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Michele Cutro su Vannacci: “Sono d’accordo, omosessualismo da condannare”

Michele Cutro su Vannacci: “Sono d’accordo, omosessualismo da condannare”

“La Chiesa? Finti moralisti. Sono stato vittima di abusi”.

A cura di Rossella Di Pierro

Ha le idee chiare su quella che è la sua considerazione verso una società sempre più falsata e “drogata” da apparenze e pregiudizi. Lui, come va il mondo lo sa bene, avendo molte esperienze a livello personale e professionale, passando dalle stellette militari ad essere una stella indiscussa del firmamento enogastronomico.

Michele Cutro, cerimoniere degli Ordini Cavallereschi d‘Italia, è scrittore, speaker radiofonico, critico musicale, critico gastronomico e autore di una rubrica settimanale, il Cuki Show in auge da ben oltre due lustri. Conosciuto dal grande pubblico televisivo e dalle celebrità come “il Cavaliere dei Vip”, è laureato in enogastronomia e specializzato in conoscenza internazionale e valorizzazione degli alimenti e dei luoghi oltre che in Economia e Commercio.

Cosa ne pensi del mondo dell’enogastronomia e dei tanti personaggi improvvisati che preparano ogni genere di cibaglia?

“La mia esperienza decennale mi ha portato a recensire e quindi cenare o pranzare in circa seimila ristoranti. La cucina è una cosa davvero seria per cui i cuochi troppo fantasiosi e i pizzaioli “alternativi” mi fanno perdere le staffe. La cucina ha le sue regole e da esse non si può derogare in maniera trasversale. Non sopporto neanche le recensioni su Tripadvisor che, a mio giudizio, sono il peggio che possa esistere.”

Dove e quando inizia la tua carriera di critico enogastronomico?

“Inizia senz’altro per gioco: avevo poco più di vent’anni e venni contattato dal Direttore di un quotidiano locale della Basilicata che mi affidò una rubrica appunto sui ristoranti lucani. Andavo in giro, gustavo ciò che veniva preparato e poi raccontavo su carta le emozioni delle mie papille gustative. Da lì è nata una carriera che mi ha portato anche ad essere insignito del Premio Internazionale Isfoa alla Carriera destinato agli italiani “eccellenti” che operano nei settori della cultura, dell’industria, dell’accademia, delle istituzioni e delle professioni.

Una brillante carriera che cela tanta umanità: Michele Cutro, in prima linea anche sul sociale.

“Sono stato in prima linea durante il terremoto di Amatrice, tanto che ho ricevuto un encomio “per essere stato un chiaro punto di riferimento nella difficile opera di coordinamento degli aiuti e delle iniziative di solidarietà” a favore di quella popolazione colpita dal tragico sisma del 2016. L’essere me stesso, trasparente e dedito agli altri, mi ha portato a realizzare anche tanti progetti a favore dei più deboli e dei discriminati: durante la pandemia da Covid-19, animato dallo spirito di appartenenza che è fondamento dei componenti degli Ordini Cavallereschi in Italia, ho promosso una gara di solidarietà tra aziende partenopee che ha consentito di rifornire di mascherine e DPI il personale della Questura di Potenza, gli operatori del carcere di Salerno ed i volontari di associazioni umanitarie in Campania, Sicilia e Puglia.”

Michele Cutro

Hai detto una cosa bella: sei te stesso, sempre, anche quando parli della tua omosessualità: non l’hai mai nascosta e ne sei fiero.

“Non ho mai nascosto la mia omosessualità perché, come ho detto poc’anzi, sono trasparente e non mi piacciono le apparenze e le finzioni. Allo stesso modo in cui non mi piacciono le ipocrisie e le accuse mosse agli omosessuali di essere il male del mondo.”

Riferimento specifico a qualcuno in particolare?

“Ho contestato pubblicamente la presa di posizione che è giunta dalla Chiesa con l’Arcivescovo Carlo Maria Viganò secondo cui alcuni peccati avrebbero urtato la suscettibilità di Dio. Ed in cima alla lista, assieme a divorzio, aborto, eutanasia, ci sarebbero i matrimoni e le unioni omosessuali che avrebbero scatenato proprio la pandemia. Se così fosse stato, forse sarebbero morti prevalentemente gli omosessuali come per una punizione divina. Ma mi risulta che Dio, nella Bibbia avesse teso la mano a tutti considerando tutti gli uomini e le donne uguali tra loro senza fare distinzione alcuna. Mi verrebbe da dire…”da quale pulpito viene la predica”, considerata la massiccia presenza di omosessuali e pedofili all’interno dell’istituzione ecclesiastica.”

Come mai questo rapporto conflittuale con la Chiesa?

“Non ho mai nascosto di aver subito una violenza sessuale proprio da un prete. La Chiesa, invece di raccontare bugie ed alimentare odio verso persone normalissime ma colpevoli solo di amare in modo ritenuto differente, dovrebbe davvero fare di più iniziando a ripulire il marcio che c’è nella stessa istituzione. Il vero male della società non è l’amore omosessuale, ma l’illusione regalata ai deboli da una chiesa sostenuta da preti pedofili, da uomini in tunica che la sera nell’oscurità delle proprie stanze svestono i panni dei buonpastori per diventare i peggiori mostri che si conoscano.”

Diciamo che molti ambienti lavorativi o sportivi fanno i conti con la presenza di omosessuali più o meno dichiarati. Ultimamente ha fatto scalpore anche “Il mondo al contrario” del Generale Roberto Vannacci. Che mondo è quello dei gay, lesbiche e transessuali? Cosa ne pensa Michele Cutro?

“Credo che ognuno debba avere la propria sessualità, avulsa da pregiudizi e giudizi altrui. Bisogna sentirsi a proprio agio nel voler amare qualcuno anche se dello stesso sesso. Certo, non amo la spettacolarizzazione del Gay Pride e ne sono contrario perché nella realtà quotidiana il gay non veste lustrini e paillettes e non si trucca in maniera sguaiata. Molti omosessuali svolgono le proprie professioni anche verticistiche senza dover necessariamente rendere pubblici i propri sentimenti o la propria sessualità. Che non deve essere data in pasto a chicchessia ma deve restare una cosa intima come l’amore e come il sesso. Ho letto il libro del Generale Vannacci e sinceramente ne condivido ogni pagina. Racconta uno spaccato di società che è effettivamente così. Quando parla di “omosessualismo” da condannare, ha ragione: non critica l’omosessualità in se stessa ma la mania di dimostrare ciò che si è, cercando di farsi accettare a tutti i costi anche là dove non sono gradite certe espressività esagerate. Da omosessuale, conosco bene ciò che accade nelle istituzioni: sono stato militare di professione e non erano in pochi gli uomini con le stellette che, seppur sposati e con famiglia, avevano abitudini sessuali indubbie e preferivano di gran lunga i rapporti omosessuali. Solo che il mondo delle stellette, delle forze armate è diventato un po’ come quello del calcio: bisogna nascondere alcune situazioni perché ciò che deve apparire all’esterno è la grandezza, la forza dell’uomo e non le debolezze della carne. Ciò che non condivido invece sono le battaglie degli omosessuali ad adottare un figlio: un bambino deve crescere in un ambiente in cui ci siano una mamma ed un papà perché deve avere una stabilità familiare e non deve essere considerato alla stregua di un oggetto di cui poi sbarazzarsene alla prima crisi. Stesso discorso anche nelle adozioni etero: decidere di prendersi cura di un ‘figlio’ significa impegnarsi a rispettare quel patto che si è stretto innanzitutto con il minore e poi tra adulti. Bisogna capire che la società civile non è ancora pronta per accettare come norma la condizione omosessuale e che, per forza di cose, non ci potrà mai essere parità di diritti in toto tra omo ed etero.”

Quindi il pensiero di Michele Cutro è largamente in contrapposizione anche su altre tematiche. La politica ad esempio…

“Sono convinto che nel governo attuale ci siano tanti personaggi in cerca d’autore che vanno nelle trasmissioni televisive solo a raccontare, dire e proporre ma di fatto non fanno nulla di realmente concreto. Ho un punto fermo ad esempio sull’immigrazione. E’ vero che bisogna aiutare gli extracomunitari a casa loro perché noi “povera gente” non siamo in grado di accoglierla. E’ come ospitare altre persone in una casa pericolante: si rischia di farsi male e fare male anche agli ospiti perché non c’è garanzia di tutela. Purtroppo in Italia arriva chiunque e chiunque fa il padrone perché mancano vere regole. Il governo Meloni non mi piace per niente perché mi sembra poco risolutivo su tanti temi. Non che i governi precedenti abbiano fatto meglio: purtroppo in Italia c’è pochismo e pressapochismo politico. L’unico “cavallo di razza” è il governatore della Campania De Luca, molto fattivo a mio avviso. Ci sarebbe bisogno in Italia di regole davvero ferree: non possiamo permettere a dei ragazzi appena maggiorenni di rovinare la vita ad una ragazzina che viene violentata da un branco e poi condannata da un’intera società. Forse c’è un uso distorto anche dei social che sono diventati un mezzo per dividere e accusare e vengono utilizzati spesso da “odiatori” e gente incapace di avere una razionalità. Non si può, oggi, condannare una donna per aver indossato abbigliamento “provocante” e quindi trattarla come una poco di buono: la donna deve essere libera di esser se stessa e a nessuno deve venire in mente di abusarne. Occorre inserire pene più dure per alcuni reati. Come occorre che la politica sia più presente nella società. A Caivano, ad esempio, lo Stato non esiste e non esiste nemmeno un’adeguata genitorialità perché la politica non è in grado di garantire tutele.”

Quindi la responsabilità di un’Italia allo sfacelo sarebbe politica?

“Assolutamente si. Non è pensabile ad esempio- e con questo sono pienamente d’accordo con il Generale Vannacci- che se una persona viene aggredita non abbia la possibilità di difendersi adeguatamente perché la legittima difesa non è pienamente tutelata. Come non è pienamente tutelata la proprietà privata. E non sono pochi i casi di extracomunitari che si appropriano di appartamenti disabitati senza che il proprietario possa tornare in possesso del bene se non dopo anni di lotta. L’Italia sta giocando troppo senza capire che i politici hanno delle responsabilità ben precise nei confronti dei cittadini. Invece di pensare a provvedimenti tampone contro la povertà occorre trovare adeguate soluzioni, rimpinguare i fondi e dare la possibilità a tutti di trovare un vero lavoro per non creare ulteriori disuguaglianze sociali, aumento della criminalità e incremento della precarietà.”

Gazzetta Della Lombardia

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