Bach, Mozart, Haydn – Inno alla gioia è un concerto il cui filo conduttore è l’dea di festa, di gioia, come sottolinea il ricco organico.
L’Ouverture dalla terza suite di J.S. Bach apre il programma. Le quattro suite per orchestra furono composte tra il 1718 e il 1726 e aderiscono compiutamente al modello settecentesco francese con il loro vivace carattere di intrattenimento, secondo gli stilemi elaborati da Lully. In quegli anni Bach ricopriva la carica di maestro di cappella nella cittadina di Köthen, presso la corte del principe Leopold, discreto organista e appassionato mecenate, interessato, come molti altri sovrani, a rendere la propria vita di corte sfarzosa e mondana, secondo l’esempio di Versailles. Il modello francese è però applicato da Bach con una grande libertà di rielaborazione inventiva: l’Ouverture si distingue per maestosità e tono solenne, ma anche per la limpida e preziosa melodia.
Contraddistinta da una grande vitalità e brillantezza, varietà di tinte, pluralità di stili e un carattere fiabesco che ci trascina in un modo immateriale, è Il flauto magico di Mozart, composto nel 1791, la cui Ouverture, accuratamente progettata, si apre a una rielaborazione continua, fluida e sempre diversa del tema iniziale. E si conclude con un tripudiante finale: è questo l’inizio di una delle opere più celebri e originali, l’ultimo capolavoro teatrale di Mozart.
Entrambe in mi bemolle maggiore, nel concerto dell’Orchestra della Civica Scuola di Musica Claudio Abbado la composizione di Mozart e la seguente di Haydn scivolano l’una dentro l’altra, senza interruzione, come se l’Ouverture de Il flauto magico di Mozart fosse una sorta di introduzione alla “Drumroll” di Haydn, undicesima delle dodici sinfonie londinesi, composta a Londra nel 1795. Il nome della Sinfonia, tra le più amate del compositore, deriva il suo nome dal lungo rullo dei timpani con cui inizia. La “Drumroll” venne eseguita per la prima volta nell’ambito di una serie di concerti chiamati “Opera Concerts” al King’s Theatre. L’orchestra, insolitamente grande per l’epoca, era composta da circa 60 elementi. La prima fu evidentemente un successo se il recensore del Morning Chronicle scrisse: “È stata eseguita un’altra nuova cioè sinfonia del fertile e incantevole Haydn, che, come al solito, presenta continui colpi di genio, sia nell’aria che nell’armonia”. Lo stesso spirito di ammirazione permea la recensione del Sun: “La nuova Ouverture di Haydn è stata molto applaudita. È una bella miscela di grandiosità e fantasia.”