricorda “il club dei perdenti” di “IT”, inizia a sfaldarsi. Tuttavia, una nuova minaccia dal Sottosopra, il terribile Vecna, porterà tutti a ritrovarsi e a compattarsi.
VECNA
Si può sapere chi diamine è questo Vecna? Che è sta roba viscida, bavosa e scarnificata che si diverte a ipnotizzare e a invadere i sogni delle persone, per poi sollevarle a mezz’aria contorcendo i loro corpi sino a spezzare tutte le stracacchio di ossa?!
‘Prendi fiato Frans…’
Bene, chi è Vecna?
“Vecna una volta era un potentissimo mago mortale divenuto poi lich, potente incantatore che abbraccia la non morte. E’ la divinità dei Segreti Malvagi e Distruttivi, della Magia e dell’Intrigo.” Questo secondo il glossario di Dungeons & Dragons, il noto gioco di ruolo fantasy al quale fa molteplici riferimenti metaforici l’intera serie tv, un cult anni 80 che ha segnato l’immaginario fantastico e il mondo del gaming.
In Stranger Things 4 il nemico numero uno è, a mio avviso, il personaggio psicologicamente più interessante della serie.
ALLARME SPOILER! (NON CONTINUARE A LEGGERE SE NON HAI VISTO LA PRIMA PARTE DELLA QUARTA STAGIONE!)
Come in D&D, Vecna un tempo era un mortale, un ragazzino con poteri straordinari, come Undici. Eh sì, Vecna è Uno.
Henry Creel, il suo nome di nascita, era un bambino assai strano, palesava comportamenti insoliti, distanti dalle normali interazioni che i bimbi della sua età dovrebbero avere col mondo circostante. Il piccolo Henry comprende che qualcosa in lui non va, si sente solo, escluso, diverso. Tutti gli insegnati e i medici lo descrivono “brutto dentro”. I suoi genitori, preoccupati, decidono di trasferirsi a Hawkins, credendo che un cambiamento potesse giovare al figlio. Nella nuova casa Henry sviluppa una morbosa curiosità verso i ragni, gli danno conforto, si rivede in essi: solitari e profondamente fraintesi. Il bambino inizia a idolatrarli, definisce loro “affascinati” e persino “divinità”. Henry sviluppa una visione del mondo e dell’umanità completamente cinica e disillusa, arrivando a rifiutare completamente le strutture e le regole della società tradizionale; si dissocia dal genere umano e persino da se stesso, riconoscendo in sé una natura di diverso tipo.
La metamorfosi in Vecna avviene fisicamente nel Sottosopra, nel mezzo dell’esilio al quale Undici – forse involontariamente – costringe Henry Creel, aprendo il portale nel laboratorio di Hawkins. Per Undici l’esperienza è traumatica, di fatto la sua mente la reprime, sino a rimuoverla dai suoi ricordi. Tuttavia, il processo di transizione da mortale a non morto di Vecna era iniziato tempo addietro, come fosse un imprescindibile destino, l’assoluta fase finale dell’alienazione e contemporaneamente della crescita personale di Henry.
Stranger Things, ora più che mai, nel mezzo della stagione più horror della serie, si rivela essere un percorso di crescita. Il telespettatore muta insieme ai piccoli protagonisti della storia, incontrando nelle trame non la rappresentazione in carne e ossa del male… bensì quella dei problemi giovanili e adolescenziali.
Sono dell’idea che Vecna non sia un villain assoluto. Quel potente incantatore è il lato oscuro che tutti noi in tenera età impariamo ad arginare. È il nichilismo, il vuoto che cerca di esprimersi, di farsi ascoltare, di emergere… dal Sottosopra, per essere affrontato alla pari e magari anche compreso. Vecna è la solitudine, l’emarginazione. È l’esatto opposto dell’affetto, della comprensione e dell’amicizia, must della serie.
I miei complimenti ai Duffer Brothers. A mio avviso, Stranger Things è il miglior titolo su Netflix. Per quello che conta, il mio voto è un bel 10 e lode.
Finale di stagione disponibile dal primo luglio su Netflix.