I primi mesi del 2024 si sono aperti con una notizia amara nei confronti dei consumatori abituati a fare acquisti affidandosi al reso gratuito. Alcuni dei più grandi marchi di moda hanno, infatti, deciso di dire addio al reso compulsivo e scalare sul consumatore parte dei costi di restituzione. Qual è il motivo di questa decisione? Secondo l’analisi di Yocabè, un reso restituito in territorio nazionale può costare all’azienda che l’ha prodotto fino a 13 euro al pezzo. Ma se, ad esempio, la merce che è stata venduta oltre confine dovesse ritornare in Italia, ogni pacco reso dalla Germania potrebbe costare addirittura 23 euro, 30 invece dalla Svizzera. Senza considerare, inoltre, che il volume medio dei resi genera dal 3% al 9% delle emissioni di gas serra, dovute allo shopping online, al packaging e alla spedizione.
Per le aziende quindi il tema dei resi è sicuramente rilevante sia dal punto di vista dei costi sia dal punto di vista ambientale, soprattutto considerato il recente aumento. Secondo una ricerca condotta da Optoro, infatti, prima della pandemia il 66% dei consumatori preferiva restituire gli articoli presso i punti vendita e solo il 34% tramite corriere. Tuttavia, nel 2020, il numero di consumatori che restituiva gli acquisti online tramite corriere era già aumentato al 60%.
Sebbene disincentivare i consumatori dal restituire gli articoli possa essere una strategia, molte realtà si stanno chiedendo se sia davvero l’unica soluzione e, soprattutto, se sia risolutiva. Specialmente per alcuni particolari canali di vendita, come l’e-commerce e i marketplace, è infatti inevitabile. Come adottare quindi una strategia di restituzione dei resi in grado di accontentare cliente e azienda? L’obiettivo della reverse logistic, o logistica inversa, è proprio quello di elaborare i resi il più rapidamente possibile per fidelizzare il cliente e di reintrodurli nel ciclo di vendita velocemente con lo scopo di ridurre gli sprechi ed aumentare la sostenibilità.
Secondo REMIRA Italia (www.remira.com/it/), azienda leader nell’offerta di soluzioni software avanzate per la gestione della supply chain, un importante aiuto sotto questo aspetto arriva dalla tecnologia.
Come gestire il processo di reverse logistic?
Il software RMX (Returns Management System), in particolare, messo a punto da REMIRA Italia, è un valido alleato per la logistica inversa ed è specializzato nella gestione ottimale di tutti i resi, nei punti vendita, nel magazzino e nel negozio online. Il software permette di verificare la congruità della merce di cui si richiede il reso, controllando, dove necessario, la corrispondenza con quanto spedito al cliente ed eventualmente con le quantità previste dagli accordi commerciali, risolvendo alla fonte gran parte delle criticità. Con REMIRA, ad esempio, il brand Antony Morato nel settore fashion ha aumentato del +30% l’ottimizzazione del processo di reso e diminuito del -25% gli sprechi nella filiera.
Il software facilita la gestione di diverse tipologie di reso (reso tecnico, reso per qualità, reso commerciale), permettendo la definizione di flussi operativi distinti per ognuna di quelle configurate, in grado di aumentare il livello di servizio per i propri clienti. RMX prevede inoltre, dove necessario, la gestione matricolare di ogni pezzo, una funzionalità particolarmente efficace nella gestione dei resi per riparazione, che rende visibile il reso a tutti i soggetti coinvolti, permettendo ad ogni operatore di intervenire in funzione del proprio profilo. Infine, per evitare gli sprechi e ridurre così l’impatto sull’ambiente attraverso un processo di controllo qualità, il software permette di riqualificare la merce aiutando quindi ad una rapida reintroduzione degli articoli sul mercato.
Come controllare la qualità dei prodotti?
Come descritto sopra, la qualità è importante nel processo di reverse logistic in quanto consente al brand di esser maggiormente sostenibile. Lo scenario sempre più complesso e competitivo dove le aziende si trovano a operare le porta ad impegnarsi in un miglioramento continuo che vede spostato il controllo qualità non solo in produzione ma anche prima che i prodotti vengano immessi sul mercato. Poter controllare in anticipo lo stato e gli eventuali difetti di produzione di un articolo, contribuisce a diminuire notevolmente il tasso di resi tecnici. Si attesta infatti che il tasso medio dei resi, o return rate, nell’e-commerce corrisponda in media tra il 20% e il 30% e tra le principali ragioni troviamo: taglia errata, vestibilità non corretta, prodotti difettosi o qualità non idonea. Come è possibile, quindi, controllare con anticipo la qualità dei prodotti?
I software per il controllo qualità REMIRA sono Applicazioni messe a punto per ottimizzare e gestire facilmente l’intero processo di controllo qualità di un’azienda, sia presso i fornitori sia presso i centri logistici. Questa soluzione, adottata dal marchio Paul&Shark, ha permesso di ridurre del -40% il time-to-market e del -25% gli sprechi.
“A seguito della pandemia, negli ultimi anni la vendita al dettaglio online ha conosciuto un vero e proprio boom, portando ad un aumento delle attività necessarie per gestire il volume di articoli restituiti da clienti, rivenditori e grossisti. L’aumento del numero di resi comporta innanzitutto costi aggiuntivi per i rivenditori ed è anche dannoso per l’ambiente, ma nonostante ciò pochi conoscono davvero a fondo la logistica dei resi – afferma Lorenzo Azzari, CEO di REMIRA Italia – I rivenditori, tuttavia, sanno che proprio questi comportano molto più che semplici costi di spedizione e trasporto, senza un software potente, infatti, le esigenze in questo ambito sono molto difficili da gestire. Strumenti come i software RMX e per il controllo qualità, messi a punto da REMIRA, intervengono proprio per semplificare quei lunghi e dispendiosi processi legati alle pratiche di reso. Con il supporto della tecnologia è quindi possibile costruire una strategia di restituzione dei resi in grado di accontentare cliente e azienda senza rinunciare alla qualità dei prodotti e soprattutto rendendo il processo più sostenibile.”