Un ritratto della redenzione in 5 atti: il docu-film di Giampaolo Manca
La storia tra inferno e rinascita dell’ex Doge della Mala del Brenta
All’inferno e ritorno, questo è il titolo di uno dei suoi libri, ma allo stesso tempo una frase che ritrae perfettamente la vita di Giampaolo Manca, l’ex Doge della Mala del Brenta. Una vita tormentata che comincia da quando era bambino con il padre violento. Un’adolescenza dura che lo ha portato pian piano a scendere all’inferno fino al suo ingresso nella Mala del Brenta: da lì una serie di crimini sempre più oscuri fino all’arresto che lo ha portato a passare 36 anni e 8 mesi in carcere. Si dice che quando si tocca il fondo, si può solo risalire. Quei trentasei anni di mancata libertà gli hanno fatto capire che il male consuma, rende insensibile, ma soprattutto corrode l’anima. “Dio mi ha salvato” – racconta Giampaolo. “E la sua misericordia è davvero immensa se ha salvato uno come me”.
Giampaolo ora è una persona nuova. Il passato non si può cancellare, né tanto meno i crimini commessi. Manca sente però di dover onorare un debito nei confronti della società, portando un messaggio forte soprattutto alle nuove generazioni. “Non bisogna abbracciare il crimine, i giovani devono studiare, lavorare e trovare il proprio talento per metterlo a servizio della comunità” – racconta Giampaolo.
A questo proposito, dopo la scrittura di diversi libri, presentazioni e tour nelle scuole, arriva l’ultimo lavoro di Giampaolo Manca “A portrait of redemption in five acts”. Il docufilm, prodotto da Gate67 con la regia di Gianna Isabella Magliocco, parla delle fasi della vita dell’ ex Doge, dalla discesa agli inferi fino alla redenzione. Presentato durante l’80esima edizione del Festival Del Cinema di Venezia, il docufilm ha lasciato senza parole la critica.
Ecco le parole della Dottoressa Giovanna Pelloso, Presidente dell’associazione Alphabeta:
“Quest’anno ho avuto la fortuna e l’onore di partecipare al Lido di Venezia alla premiere del docufilm “Portrait of redemption in five acts”. Il docufilm è girato in una Venezia che ha del magico, la scelta del bianco e nero ci riporta in una atmosfera neorealista. Se cercate sangue, rancore, accuse, chili di polvere bianca, milioni di banconote lanciate al vento vi dico già che non è il film che fa per voi. Se cercate invece uno spaccato di verità, a tratti ironica, un ripercorrere un passato immondo che scorre dietro a volti che fanno trasparire tutto il dolore per ciò che è stato fatto, allora siete seduti di fronte allo schermo giusto.”
Il messaggio del docufilm è chiaro: violenza genera violenza. Gli sbagli vanno pagati, tutti, per intero. “Portrait of redemption in five acts” serve proprio a questo, a far capire che indietro purtroppo non si torna, che ciò che era lusso e sregolatezza così allettante all’epoca, altro non è stato che una continua discesa agli inferi. Discesa che non è finita nemmeno quando è iniziata la sua conoscenza con il carcere. Solo il dolore e la paura della morte per chi si ama ha avuto il potere di fermare quella corsa insensata.
Sbagliare è umano ma perseverare è diabolico, recita un vecchio adagio. Giampaolo ha sbagliato e ha pure perseverato. La luce però ha iniziato a splendere grazie all’amore di una famiglia e allo sguardo di un ragazzino.
“Forse i nostri ragazzi non sono pronti a 16 anni a vedere quanta devastazione emotiva può portare una vita facile e dissoluta. – continua la Dottoressa Pelloso. “Forse non sono in grado di cogliere certe sfumature di dolore. Forse dovremmo suonare una “sveglia” per far capire loro che il limite va rispettato. Per salvaguardare le loro vite.”
Un messaggio di speranza quello che vuole dare il docufilm, un messaggio di rinascita. Il bene che vince sul male, la luce che illumina l’anima dopo tanto dolore.