I dati presentati dalla start up Me First che ha condotto una ricerca sul territorio nazionale insieme allo spin-off LabCom dell’Università degli Studi di Firenze.
Come stanno le mamme lavoratrici in Lombardia? A parlare sono i dati presentati da Me First, start up fiorentina composta da un team di psicologi e psicoterapeuti, ideata da Cristina Di Loreto e dedicata ai bisogni delle mamme. Numeri che rientrano nella ricerca promossa da Me First e LabCom, spin-off accademico e parte del Laboratorio Congiunto “Multisetting Community Action Research: from real to virtual” del Dipartimento Forlilpsi Unifi.
Ieri, in occasione della seconda edizione del “Mom Empowerment Day”, sono stati presentati da Bip, a Milano i dati della ricerca promossa da Me First e LabCom, spin-off accademico e parte del Laboratorio Congiunto “Multisetting Community Action Research: from real to virtual” del Dipartimento Forlilpsi Unifi.
Lo studio è stato realizzato in collaborazione con lo spin-off accademico della stessa Università degli Studi di Firenze, con l’obbiettivo di esplorare il benessere delle madri lavoratrici nel nostro Paese, approfondendone la percezione di qualità di vita e la soddisfazione personale. Le mamme partecipanti hanno compilato un questionario messo a disposizione on line.
Alla ricerca hanno partecipato a livello nazionale oltre 2691 mamme lavoratrici, di età media 39,13 anni, ognuna con 1,67 figli di media. Fra le intervistate, 745 sono lombarde, con età media di 39,20 anni e con 1,71 figli di media, nei 75,6% dei casi sposate o conviventi. La maggioranza (83,9%) ha un lavoro dipendente. Il 91,6% sarebbe interessato ad avere un supporto da parte dell’azienda, ma solo l’11,13 dichiara di averlo ricevuto. Esiste una differenza significativa fra mamme con figli di età 0-6 e quelle che hanno figli più grandi. L’interesse e il bisogno di supporto è maggiore, infatti, per le mamme con figli nella fascia di età 0-6 anni. Il 90% delle donne dichiara di non avere mai o solo qualche volta tempo per se stessa, e sono soprattutto le mamme con figli più piccoli (0-6 anni) a mostrare i dati più critici. Le differenze, anche in questo caso, sono significative. Il benessere delle mamme lavoratrici diminuisce con la maternità in tutte le dimensioni considerate (benessere di vita, lavorativo, interpersonale ed emotivo). Tuttavia, le mamme lavoratrici mostrano una prefigurazione del futuro positivo, dichiarando valori previsti di benessere tra un anno superiori anche a quelli che avevano prima della maternità.
«In questa nostra giornata di sensibilizzazione sul tema dell’empowerment psicologico della madre, che speriamo di promuovere ogni anno, ho voluto far emergere il bisogno delle mamme lavoratrici italiane nell’offrire spazio alla propria identità personale e sentirsi supportate dal contesto organizzativo – spiega Cristina Di Loreto, psicologa e ideatrice della start up fiorentina Me First -. Dalla ricerca che abbiamo promosso e realizzato con LabCom emerge infatti che il 91.7% delle mamme italiane lavoratrici non dà spazio a passioni e hobby nella settimana e ritengo che questo abbia un impatto negativo non solo nei confronti del proprio benessere ma anche sull’armonia familiare e lavorativa. Un altro dato importante è quello sulle aziende a supporto delle madri, confermando il fatto che nel nostro paese la maternità e la genitorialitá sono ancora percepite come un evento individuale, mentre la maternità è un evento sociale. Ultimo ma non ultimo il bilanciamento vita lavoro che queste madri ritengono di avere ma per il quale pagano il prezzo di annullarsi. Il nostro modello di worklife surfing può essere un valido aiuto per genitori e aziende nel ribilanciare questo squilibrio».
«È importante il dato positivo sulla prefigurazione del futuro – evidenzia Moira Chiodini di LabCom – perché facilita sia un processo di empowerment che una risposta resiliente alle difficoltà o a eventi critici».
A livello nazionale, il 74,3% delle mamme lavoratrici è sposato o convivente, oltre la metà delle donne ha figli nella fascia di età 0-6. In particolare, il 40% delle mamme con figli in questa fascia di età dichiara di non avere tempo per gli hobby, rispetto al 25% rappresentato dalle mamme con figli maggiori di 7 anni. L’82,3% del campione è costituito da donne con un lavoro dipendente e di queste il 74,6% sono impiegate. Fra le donne che lavorano come dipendenti il 72,2% non usufruisce del telelavoro. Il 69,9% dichiara di aver avuto la necessità di una modifica del contratto con la maternità, il 45,8% ne ha fatto richiesta e il 31% ha vista accolta la domanda. Le mamme dichiarano che avrebbero bisogno o sarebbero interessate a un supporto da parte della realtà per cui lavorano nel 91,7% dei casi. Solo l’11,1% delle donne dichiara di aver ricevuto supporto dalla propria azienda. Infine, nel 91% dei casi le donne non hanno tempo per dedicarsi a un’attività di svago o una passione personale.
«In BIP siamo convinti che valga la pena far vivere l’azienda come un luogo in cui anche la crescita personale aggiunge valore a quella professionale e quindi può essere promossa e supportata da iniziative come quelle che Me First, che infatti abbiamo scelto già nel 2022 e riconfermato nel 2023 – commenta Francesca Nava, HR people caring and culture senior specialist in BIP -. I professionisti Me First attraverso i loro corsi sulle principali tematiche che riguardano la vita genitoriale, aiutano e supportano i genitori BIP a vivere meglio e in modo più consapevole la loro vita.
«Ci piace riconoscere e valorizzare la diversità della persona – dice Marina Crespi, Hr Manager di Openjobmetis – con la sua creatività, motivazione e bagaglio di esperienze professionali e personali».
«Siamo lieti di supportare questa importante iniziativa di Me First – spiega Marcello Albergoni Country Manager in LinkedIn Italiap – perché il rispetto della maternità, e il ruolo delle donne in azienda, è uno dei valori fondamentali anche per noi in LinkedIn».
Me First, con la sua Academy strutturata e il suo team di psicologi e psicoterapeuti, è la prima accademia di crescita personale unicamente pensata per i bisogni di una mamma e per il suo benessere individuale. L’attività si occupa del benessere mentale della mamma come individuo ma anche delle mamme in azienda, andando ad ampliare nelle imprese interessate l’offerta per la Diversity and Inclusion. Me First è l’acronimo di Mentoring, Empowerment, Flessibilità, Immersione, Ritualità, Strategie e Trappole su cui la startup ha costruito sette tappe propedeutiche al cambiamento della mamma, oltre che le risposte alle principali difficoltà che incontra, tra cui senso di colpa materno, senso d’inadeguatezza, time management. Il metodo Me First è stato validato dalle risposte date da 400 mamme a un questionario preliminare, oltre che dall’efficacia su centinaia di loro. Le mamme di solito apprendono il metodo con un’esperienza di self coaching in streaming, per video-tappe, accompagnata da una community dove tutte le partecipanti fanno rete e due salotti di confronto (uno aperto ai papà).