Una Dg Welfare eccessivamente ‘centralista’, con troppe competenze trasversali accumulate proprie di un modello aziendale ‘un po’ spinto’, così come è ardito “ridurre a un’unica struttura complessa la direzione di presidio”, rischiando così “di ingabbiare le enormi differenze tra le varie aziende ospedaliere che hanno tra loro in regione”. C’è poi una procedura di informazione sindacale “che va corretta” perché “si parla di consultazione che non è più prevista dal contratto nazionale”, dunque “deve essere sostituita con un’informazione preventiva e seguente eventuale possibilità di richiedere un’apertura di confronto”. Inoltre, occorre “evitare eccessive libertà in modo che ci sia un modello sanitario” che sia “più omogeneo possibile al livello regionale”, non permettendo che ognuno faccia “quello che vuole, problema che c’è da molto tempo”.
Sono questi alcuni delle osservazioni inviate dai sindacati dei dirigenti sanitari, tecnici e amministrativi in merito alle linee guida della riforma lombarda approvata a novembre, in particolar modo per quel che riguarda i Poas, ossia i cosiddetti Piani strategici di organizzazione aziendale del comparto. Ad essere audito nel corso della commissione Sanità al Pirellone- seguita dalla ‘Dire’- è stato Stefano Magnone, chirurgo dell’ospedale Papa Giovanni XIII di Bergamo e segretario lombardo di Anaao (Associazione Nazionale Aiuti e Assistenti Ospedalieri), che si è fatto portavoce delle richieste.
Come sottolinea il segretario Anaao tornando sull’eccessivo centralismo, nella riforma “vengono convogliate una serie di strutture che ci sembrano poco pertinenti alla direzione generale Welfare”, che “non è un organo politico ma di emanazione della giunta regionale”. Secondo Anaao troppe funzioni sono state di fatto messe in capo alla dg welfare, che di fatto “si deve occupare di gestione operativa sanitaria” e di “parte del personale”, perché “ha in mano la direzione delle professioni sanitarie”. Così per Magnone si rischia di attribuire delle competenze “che sono troppe e troppo onerose per i direttori generali”.
A proposito poi di nuove strutture complesse previste dalla nuova riforma, la richiesta è che “la Regione faccia capire chiaramente che le risorse stanziate in riforma vadano a finanzare queste strutture complesse e non si faccia falcidia di quelle esistenti per andare a coprire le nuove”. Oltre a questo, “quando si trasferisce personale da un’azienda all’altra- sottolinea Magnone- bisogna fare attenzione che non ci siano sperequazioni nei fondi delle rispettive aziende e cioè che vengano garantite le medie pro-capite delle retribuzioni accessorie”. Quindi, anche su questo “chiediamo a Regione che si faccia parte attiva per garantire la perequazione e questo- osserva- non può essere fatto senza risorse aggiuntive”.
Al contempo, “chiediamo di garantire per chi dovesse perdere la struttura complessa perché viene soprressa e quindi di perdere incarichi gestionali di mantenere la retribuzione alla scadenza del contratto”.
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