Sulla questione invece della difficoltà di controllare il reale utilizzo di acqua delle aziende, il vicepresidente Borella spiega come stanno davvero le cose. “Nella discussione è emerso il fatto che non viene fatto un reale controllo dei consumi dei pozzi, questo non è vero. Per tutti i pozzi irrigui che hanno meno di 10 anni e portata superiore ai 90 litri al secondo, è infatti imposto che ci siano i contatori. Anche i pozzi vecchi che vanno in scadenza di concessione sono obbligati a montare i contalitri per il rinnovo della concessione stessa. Inoltre, Tutti gli anni viene poi fatta la denuncia di quanti metri cubi di acqua sono stati consumati, quindi dei dati ci sono.”
Borella ha poi voluto chiarire le differenze che esistono tra le diverse zone della Lombardia, rispondendo ai dati esposti dal Consorzio Muzza circa l’eccellente stato di salute del Lago di Como rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso: “Quando si dice che la Pianura Padana rappresenta un territorio unico al mondo per ricchezza di produzioni e disponibilità di acqua, si deve fare dei distinguo. Ad esempio il Lago d’Iseo e il Lago di Garda in questo periodo non hanno livelli di acqua minimi richiesti per garantire irrigazione, i territori di quella zona vivono perciò situazioni diverse da altri.” Tantopiù che il consorzio che regola i flussi del fiume Serio ha già allarmato gli agricoltori. “Ci è stato suggerito di non piantare mais perché è molto probabile che non ci sarà acqua per poter terminare la coltivazione. Da un lato è un bene saperlo, dall’altro però il danno acquista dimensioni notevoli. “
Permangono quindi diversi punti di vista circa la situazione della siccità e soprattutto su ciò che è giusto fare per poter migliorare la gestione idrica. “Stiamo per affrontare un altro periodo molto difficile: senza acqua non si irrigano i campi e non si può abbeverare gli animali, eventi gravissimi. La posizione degli ambientalisti e di alcuni politici, che chiedono si passi all’innaffiatura a pioggia e pivot per ridurre il consumo di acqua, non ha alcun senso né in termini di salvaguardia dell’ambiente né in una logica di protezione dell’agricoltura. Serve da parte di tutti maggiore buonsenso e spirito di collaborazione, anche tra gli agricoltori stessi. La sopravvivenza delle falde deve essere il primo obiettivo per superare queste situazioni di crisi, l’agricoltura è per definizione il primo baluardo contro la distruzione dell’ecosistema ma senza le imprese agricole ci sarà ben poco da salvare.” conclude Piersilvano Borella.