Fino a domenica 12 novembre presso il Teatro Litta, Corso Magenta, 24 a Milano va in scena PROCEDURA. Il testo teatrale è vincitore del Premio InediTo 2020
In un futuro sarà possibile commissionare la costruzione di repliche di noi stessi, capaci di sopravviverci, ma ai candidati verrà richiesto di seguire una complessa procedura. In una stanza si svolge un confronto tra due uomini: chi sono veramente? Sono davvero due uomini o uno dei due è un doppio? Durante il confronto tutto si inceppa e chi crede di possedere si scoprirà posseduto.
A cura di Luisa Cozzi
Abbiamo intervistato i protagonisti di questo spettacolo teatrale che è in scena sino a domenica 12 novembre al Teatro Litta di Milano.
Quale potenza scatena un dialogo siffatto? Un dramma nel dramma mi verrebbe da dire; risponde l’attore Massimiliano Speziani: “Il dramma è un dramma anche interiore: un uomo si confronta con la sua limitatezza. Limitatezza data dal fatto che dovrà morire. La tecnologia del futuro come quella odierna, detiene un potere distraente da ciò che è essenziale. Proiettati come siamo costantemente fuori da noi, ci illudiamo di potere aggirare la morte nel tentativo di conservare e trasmettere la nostra personalità, dopo che ce ne saremo andati. Ma la “Procedura” per inseguire questa illusione regalerà delle scottanti sorprese.”
Chiediamo dunque all’attore Daniele Gaggianesi: quando si riesce a capire se si è il proprio doppio o la copia originale? La sua risposta: “la procedura è ciò che consente a un uomo ormai giunto al termine della sua vita di creare un androide a cui passare tutto il proprio sentire, qualcuno che possa sostituirlo dopo la sua dipartita. Il rapporto con questo doppio costringerà l’uomo a fare i conti con se stesso, costretto davanti a uno specchio che sarà sempre più deformato quanto più la “copia” diventerà fedele all’originale”.
Il teatro ha già trattato diverse volte la poetica della maschera, delle maschere, dell’identità, quando si incontra il metaverso le cose cambiano o restano i quesiti di sempre? Il drammaturgo Renato Gabrielli risponde: “sono sempre gli stessi quesiti, ma nella contemporaneità se ne avverte più diffusamente l’urgenza, sia pure in modo superficiale. L’accelerazione tecnologica accresce il senso di precarietà identitaria. Si moltiplicano le maschere virtuali sotto le quali nascondere o dimenticare il proprio volto. Pirandello ha articolato nel suo teatro la questione maschera/volto in maniera rivoluzionaria, o almeno disturbante. Oggi è un argomento pop – difficile tornarci sopra con radicale originalità. Qui proponiamo, direi, un’allucinata variazione sul tema.”
Col regista dello spettacolo, Domenico Ammendola, facciamo una considerazione domandandoci di quale futuro si sta parlano; di fatto la nostra complessità ci obbliga a vivere nel corpo presente ma contestualmente anche in una dimensione liquida che non risente né di spazio né di tempo, come avete risolto questi aspetti sul palco di un teatro che è tutt’altro che immateriale? “Abbiamo contestualizzato la scena in una stanza asettica e claustrofobica che, grazie alla presenza di videoproiezioni, si trasforma in una stanza onirica dove i ricordi e i sogni prendono vita in forma di caotiche immagini e video-sequenze. Questo ci permette di trasportare il pubblico in una dimensione altra dove tutto è possibile.”
Procedura ha debuttato a Fabbrico (RE) dove ha sede la Compagnia NoveTeatro, produttore dello spettacolo, poi è stato a Roma, Trento e Mantova. Dopo Milano la turnè si fermerà per qualche mese e riprenderà a marzo a Novellara (RE) e Firenze. Lo spettacolo verrà quindi distribuito per la stagione 24/25
Procedura
Di Renato Gabrielli
Con Massimiliano Speziani e Daniele Gaggianesi
Fino al 12 novembre al Teatro Litta di Milano