Una storia necessaria, che non è possibile non conoscere, un esempio che fa riflettere sulla possibilità che sempre ci è data di compiere una scelta, di agire.
Siamo a Budapest, è il 1943. Il commerciante di carni italiano Giorgio Perlasca è ricercato dalle SS, l’unità paramilitare del partito nazista. La sua colpa è quella di non aver aderito alla Repubblica di Salò. Per i tedeschi è un traditore e la deve pagare.
In una tasca della sua giacca c’è una lettera firmata dal generale spagnolo Francisco Franco che lo invita, in caso di bisogno, a presentarsi presso una qualunque ambasciata spagnola. In pochi minuti diventa Jorge Perlasca e si mette al servizio dell’ambasciatore Sanz Briz per salvare dalla deportazione quanti più ebrei possibile. Quando Sanz Briz, per questioni politiche, è costretto a lasciare Budapest, Perlasca assume indebitamente il ruolo di ambasciatore di Spagna. In soli quarantacinque giorni, sfruttando straordinarie doti diplomatiche e un coraggio da eroe, evita la morte a più di cinquemila persone.
A narrare la vicenda, l’appassionato ed emozionante monologo di Alessandro Albertin che con straordinaria bravura porta in scena la storia di questo grande uomo e di numerosi personaggi che l’hanno affiancato nella sua incredibile avventura a Budapest nell’inverno tra il 1944 e il 1945. Una storia necessaria, che non è possibile non conoscere, un esempio che fa riflettere sulla possibilità che sempre ci è data di compiere una scelta, di agire.