giovedì, Gennaio 2, 2025
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Nel 2025, riusciremo a interrompere il cortocircuito che grava sulle PMI?

Intervento di Alberto Fiammenghi, presidente A.P.I., l’Associazione delle Piccole e Medie Industrie di Milano, Monza, Pavia, Lodi e Bergamo.

Sono anni che le PMI viaggiano sulle montagne russe, tra permacrisi, situazione geopolitica, pandemia, crisi dell’automotive, recessione tedesca, transizioni industriali e gli evergreen italiani legati a cuneo fiscale, fiscalità e burocrazia.

Solo nell’ultimo anno hanno chiuso, nelle province di Milano, Monza Brianza e Lodi circa 1.120 imprese manifatturiere. Non si arresta la deindustrializzazione del nostro Paese e, se ipotizziamo una media di 10 dipendenti, parliamo di oltre 11.000 persone costrette a cercare un nuovo lavoro!

Tutto questo avviene silenziosamente perché fa notizia il grande numero e non si calcola l’impatto dei tanti piccoli numeri che creano una voragine nel nostro tessuto produttivo.

Come imprenditori, sentiamo che si è rotto qualcosa, il patto di fiducia pubblico-privato su cui fare affidamento per lo sviluppo e il mantenimento del tessuto industriale. Una sorta di cortocircuito nel sistema.

Bisogna comprenderne la causa per porvi rimedio ed effettuare le necessarie sostituzioni o riparazioni. E quindi?

In A.P.I. ci confrontiamo spesso su come reagire e costruire una strategia industriale condivisa che valorizzi le PMI. Lo chiediamo da anni. Finalmente, a febbraio 2025 verrà pubblicato il “Libro Bianco per una nuova strategia di politica industriale per l’Italia” a seguito della consultazione pubblica di questi mesi. Perché senza le PMI – che ricordo essere il 97% delle imprese manifatturiere attive – il Paese non si sostiene.

Ma altri problemi rimangono irrisolti, come l’annoso tema della sicurezza sul lavoro e le tragedie di cui ancora troppo spesso leggiamo. Scegliere consulenti capaci, verificare lo stato della propria azienda, fare formazione, assumersi la propria responsabilità per avere un luogo di lavoro sano e sicuro è un dovere. Non si tratta di costi, ma di investimenti sulle persone, sulla continuità e sul valore aziendale.

Inoltre, la complessità di trovare giovani da inserire in azienda. In Italia l’incremento dell’occupazione giovanile registra tassi superiori rispetto alla media europea, ma i Neet sono troppi, parliamo di quasi un milione e mezzo di persone tra i 15 e i 29 anni.

Mi direte, ma è tutto negativo? No. Le opportunità sono infinite, ma le imprenditrici e gli imprenditori fanno più story doing che story telling. Bisogna raccontarsi, condividere, partecipare.

Se costruiamo insieme e investiamo sull’ecosistema – ognuno per la propria parte – il cortocircuito si interrompe.

Lo dimostra il sentiment degli associati per il 2025 raccolto da A.P.I., che testimonia come, nonostante le paure e incertezze che coinvolgono tutti noi, il 37% è impegnato principalmente nella ricerca di giovani da inserire in azienda che possano supportarli nelle transizioni digitale e green, che le sfide ESG e dell’intelligenza artificiale richiedono, il 16% sta lavorando per aprire nuovi mercati, il 13% ha intenzione di innovare – attraverso Transizione 5.0, risorse proprie o i fondi del PNRR – il 10% ha aumentato le esportazioni. Il restante 24% è maggiormente impegnato in percorsi formativi, nella tenuta del proprio mercato e nel consolidare gli investimenti fatti negli anni precedenti.

Tra gli intervistati, l’88% si avvale di A.P.I nel perseguire questi obbiettivi. Un risultato lusinghiero, ma mai soddisfacente. Vogliamo che tutti gli associati possano servirsi delle competenze multidisciplinari e degli esperti messi a loro disposizione.

Da ultimo, in questo particolare momento dell’anno, rivolgo un pensiero ai giovani: lasciatevi coinvolgere nel settore manifatturiero, nell’Italia che produce, nel made in Italy; credete nel patto generazionale!

Abbiamo bisogno di ragazzi e ragazze a cui insegnare il mestiere di imprenditore affinché possano declinarlo con le loro competenze e stili. Così da far nascere nuove imprese, nuovi manufatti, nuovi posti di lavoro e investire nel territorio e nella comunità di riferimento.

Credere nelle PMI manifatturiere e di servizio alla produzione significa investire nella prosperità del Paese e di ciascuno di noi, ma è solo un’esortazione se non seguita dalle azioni.

http://www.apmi.it/

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