A seguito della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del
nuovo DL “Riaperture”, le Associazioni del Commercio, ANCC-Coop, ANCDConad, Confcommercio, Confesercenti, Confimprese, CNCC–Consiglio Nazionale
dei Centri Commerciali e Federdistribuzione apprendono con stupore ed estrema
preoccupazione che il comma 1 dell’art 8. presente nella bozza del DL, relativo
alla riapertura anche nel fine settimana dei centri commerciali nelle aree del
Paese a minor rischio, ovvero nelle “zone gialle”, è stato successivamente
annullato nel testo definitivo, lasciando quindi invariate le misure
restrittive eccezionali per queste strutture, senza che sia stata data
alcuna indicazione su una possibile apertura.
Alla luce di questa decisione del tutto inattesa che va a gravare ulteriormente su
un settore fortemente compromesso da chiusure straordinarie che si protraggono
da oltre un anno, le Associazioni del Commercio chiedono un incontro
urgente con il Presidente del Consiglio Mario Draghi, per conoscere le
motivazioni a supporto di questa scelta.
In un contesto fortemente in evoluzione, in cui a partire dalle prossime settimane
si assisterà alla riapertura di numerose attività, è assolutamente necessario
fornire risposte chiare ai 600.000 lavoratori dei centri commerciali e fare
chiarezza sui criteri utilizzati dal Governo e dagli organismi di supporto come il
CTS – con cui le Associazioni hanno avuto anche recentemente degli incontri –
per valutare una volta per tutte il grado di rischio connesso all’apertura
delle strutture di grandi dimensioni in presenza di opportuni protocolli
condivisi.
Risulta del tutto incomprensibile come gli stessi protocolli di sicurezza che
consentono ai centri commerciali di restare aperti da lunedì a venerdì, non
risultino adeguati nel fine settimana, consentendo la stessa sicurezza nella
gestione degli accessi e degli afflussi. A tal proposito, le Associazioni sottolineano
nuovamente come, sin dall’inizio dell’emergenza, centri, parchi e gallerie
commerciali hanno adottato misure di sicurezza ancor più stringenti rispetto
a quanto richiesto a livello governativo e dalle singole Regioni, ribadendo in più occasioni la totale disponibilità a rafforzarle qualora necessario,
assicurando tutte le garanzie necessarie a tutelare al meglio consumatori,
dipendenti e fornitori dal rischio di contagio, con nessun caso di focolaio
registrato nelle 1.200 strutture presenti nel Paese.