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Parla lo chef CLAUDIO SADLER

Il suo stile creativo ed accurato, si basa sulle tradizioni della cucina regionale e italiana  che con il passare del tempo ha subito diverse interpretazioni in base alla propria innovazione e alla propria personalità.

Stiamo parlando di uno Chef famosissimo in tutto il mondo, conosciuto grazie alla sua fama e professionalità : lo Chef Claudio Sadler.

E’ stato uno dei fondatori dell’ associazione “Jeunes Restaurateurs d’Europe”, consulente gastronomico per diverse aziende e per riviste del settore culinario.

Dal 2012 è presidente dell’ associazione “Le Soste”, che si occupa di diffondere e valorizzare a livello internazionale l’ eccellenza della cucina italiana.

Apre si il suo primo locale, La locanda Vecchia Pavia, a Pavia  nel 1982 e in contemporanea durante i periodi estivi , gestisce il ristorante “Vela Blu” in Costa Smeralda.

Tutti questi anni fino ad oggi, sono stati anni proficui, in cui ha potuto arricchirsi sempre di più di professionalità, di esperienza che ogni chef deve possedere per diventare infine quello che è tutt’oggi: uno Chef stellato.

Ha avuto sempre più successo fino al raggiungimento del più grande traguardo : l’ assegnazione della stella Michelin.

In questo articolo settimanale abbiamo avuto l opportunità e l’onore soprattutto, di conoscere un grande Chef : lo Chef Claudio Sadler, che ringraziamo molto per la Sua disponibilità e cortesia, per averci offerto una sua ampia intervista  che vi proponiamo qui di seguito cosicché anche voi, aspiranti chef e non, potete gustarvi attraverso un’attenta  lettura.

Incominciamo:

-Da cosa è nata la Sua passione per la cucina?

La cucina è sempre stata la mia passione. Le mie origini in parte mantovane e in parte trentine mi hanno dato modo di seguire sin da bambino mia nonna e mia mamma mentre cucinavano, appassionandomi a vedere creare dal nulla qualcosa che piace. Una volta adolescente, la passione per la cucina è diventata qualcosa di più, portandomi a frequentare l’istituto alberghiero e potendo così unire l’utile al dilettevole: il lavoro accompagnato dalla passione.

-Come è riuscito a conquistare la stella Michelin e come si è sentito, dopo aver raggiunto questo grande traguardo importante?

Ho iniziato la mia carriera nella ristorazione proprio una volta terminati gli studi all’istituto alberghiero aprendo a Pavia la “Locanda Vecchia Pavia”. Nel 1986 apro a Milano l’Osteria di Porta Cicca in Ripa di Porta Ticinese, dove, nel 1991, vengo insignito della prima Stella Michelin. È stata un’emozione grandissima, non ci credevo: una sensazione paragonabile a quando è nata mia figlia.

-Da cosa è partito per ideare il Suo menù nel Suo ristorante?

Il percorso che porta all’ideazione di un menù è lungo e complesso: a volte occorrono mesi prima che trovi un piatto adatto e diversi tentativi prima di ritenermi soddisfatto. In generale, le mie ricette nascono sul tavolo con disegni a colori pastello che mi permettono di studiare il giusto equilibrio del cromatismo degli ingredienti e in un secondo tempo giungere alla cucina.

Che piatti propone nel Suo menù, legati alla tradizionalità italiana? E come gli ha voluti rivisitare per renderli più moderni, rispetto a come vengono proposti nella ricetta originale?

Mi piace definire la mia cucina come “moderna in evoluzione”, perché la considero un contributo al rinnovamento. Di fatto non mi piace cucinare solo piatti tradizionali, ma anche moderni: due estremi che, se misurati abilmente attraverso la creatività e la sensibilità artistica, possono offrire dei sapori unici e al tempo stesso innovativi, nel rispetto della tradizione. Credo che sia un modo di tutelare il patrimonio culinario nazionale, abbinandolo a quello contemporaneo; in altre parole, sono partito dalle radici della nostra cucina locale e ho trasgredito alle regole per ottenere un risultato più appassionante.

Tanto per citare un esempio, nel mio “menù creativo” ho ora inserito i passatelli di Grana Padano 24 mesi Riserva Fattorie Cremona – piatto cardine delle tradizione – abbinandoli a mandorle, verdurine, ristretto di anzo e note di rhum, creando così qualcosa di innovativo ma che saprà sorprendere.

-Che consigli si sente di dare ai giovani che vogliono intraprendere questa strada?

Il primo è sicuramente quello di non aver paura della fatica durante la gavetta, è una forgiatura alle difficoltà. Consiglierei poi di affrontare questo lavoro partendo da situazioni più “commerciali” in cui si tocca con mano anche la parte un po’ più organizzativa per poi passare alle cucine stellate. L’alta cucina è un lavoro vero, pesante, di grande sacrificio e questo i giovani devono capirlo da subito. Gli chef emergenti per me sono molto bravi perché, se riescono ad entrare nell’alta ristorazione, significa che hanno un carattere determinato, caratteristica fondamentale per avere soddisfazioni in questo campo.

Il Futuro è in mano a Voi giovani talentuosi, ora tocca a Voi. Seguite i consigli del grande Chef, per raggiungere i Vostri sogni e il Vostro traguardo senza voltarvi indietro. Puntate anche Voi tutta a dritta e andate verso il successo: proseguite fino al podio, la Stella Michelin è lì che vi sta aspettando!!

Articolo scritto da: Andrea Avogadro e Federico Preziuso

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