Ella Fitzgerald era una delle cantanti preferite di Marilyn Monroe. L’attrice credeva la sua fosse la voce per antonomasia, la voce del jazz, del cristallo e della meraviglia, la sorpresa, un vero dono di Dio. Ella apriva bocca e la voce diventava non uno strumento, ma un’intera orchestra. L’ammirazione che provava per lei era tale che decise di battersi per la cantante. Ella, infatti, era una donna che viveva in una società misogina, ma soprattutto era una donna nera. Immaginate all’epoca quanto poteva essere terribile essere una donna nera? Un binomio mortale. Per molti aspetti probabilmente Marilyn si rivedeva in lei. La stessa infanzia vissuta tra gli orfanotrofi, spedite da una famiglia a un’altra, abbandonate come sacchi di immondizia, così celebri ma così sfortunate allo stesso tempo.
Le ingiustizie che subiva Ella Fitzgerald furono lo stimolo che spinse Marilyn a indurre un cambiamento. Per Lady Ella, artista riconosciuta e apprezzata a livello mondiale, in quel periodo risultava impossibile esibirsi in alcuni Stati nel sud degli Usa, come in Alabama, a causa del razzismo dominante. Una situazione discriminante non solo per l’interprete, ma per l’intera popolazione afroamericana negli Stati Uniti. A volte, i poliziotti razzisti trovavano anche una scusa sciocca e pretestuosa per irrompere nei camerini e arrestare Ella e tutti i suoi musicisti, fra cui gente destinata a diventare leggende del jazz come Dizzy Gillespie e Illinois Jacquet. Magari solo perché giocavano a dadi e venivano accusati di gioco d’azzardo. «Ci portavano a forza in commissariato», racconterà poi Ella anni dopo, «e quando arrivavamo lì avevano pure la faccia tosta di chiederci gli autografi». Così, quando a Marilyn giunse notizia che non poté esibirsi nel locale soprannominato “Mocambo” decise di entrare in azione. Marilyn, grazie a forza e determinazione si mise immediatamente in contatto con il manager. Ci volle molto tempo per convincerlo fino a quando non accettò un patto per lui equo: Ella avrebbe cantato tutte le sere e Marilyn si sarebbe seduta sempre in prima fila. Ella Fitzgerald fu la prima donna nera a esibirsi in un locale di Hollywood tanto importante, dando una spinta decisiva all’immaginario della gente nei confronti dell’integrazione razziale.
La Monroe ha rappresentato tanto nella società degli anni 50 in Usa, come nel mondo, ha cercato di riscattare la figura femminile schiava degli uomini, ha cercato di liberare dalle catene del ruolo femminile se stessa, come le altre donne, ha combattuto perché delle donne venisse apprezzato il loro cervello… Sfogliando queste pagine emerge, dunque, una Marilyn femminista.