l’Assessore al Commercio Carlo Abbà riferisce alle Commissioni Consiliari
Si è svolta nei giorni scorsi una seduta congiunta della Commissione Consiliare II Politiche del Territorio e della Commissione III Bilancio e Attività Produttive dedicata alle licenze taxi in città.
Rispetto al dibattito in corso nelle ultime settimane, e riferite da un lato alle sempre maggiori esigenze di taxi a Monza e dall’altro alle richieste dei taxisti di aumentare le tariffe, l’Assessore al Commercio e alle Attività Produttive Carlo Abbà ha descritto la complessa situazione in cui si trovano le città come Monza: l’avvento delle app di prenotazione, infatti, ha di fatto modificato il mercato, senza la disponibilità di una norma legislativa di riferimento aggiornata.
Un po’ di storia. Il numero di licenze taxi è stabilito a livello nazionale e regionale: sono poi le singole Province ad assegnarle successivamente ai singoli Comuni i quali, dopo procedura di gara, le conferiscono ai singoli taxisti, senza scadenze temporali.
Con la legge Bersani i Comuni hanno acquisito la facoltà di emettere nuove licenze a titolo oneroso solamente in caso di necessità, previa necessaria e consistente motivazione ed argomentazione; un successivo step normativo ad opera di Urso consente ai Comuni di aumentare fino al 20% rispetto a quelle esistenti ma solo per le città metropolitane e/o sedi di aeroporti.
Di fatto Comuni come Monza non possono emettere nuove licenze in autonomia decisionale.
A fronte di questa situazione ad oggi sono 24 licenze per il capoluogo monzese (123.000 abitanti) a cui si aggiungono le 37 licenze per tutta la restante provincia MB, con oltre 700.000 abitanti. La vicina Bergamo, per esempio, paragonabile a Monza per dimensioni, ha solo 40 licenze attive, pur essendo anche sede di un aeroporto internazionale con milioni di passeggeri.
“Le cooperative e le forme di associazione dei taxisti sono riuscite ad assicurare il rispetto delle regole e dei turni di servizio fino ad alcuni anni fa – riassume l’Assessore Carlo Abbà – Poi l’avvento delle APP ha deregolamentato il sistema, che oggi è sostanzialmente un ‘far west’ per tutti: sia per gli operatori, sia per i clienti”.
“In pochi anni il servizio taxi è stato così totalmente stravolto dalle nuove modalità di fruizione – conclude Abbà – Auspichiamo al più presto un intervento del legislatore che rimetta ordine in un mercato così importante, poichè l’unica alternativa attuale per migliorare il servizio potrebbe essere quella di aderire alla conurbazione con Milano, che abbiamo iniziato a valutare, con tutti i benefici e le criticità che però ciò potrebbe comportare”.