riceviamo e pubblichiamo.Sono Simona, una giovane bibliotecaria di 24 anni che lavora presso le biblioteche comunali di piccoli paesi nelle province di Lecco, Milano e Monza e Brianza.
Scrivo questa lettera perché avverto che la situazione in cui vertono le biblioteche pubbliche comunali è piuttosto critica. La crisi generata dalla pandemia da covid-19 si è infatti prepotentemente abbattuta, oltre che sul settore economico del nostro Paese, anche su quello culturale. Spesso nel dibattito pubblico ci si è preoccupati per le sorti di musei, cinema, teatri, sale concerti. Ovviamente si tratta di luoghi fondamentali e sacri per la nostra collettività, tuttavia le biblioteche non sono mai state menzionate.
Eppure questi presidi di cultura, secondo la mia esperienza, versano in uno stato preoccupante.
La cosa non sorprende, dal momento che la biblioteca costituisce il fanalino di coda di ogni amministrazione, spesso trascurata perché non produce profitto (assunzione di per sé scorretta perché, costituendo l’ufficio comunale aperto più a lungo, è quello in grado di fornire un ritorno di immagine maggiore ai comuni).
A seguito dell’estrema emergenza epidemiologica la modalità di fruizione della biblioteca è completamente mutata, essa è ormai diventata la versione gratuita di Amazon.
Gli utenti infatti si limitano a prenotare i documenti da casa e si recano nelle nostre strutture unicamente per il ritiro degli stessi.
Nonostante mi stia occupando della promozione della lettura, attraverso la realizzazione di laboratori, letture animate presso le scuole dell’infanzia, nonché gli asilo nido, i bambini hanno perso l’abitudine di girare fra i nostri scaffali (piuttosto vengono i genitori a ritirare i libri precedentemente prenotati da casa).
Gli adolescenti invece sono diventati ormai irraggiungibili.
Pertanto si rende più che mai urgente realizzare iniziative al fine di incentivare i cittadini alla lettura, nonché legare in modo indissolubile le biblioteche e le scuole (che troppo spesso sono estranee le une alle altre). Solo in questo modo i giovani ragazzi saranno abituati a frequentare questi luoghi.
La biblioteca, infatti, non si limita ad assolvere funzioni di prestito libri, ma è un luogo di aggregazione e socializzazione, un luogo di cultura, improntata alla conoscenza del sè.
È necessario rendersi consapevoli del contributo che la biblioteca è in grado di fornire al nostro Paese.
Basti pensare che è la custode dell’oggetto più democratico del mondo: il libro. Proprio per questo, nelle tanto elogiate democrazie moderne dovrebbe essere particolarmente tutelata.
D’altronde il presupposto per un Paese ed una democrazia che funzioni è rappresentato dai cittadini ben informati, in grado di esercitare i loro diritti e giocare un ruolo attivo nella società.
La Biblioteca pubblica dovrebbe assolvere proprio a questo compito, poiché, come riportato nel manifesto Unesco del 1994 rappresenta la “via di accesso locale alla conoscenza, costituisce una condizione essenziale per l’apprendimento permanente, l’indipendenza nelle decisioni, lo sviluppo culturale dell’individuo e dei gruppi sociali.”
Chiedo quindi che si realizzino politiche di promozione del libro, di modernizzazione delle biblioteche e campagne di comunicazione volte al coinvolgimento della società.
Ne va del nostro presente e del nostro futuro.
Nutriamoci di bellezza, cresciamo come società, educhiamoci.
Ricordiamoci che per tutto il Rinascimento l’Italia costituì uno dei principali punti di riferimento per tutto il mondo, e in quell’epoca raggiunse la massima prosperità.
Ancora oggi viviamo di rendita delle opere che furono realizzate da Leonardo, Michelangelo, Raffaello, Brunelleschi.
Solo stimolando l’immaginazione e la creatività dei cittadini potremo tornare a creare grandi cose.
Ecco perché investire nelle biblioteche come luoghi del bello e di educazione.
Simona Maggi
una bibliotecaria e prima ancora una cittadina.