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L’età riproduttiva slitta in avanti

Sempre più donne, procrastinano l’età riproduttiva per una serie di motivi, e questo riguarda soprattutto il mondo occidentale, tra cui motivi lavorativi, economici e di relazione di coppia. E questo comporta uno slittamento in avanti dell’età riproduttiva, che  generalmente supera i 35 anni. La scienza, tuttavia, ci dice che il massimo della fertilità si esprime attorno ai 25 anni, ma si mantiene piuttosto buona dai 25 ai 35 anni. Dopo i 35 anni di anno in anno la qualità e la quantità degli ovociti si riduce drasticamente. Per una questione di natura. Tant’è vero che in Italia l’età media della menopausa si aggira attorno ai 52 anni. Quindi è intuibile che una donna che decide di procreare a 40 anni,  avrà già delle uova che hanno compiuto 3/4 della loro vita, in termini di qualità e quantità. Per cui il compito riproduttivo diventa molto più complesso. Se a 35 anni la possibilità di rimanere incinta è uno su quattro, ovviamente più si va avanti nel tempo e più questa possibilità diventa rara, ma sempre più alta diventa la possibilità di aborto spontaneo e malattie genetiche. Tutto questo che cosa comporta? La necessità di diffondere informazione e condividere la consapevolezza dell’esistenza di tecniche all’avanguardia che, grazie al supporto di specialisti della riproduzione umana, permettono anche di preservare e tutelare con anticipo la propria fertilità e potenzialità riproduttiva. Abbiamo affrontato il tema con l’aiuto di un’esperta la dottoressa Elisabetta Colonese specialista in Ginecologia e ostetricia  presso Fertility Clinic di Milano per approfondire  una tecnica che si chiama “Social Time  Freezing” che esiste da tanti anni ma  di cui ancora si parla decisamente molto poco.

Il Social Freezing: perché è importante parlarne

Il Social Time Freezing è una tecnica che consente di mettere da parte un quantitativo di ovociti (uova) in un preciso istante della propria vita, meglio sotto i 35 anni quando le uova sono ancora quantitativamente e qualitativamente più buone e più propense in futuro a creare una vita. Si tratta di ovociti che si congelano dopo una stimolazione ormonale breve e controllata in cliniche specializzate.

“Sarebbe utile potenziare l’informazione su questo tema, spiega la dottoressa Colonese, perché parliamo di una tecnica che si traduce nella possibilità di tutelare la propria riproduttività attraverso un ciclo di stimolazione ormonale,  personale e  personalizzabile da persona a persona ed  in base all’età, alla riserva ovarica, alla storia individuale passata. Nello specifico, la metodica consiste nel guidare una stimolazione ormonale sotto controllo, sotto forma di iniezioni quotidiane nella pancia, che hanno l’obiettivo di stimolare contemporaneamente più follicoli delle ovaie, in modo tale da recuperare le uova che stanno dentro i follicoli che sono stati stimolati in modo plurimo, con un intervento semplicissimo che dura pochi minuti e con un unico tentativo di stimolazione.

La tecnica nel dettaglio e le possibilità future

L’intervento, che prevede l’aspirazione delle uova dei follicoli, si chiama prelievo dell’ovocita o in inglese pick up  ovocitario e appunto dura pochi minuti- prosegue l’esperta- con la paziente  in posizione ginecologica, in sala operatoria. Il medico, con una sonda dotata di un ago monouso, entra attraverso la cavità vaginale e aspira -con questo ago- i follicoli che sono stati precedentemente stimolati grazie alle punture quotidiane da parte della donna. Le donne a cui è rivolto il social freezing, generalmente hanno meno di 35 anni,quindi  il più delle volte si procede con stimolazioni semplici, che non hanno una lunga durata e che hanno dosaggi piuttosto bassi di ormoni, anche se ovviamente  ogni percorso viene personalizzato. Non esiste il divieto a procedere  dopo i 35 anni, ma  noi sappiamo, perché l’abbiamo detto prima, che la quantità e la qualità è migliore sotto i 35 anni e questo è il motivo per il quale per fortuna adesso sui media si comincia ad affrontare maggiormente il tema. Anche i media ed un uso corretto dei social media possono aiutare  i medici, che si occupano di sterilità,  a diffondere informazioni precise e personalizzate. Questo perché? Perché congelando gli ovociti noi abbiamo la certezza, per lo meno del tentativo,  di “un’assicurazione riproduttiva” per il futuro, laddove la società non ci permetta di poterci riprodurre nei tempi che desideriamo o le vicissitudini della vita non ci permettano di farlo o se desideriamo posticipare, per questioni personali di libera scelta e di libero arbitrio, la nostra eventuale futura riproduzione. Ed è come se potessimo garantire dunque ad ogni donna  un’assicurazione conservando queste uova da parte,  che possono essere utilizzate anche più avanti nella vita. La tecnica in Italia è a pagamento, quindi si tratta di una prestazione in ambito privato. Il social freezing viene fatto sotto il regime del Sistema Sanitario, quando vi siano problematiche di salute, come ad esempio nelle pazienti con problematica oncologica diagnosticata in età giovanile, che si debbano sottoporre a radioterapia o chemioterapia. Si tratta una grande opportunità che si sta affacciando anche nel panorama Italiano-conclude l’esperta- nonostante tutte le problematiche che si devono affrontare anche dl punto di vista comunicativo, inerente un tema  così delicato che riguarda la riproduzione. Questa possibilità deve essere proposta a tutte le donne soprattutto a chi ha problemi di riserva ovarica, per esempio nelle diagnosi di  endometriosi.

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