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Milano-Bicocca, tracciate per la prima volta in Europa le malattie correlate all’epatite B e C

Il Centro di Studio e di Ricerca sulla Sanità Pubblica (CESP) dell’Ateneo ha ricostruito il trend del carico di incidenza, prevalenza, mortalità e di anni di vita aggiustati per la disabilità nel decennio 2010-2019 nei diversi Paesi europei. I risultati sono stati pubblicati in uno studio su The Lancet Public Health e offrono un contributo all’ambizioso obiettivo dell’OMS di eliminare i due virus entro il 2030

Eliminare l’epatite virale, ritenuta una delle principali minacce per la salute pubblica, entro il 2030. È l’ambizioso obiettivo di una risoluzione del 2016 dell’Assemblea Mondiale della Sanità, dettagliato poi dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) in possibili strategie di sanità pubblica e relative risorse economiche. E inserito infine nell’Agenda 2030 per lo Sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite. I virus dell’epatite B (HBV) e dell’epatite C (HCV) possono causare infezioni acute e croniche e sono tra le principali cause al mondo di cirrosi, epatocarcinoma (cancro al fegato), trapianti e morti correlati a patologie riguardanti il fegato. Generando quindi oneri economici e sanitari elevati a causa dei loro effetti epatici ed extraepatici.

Un contributo arriva dall’Università di Milano-Bicocca, il cui Centro di Studio e di Ricerca sulla Sanità Pubblica (CESP), ha coordinato uno studio Europeo per valutare il carico di incidenza, prevalenza, mortalità e anni di vita persi per disabilità (DALYs) delle malattie correlate al virus dell’epatite B (HBV) e al virus dell’epatite C (HCV), nel contesto del Vecchio continente e per il periodo dal 2010 al 2019, al fine di capire a che punto si trovino i diversi Paesi europei nel raggiungere l’obiettivo prefissato dall’OMS entro il 2030.

Lo studio è appena stato pubblicato su The Lancet Public Health, la più prestigiosa rivista di sanità pubblica a livello internazionale, e si intitola “Hepatitis B and C in Europe: an update from the Global Burden of Disease Study 2019” (DOI: 10.1016/S2468-2667(23)00149-4). Si tratta del primo rapporto completo sul carico dell’HBV e HCV in Europa. Primo autore è Paolo Angelo Cortesi, ricercatore del CESP, che si è avvalso della collaborazione col Global Burden of Diseases, Injuries, and Risk Factors Study (GBD), coordinato dall’Institute for Health Metrics and Evaluation (IHME) dell’Università di Washington, che coinvolge oltre 9mila ricercatori provenienti da oltre 160 Paesi, permettendo di confrontare l’impatto delle malattie, degli infortuni e dei fattori di rischio sulla salute della popolazione nel tempo tra i differenti gruppi di età, sesso, paesi e regioni e di confrontare così il progresso della salute di un Paese con quello di altri Paesi. Nella coordinazione dello studio, oltre a Paolo Angelo Cortesi, sono stati coinvolti anche il professore Lorenzo Giovanni Mantovani, direttore del CESP, Simon I. Hay e Christopher J. L. Murray, rispettivamente professore e direttore dell’IHME.

Nel 2019 in Europa si sono verificati oltre 2 milioni di casi di epatite acuta B e quasi mezzo milione di casi di epatite C. Sono stati stimati 8,24 milioni di casi prevalenti di cirrosi correlata all’HBV e 11,87 milioni di cirrosi correlata all’HCV, con quasi 25mila decessi dovuti a cirrosi correlata all’HBV e circa 37mila decessi dovuti a cirrosi correlata all’HCV. Infine, si sono avuti 9mila decessi per cancro al fegato correlato all’HBV e 23mila dovuti al cancro al fegato correlato all’HCV.

«Tra il 2010 e il 2019 – aggiungono Paolo Cortesi e Lorenzo Mantovani – il carico della cirrosi dovuta all’HBV e HCV è diminuito. La cirrosi HBV correlata e l’epatite B acuta hanno mostrato le riduzioni più significative, con un tasso di prevalenza sceso del -20,6 per cento e un tasso di mortalità sceso del -33,19 per cento per la prima malattia e con un tasso di incidenza diminuito del -22,14 per cento e un tasso di mortalità diminuito del -33,27 per cento per la seconda malattia. Nel decennio non sono state osservate variazioni nei tassi standardizzati di incidenza, prevalenza, mortalità e DALYs per il cancro al fegato correlato all’HBV e all’HCV, mentre sono stati osservati aumenti nel numero assoluto di casi in tutte le età (+16,41 per cento nella prevalenza)».

Lo studio ha anche evidenziando differenze rilevanti all’interno dell’Europa, con aree che riportano un carico elevato, aree che hanno riportato piccole variazioni e aree che necessitano miglioramenti negli interventi di sanità pubblica per raggiungere gli obiettivi di eliminazione dell’OMS. «Nel 2019, l’Europa centrale e orientale hanno presentato tassi di mortalità per cirrosi e epatocarcinoma HBV correlate più elevati rispetto all’Europa occidentale», precisano il ricercatore e il direttore del CESP.

Secondo Cortesi e Mantovani, «I risultati di questo studio hanno evidenziato notevoli e persistenti carichi di salute legati all’HBV e HCV in Europa, dimostrando che l’ambizioso obiettivo di eliminazione entro il 2030 è ancora lontano dall’essere raggiunto. La disponibilità di test diagnostici affidabili e interventi di trattamento e prevenzione costo-efficaci hanno creato le condizioni per rendere l’eliminazione dell’HCV e dell’HBV un obiettivo fattibile, come dimostrato da alcuni Paesi dove sono stati applicati con ottimi risultati; tuttavia in molti altri Paesi i piani d’azione e le strategie sono ancora inadeguati o assenti, così come il finanziamento per la loro attuazione. Strumenti come il GBD e lo studio appena pubblicato, sono fondamentali per capire se gli interventi implementati stiano portando o meno a raggiungere l’eliminazione dell’epatite virale entro il 2030».

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