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Rapporto PMI 2022

Regione Lombardia

 

 Il sistema delle PMI, 2007-2020
  2007 2008 2009 2017 2018 2019 2020 Var.

2020/2019

Var. 2020/2007
Italia 149.932 154.893 157.894 156.754 158.688 159.925 153.627 -3,9% 2,5%
Nord-Est 38.736 39.812 39.998 39.924 40.372 40.628 39.306 -3,3% 1,5%
Nord-Ovest 50.407 51.981 52.370 53.455 53.907 54.481 52.991 -2,7% 5,1%
Lombardia 36.309 37.557 37.861 39.255 39.698  40.157    39.099   -2,6% 7,7%
Centro 32.037 32.797 33.953 32.344 32.838 32.917 30.736 -6,6% -4,1%
Mezzogiorno 28.751 30.303 31.574 31.031 31.571 31.899 30.594 -4,1% 6,4%

 

Dopo cinque anni consecutivi di crescita, la pandemia ha determinato una contrazione del numero di PMI. In base agli ultimi dati demografici e di bilancio disponibili, nel 2020 il numero stimato di PMI che operano nel nostro sistema produttivo si attesta a quota 153.627, un dato in flessione del 3,9% rispetto al 2019 ma ancora superiore del 2,5% rispetto ai valori del 2007. L’area geografica che fa registrare il calo più marcato di PMI è il Centro (-6,6%), seguito dal Mezzogiorno (-4,1%), mentre risultano più contenute le perdite nel Nord-Est e Nord- Ovest (rispettivamente -2,7% e -3,3%).

Il calo di numerosità di piccole e medie imprese si estende a tutte le regioni eccetto il Molise (+0,6%). Gli impatti più severi si verificano in Abruzzo (-8,7%) e nel Lazio (-8,6%), mentre risultano meno colpite la Basilicata (-0,6%), le Marche (-2,4%), la Lombardia (-2,6%) e il Friuli-Venezia Giulia (-2,6%).

Rispetto ai valori del 2007, invece, le regioni che evidenziano i maggiori incrementi sono Trentino-Alto Adige (+22,4%), Lombardia (+7,7%) e Campania (+13,9%).

 

Addetti impiegati nelle PMI 2019
  Piccole Medie PMI % Piccole % Medie
Italia     2.418.916     2.110.171     4.529.087 53,4% 46,6%
Nord-Est         612.051         565.505     1.177.556 52,0% 48,0%
Nord-Ovest         778.189         803.964     1.582.153 49,2% 50,8%
Lombardia 567.637 603.049 1.170.686 48,5% 51,5%
Centro         509.153         391.296         900.449 56,5% 43,5%
Mezzogiorno         519.164         349.110         868.274 59,8% 40,2%

 

Le PMI italiane impiegano 4,5 milioni di addetti, occupati per il 53,4% nelle piccole imprese e per il 46,6% nelle imprese di media dimensione. Il Nord-Ovest è l’area che fornisce il maggior contributo occupazionale, con più di 1,5 milioni di occupati (34,9% del totale della forza lavoro impiegata nelle PMI), seguito dal Nord-Est con 1,1 milioni di addetti (25,9%). Le PMI di Centro e Sud Italia impiegano un minor numero di addetti, rispettivamente 900 mila (19,8%) e 868 mila unità (19,1%).

Il Nord-Ovest si conferma l’unica area del Paese in cui gli addetti impiegati nelle medie imprese (803mila) superano quelli delle piccole (778mila). Tra gli addetti delle PMI del Nord-Est, il 52% (512mila) lavora in imprese di piccole dimensioni, con la quota che aumenta nel Centro (56,5%) e nel Sud del Paese (59,8%).

A livello territoriale, in termini numerici, sono Lombardia (1,1 milioni), Veneto (521 mila) ed Emilia-Romagna (445 mila) le regioni che impiegano più addetti nel sistema di PMI. Molise (62,9%), Sicilia (61,8%) e Marche (60,8%) sono le regioni con la distribuzione dell’impiego nelle piccole imprese più elevata

Score economico-finanziario delle PMI attive sul mercato nell’anno
Per area di rischio, in valori assoluti e in percentuale
2007 2019 2020
Solv. Vuln. Rischio totale PMI Solv. Vuln. Rischio totale PMI Solv. Vuln. Rischio totale PMI
Italia 39,8% 35,5% 24,7% 149.932 59,5% 30,3% 10,2% 159.925 53,9% 31,6% 14,4% 153.627
Nord-Est 43,7% 33,3% 23,0% 38.736 64,8% 27,1% 8,1% 40.628 59,1% 29,3% 11,6% 39.306
Nord-Ovest 43,9% 33,5% 22,6% 50.407 61,4% 28,8% 9,8% 54.481 55,5% 30,6% 13,9% 52.991
Lombardia 39,5% 35,4% 25,1%  36.309   61,5% 28,6% 9,9%  40.157   55,0% 30,7% 14,3%  39.099  
Centro 35,3% 36,3% 28,5% 32.037 54,9% 32,8% 12,3% 32.917 47,7% 33,6% 18,7% 30.736
Mezzogiorno 31,4% 41,1% 27,5% 28.751 54,3% 34,2% 11,5% 31.899 50,7% 34,5% 14,8% 30.594

 

 

Nel 2007, prima della crisi finanziaria, le PMI italiane erano caratterizzate da profili più rischiosi rispetto a quelli attuali. Negli ultimi anni il tessuto di piccole e medie imprese si è infatti rafforzato sotto il profilo patrimoniale, anche in seguito all’uscita dal mercato delle società più fragili e indebitate.

Prima della recessione in Italia operavano circa 150 mila PMI. Di queste, secondo il CeBi Score 4, poco meno del 40% erano considerate solvibili, a fronte del 24,7% con fondamentali rischiosi, mentre il rimanente 35,5% delle società era classificato in un’area di vulnerabilità. Nonostante il peggioramento dovuto agli effetti del Covid, l’incidenza della rischiosità in base al CeBi Score 4 rimane su livelli non preoccupanti. Nel 2020, su un totale di 153 mila PMI, la percentuale di imprese a rischio è aumentata passando dal 10,2% al 14,4% del 2019; in parallelo la quota di solvibili si è ristretta dal 59,5% al 53,9%

A livello territoriale la quota più alta di PMI in area di rischio si osserva nel Centro (18,7% nel 2020, dal 12,3% del 2019), seguito dal Mezzogiorno (14,8% nel 2020, dall’11,5%), mentre il Nord-Ovest si porta dal 9,8% al 13,9% e il Nord-Est si conferma l’area a minor rischio passando dall’8,1% all’11,6%.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Impatto del Covid sul rischio di default delle PMI
Distribuzione delle imprese per Cerved Group Score
  SICURE

 

SOLVIBILI

 

VULNERABILI

 

RISCHIOSE

 

  2019 2020 2021 2019 2020 2021 2019 2020 2021 2019 2020 2021
Italia 32,6% 17,4% 21,0% 37,8% 39,3% 37,1% 21,2% 30,1% 30,5% 8,4% 13,2% 11,4%
Nord-Est 42,6% 21,8% 28,0% 36,2% 42,5% 38,2% 15,4% 25,8% 25,7% 5,8% 9,9% 8,1%
Nord-Ovest 41,3% 20,8% 25,7% 36,0% 40,7% 36,6% 16,3% 27,2% 27,9% 6,4% 11,3% 9,8%
Lombardia 41,2% 20,6% 25,7% 35,6% 40,3% 36,0% 16,6% 27,3% 28,2% 6,6% 11,7% 10,2%
Centro 23,0% 13,8% 14,3% 40,5% 37,6% 36,2% 26,1% 33,5% 34,5% 10,4% 15,1% 15,0%
Mezzogiorno 14,6% 9,5% 11,0% 40,3% 34,7% 37,3% 32,1% 37,1% 37,1% 12,9% 18,7% 14,6%

 

Attraverso il Cerved Group Score (CGS) è possibile monitorare l’evoluzione del rischio in chiave prospettica valutando l’impatto dell’emergenza Covid nel 2020 e della ripresa del 2021 sui profili di rischio delle PMI.

I dati di fine 2020 mettono in evidenza una forte riduzione delle PMI in area di sicurezza (dal 32,6% del 2019 al 17,3%) e un consistente aumento delle PMI rischiose (dall’8,4% al 13,2%). Nel 2021, per effetto del graduale rallentamento delle restrizioni e della ripresa dell’attività economica l’indice fa registrare un netto miglioramento: la quota in area di sicurezza ritorna a crescere (21,2%) e nello stesso tempo si riduce la percentuale di PMI a rischio (dal 13,2% all’11,4%), restando tuttavia su livelli più elevati rispetto al 2019.

A livello territoriale, nel 2021 tutte le aree fanno registrare una riduzione della quota di PMI a rischio, non riportandosi tuttavia sui valori registrati prima del Covid. Nel Mezzogiorno si osserva il miglioramento più marcato (dal 18,7% al 14,6% di PMI a rischio) che porta l’area alla minor distanza rispetto ai livelli del 2019 (+1,7 punti percentuali). Nel Nord-Est si passa dal 9,9% all’8,1% di PMI a rischio (contro il 5,8% pre-Covid, mentre nel Nord-Ovest la quota di rischiose si porta al 9,8% dall’11,3%, un valore, che supera di 3,4 punti percentuali il dato del 2019. Il Centro Italia, dove si osserva il miglioramento più lieve (dal 15,1% al 15,0%), diventa la macroarea con la maggiore incidenza di imprese a rischio (+4,6 p.p. rispetto al 2019).

Tra le regioni italiane, Lazio (18,9% PMI a rischio nel 2021; + 5,7 p.p. rispetto al 2019), Toscana (12,3%; +4,3 p.p.) e Sicilia (16,8%; +3,6 p.p.) sono quelle che fanno registrare i peggioramenti più significativi rispetto allo scenario pre-Covid, mentre tengono meglio Abruzzo (12,8%; +0,3 p.p.), Sardegna (15,0%; +0,8 p.p.) e Basilicata (12,1%; +0,9 p.p.).

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Esposizione alle tre componenti del rischio fisico per regione
PMI a rischio alto e molto alto nelle macroaree
  Totale Rischio alluvioni Rischio frane Rischio terremoti
  Sedi locali Addetti % sedi locali % addetti % sedi locali % addetti % sedi locali % addetti
Italia    359.544    4.350.727 11,8% 11,5% 1,8% 1,5% 6,4% 6,6%
Nord-Est      92.619    1.159.710 22,2% 21,9% 0,4% 0,3% 10,4% 10,1%
Nord-Ovest    118.468    1.477.863 5,3% 4,9% 2,5% 2,0% 0,0% 0,0%
Lombardia  81.818  1.056.983 3,6% 3,8% 1,4% 1,2% 0,0% 0,0%
Centro      72.839       844.791 16,9% 16,1% 2,2% 1,8% 3,7% 3,8%
Mezzogiorno      75.618       868.363 2,9% 3,0% 2,6% 2,7% 13,7% 14,6%

 

La distribuzione geografica delle tre diverse componenti del rischio fisico riflette l’eterogeneità del territorio italiano, con forti differenze a livello regionale.

L’area che presenta una maggiore quota di addetti di PMI in zone ad alto rischio di alluvione è il Nord-Est (21,9% del totale), con una forte incidenza registrata in Emilia Romagna (43,9%), seguito dal Centro (16,1%), dove è significativa l’esposizione della Toscana (39,2%), e dal Nord-Ovest (4,9%), trainato dal dato della Liguria (21,2%), mentre nelle regioni del Sud si osservano incidenze più basse negli addetti a rischio (3,0%). In termini di rischio frane la Valle d’Aosta evidenzia i livelli di rischiosità più alti (32,9% addetti in classi di rischio alta o molto alta), seguita dalla Liguria (15,3%), mentre le altre regioni fanno registrare incidenze inferiori al 10%. Anche l’incidenza del rischio sismico si diversifica molto a livello territoriale, con quote più alte di addetti in zone a rischio in Calabria (77,4% degli addetti) e Molise (68,6%).

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