La trasformazione digitale è uno dei pilastri fondamentali della strategia europea per il prossimo decennio, tanto che quello attuale viene definito “Digital Decade”, il decennio digitale. Gli obiettivi del piano europeo sono molteplici e includono la digitalizzazione della pubblica amministrazione e delle imprese, ma anche l’investimento in capitale umano per potenziare le competenze digitali di cittadini e lavoratori.
In Italia la digitalizzazione rappresenta ancora un’importante sfida per le aziende, soprattutto nel settore IT profondamente ostacolato dalla carenza di figure specializzate e da una cultura tecnica poco diffusa. La domanda di professionisti adeguatamente formati supera ormai di gran lunga l’offerta e il personale qualificato è sempre più difficile da trovare. Questo rappresenta un serio problema per la gestione dell’infrastruttura dei dati, che comprende tutti gli aspetti dell’IT, dalla sicurezza informatica, alle reti e ai server, fino allo storage aziendale e altro ancora.
I dati parlano da soli: il 75% dei decision maker IT, infatti, riconosce la presenza di lacune nelle competenze del proprio personale IT e, secondo Skillsoft Research, questo dato è aumentato del 145% negli ultimi sette anni. A livello globale, alla fine del 2023 la carenza di professionisti IT qualificati si aggirava intorno ai 3,5 milioni di persone, come citato da AG5 software. Ma ciò che preoccupa maggiormente le aziende è la carenza di competenze in materia di sicurezza informatica. Secondo CompTIA, infatti, otto dirigenti aziendali e IT su dieci sono preoccupati per l’insufficienza di queste competenze nelle loro aziende e un quarto (25%) di essi dichiara di esserne molto preoccupato.
“In Italia le possibilità di formazione per i dipendenti crescono in base alle dimensioni dell’azienda: per le piccole e medie imprese, infatti, offrire questa opportunità è spesso complicato. Per questo motivo, in un mercato in continua evoluzione riuscire a rimanere al passo con le nuove competenze digitali richieste è ormai diventata una vera e propria sfida. Nel settore storage, competenze tecniche adeguate sono indispensabili, ma non sempre disponibili ed è quindi arrivato per le aziende il momento di attuare iniziative alternative per mitigare questo gap. Non esiste una strada univoca da seguire, piuttosto una combinazione di elementi. È possibile, infatti, attuare diverse iniziative che vadano a coprire differenti aree, spaziando dai sistemi evoluti, al consolidamento intelligente dei data center, a software innovativi fino all’esternalizzazione di alcune attività. In questo scenario, ad esempio, l’implementazione di servizi di “automazione autonoma” nella propria infrastruttura storage rappresenta un primo passo per ridurne il livello di complessità. Per “automazione autonoma” si intendono quelle funzionalità in grado di rendere i sistemi storage autonomi nel prendere le decisioni migliori, in modo completamente automatico, senza alcun intervento da parte degli amministratori di storage. Questo, infatti, permette di diminuire la necessità di competenze IT specializzate: grazie all’automazione autonoma un amministratore può gestire elevate capacità di storage in modo semplice, con un numero limitato di tecnici altamente specializzati. Una strategia alternativa è l’automatizzazione del processo di supporto tecnico attraverso l’intelligenza artificiale per le operazioni IT (AIOps). AIOps gestisce soluzioni STaaS (storage-as-a-service) scalabili e multi-petabyte, consentendo alle aziende di semplificare e centralizzare le operazioni IT e migliorare la gestione dei costi. Un ulteriore approccio strategico per ridurre il divario di competenze è il consolidamento dello storage. Si tratta di una soluzione che suggeriamo spesso ai nostri clienti, in modo che possano ridurre il numero di infrastrutture storage in uso e, al contempo, limitare la necessità di competenze specializzate, tenendo sotto controllo le spese di CAPEX e OPEX. Quanto risparmiato può così essere reinvestito su altre attività, come progetti di sviluppo dell’intelligenza artificiale, progetti di CyberSecurity e la formazione del personale IT su nuove competenze utili nel breve e lungo termine. Non è, infine, da sottovalutare il ruolo dei partner di canale che, grazie all’elevato livello di competenza, rappresentano un aiuto concreto ed efficace per colmare lo skill gap. I partner Infinidat sono tra i migliori fornitori e integratori di soluzioni IT al mondo e possiedono l’expertise adeguata a fornire ai clienti ciò di cui hanno realmente bisogno. Le imprese dovrebbero, quindi, iniziare ad affidarsi maggiormente a queste figure esterne, senza dover per forza disporre internamente di professionisti altamente qualificati e specializzati”, ha commentato Donato Ceccomancini, Country Manager di Infinidat Italia.