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Medicina Democratica: ricorso al TAR per il presunto “gioco del rubapaziente” di Multimedica

Medicina Democratica ha presentato ricorso al TAR: l’obiettivo è fare chiarezza sulla vicenda dell’Ospedale privato Multimedica, dove, in base a una denuncia fatta da una dipendente nel corso della trasmissione 37e2 su Radio Popolare, gli operatori del call center vengono premiati se gli utenti accettano di effettuare esami e visite in regime privatistico, anziché nel servizio sanitario pubblico.

“Urgente attivare un centro unico di prenotazione per porre fine a questo assurdo commercio. Di fronte al rifiuto da parte di Multimedica (ente ospedaliero di Sesto San Giovanni) di fornire la documentazione richiesta con l’accesso civico agli atti, per fare chiarezza sul grottesco gioco del “rubapaziente” abbiamo deciso di ricorrere al TAR. I cittadini e gli utenti lombardi hanno diritto di conoscere le modalità e gli accordi attraverso i quali il gruppo sanitario Multimedica, con il meccanismo delle premialità economiche concesse ai propri operatori, cerca di massimizzare i profitti: l’obiettivo infatti è spingere gli utenti ad abbandonare il servizio sanitario pubblico per rivolgersi alle loro strutture private” – ha dichiarato Marco Caldiroli presidente di Medicina Democratica –  “Dobbiamo per questo ringraziare – ha aggiunto – gli avvocati Francesco Trebeschi e Federico Randazzo di Brescia per il loro prezioso aiuto nella stesura del ricorso: è indispensabile fermare questa vergognosa procedura e salvaguardare il diritto alla trasparenza e il diritto alla salute”.

La vicenda era emersa durante una puntata dello scorso anno, nella trasmissione “37e2”, condotta da Vittorio Agnoletto su Radio Popolare: “Grazie a una coraggiosa lavoratrice – ha ricordato Agnoletto – abbiamo reso pubblica la decisione di “Multimedica” di introdurre una “premialità” economica per gli addetti al call center che riescono a “portare” i pazienti dall’agenda pubblica, dove si paga solo il ticket o addirittura l’accesso è gratuito, a quella privata. Una pratica che non solo conferma l’approccio lombardo ai pazienti trattati come dei clienti da contendersi e non come persone con diritti, ma che spiega anche perché non sia stato ancora attivato un vero centro unico di prenotazione che abbia a disposizione tutte le agende sia delle strutture pubbliche e sia di quelle private convenzionate”.

Dopo aver appreso la faccenda del “rubapaziente”, Medicina Democratica aveva formalmente richiesto a Multimedica, attraverso un “accesso agli atti”, tutta la documentazione necessaria per valutare la situazione. Ma la società ha risposto solo parzialmente e soprattutto ha negato l’accesso proprio ai documenti relativi alle “premialità” in questione. Per questo la decisione di ricorrere al TAR . “La sanità privata – ha proseguito Marco Caldiroli – approfitta economicamente del suo ruolo di servizio pubblico ma non vuole gli oneri e i doveri che hanno gli enti pubblici. Solo un giudice può restituire ai cittadini il diritto di conoscere le regole e gli interessi economici nascosti di tutti coloro che svolgono un servizio pubblico come la sanità convenzionata.

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