Studio Museo Francesco Messina
Via San Sisto 4/A, Milano
Martedì 3 maggio ore 18
Ingresso libero
Può il canto lirico, con la sua tradizione centenaria, dare voce all’arte contemporanea?
In occasione dell’inaugurazione della mostra di Stefano Soddu “Geometrie del ferro” di martedì 3 maggio dalle 16 alle 20 all’interno della chiesa sconsacrata di San Sisto nell’omonima via a Milano, oggi sede del Civico Museo-Studio Francesco Messina, alle ore 18 la Soprano d’Arti Silvia Colombini, accompagnata al pianoforte da Asako Watanabe, presenta la performance “Il Buio e la Luce”.
Nata a Roma nel 1972, dopo una lunga carriera come Soprano sui principali palcoscenici internazionali, Silvia Colombini ha rivoluzionato la figura della cantante lirica classica accostando l’arte del canto all’arte figurativa per giustapposizione.
Capace di cantare in ben 11 lingue differenti, dal cinese al tedesco, dal greco antico al giapponese, come “Soprano d’Arti” Silvia Colombini crea testi autorali ed esegue un repertorio musicale che spazia dai lieder, all’opera, al cross-over.
Per la mostra di Stefano Soddu presenterà una performance che appartiene al genere “Bozzetto d’arti”, un nuovo format di teatro/musica ideato dalla stessa artista per permetterle di spaziare dal canto alla recitazione e osare giustapposizioni coraggiose.
Il programma musicale, della durata di circa 20 minuti, prevede arie d’opera in italiano, ceco e giapponese, oltre a due tra i lieder più belli di sempre: “Morgen!” di Richard Strauss su testo di John Henry Mackay e, giustapposta all’opera di Soddu Ruote, il lied di Franz Schubert su testo di Goethe “Gretchen am Spinnrade”, l’affannato canto di Margherita all’arcolaio turbata dall’amore per Faust.
La mostra “Geometrie del ferro”, a cura di Maria Fratelli e che rimarrà aperta al pubblico sino al 12 giugno, è un’antologica dal grande afflato poetico che presenta ventiquattro sculture in ferro, alcune delle quali di grandi dimensioni, tutte realizzate tra il 2000 e il 2020.
“Geometrie del ferro” è un omaggio alla leggerezza poetica del ferro, con sculture dalla presenza volumetrica imponente ma mai invasiva: la narrazione di un materiale potente, eppure ugualmente capace di un valore lirico avvolgente e di mescolarsi con lo spazio circostante in tutta delicatezza.