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La “prima” della Scala, tra mondanità, tradizione, gossip, il palco reale superaffollato e un blitz degli ambientalisti

Il 7 dicembre 2022, Piazza della Scala, dove si affaccia il teatro più famoso al mondo, torna a rappresentare la vetrina di emozioni e costruzioni diverse, di dibattito e incontro tra le diverse anime della società milanese e della Cultura italiana, interrotta dalla crisi sanitaria che ha costretto il mondo a vivere sottotono ogni evento sociale.

In questa giornata di festa, dedicata al patrono della città Sant’Ambroeus (Sant’Ambrogio), in cui gli studenti sono a casa da scuola (anche domani, per l’Immacolata), i milanesi predispongono, come da tradizione, l’albero di Natale, acquistano i primi panettoni, affollano le vie del centro, e assistono all’immancabile spettacolo delle critiche o adulazioni sull’evento esclusivo: la “prima della Scala”, entrambe alimentate quest’anno, anche dalla scelta dell’Opera, russa, che divide il consenso per via delle vicende della guerra in Ucraina. (Per onor di cronaca, la programmazione delle rappresentazioni viene realizzata con tre anni di anticipo, dalla Direzione artistica del Teatro).

I milanesi da sempre, su questo evento mondano, sono divisi in diverse fazioni di antica memoria: i contestatori, i “nobili” della città, gli onnipresenti e, per fortuna, i veri intenditori dell’Opera lirica, che in galleria o nel mitico Loggione, si godono veramente lo spettacolo della Musica, della rappresentazione scenica, della bellezza del Teatro alla Scala, e non della mondanità.

Nel 2021, per la prima della Scala è andato in scena il Macbeth di Giuseppe Verdi, con il direttore musicale Riccardo Chailly e la regia di Davide Livermore; nel 2020, era inizialmente prevista la Lucia di Lammermoor di Gaetano Donizetti, ma l’evento venne rimandato a causa della Pandemia di Covid-19 e sostituito dal concerto “A rivedere le stelle”.

In mattinata, a rovinare l’atmosfera di festa, un blitz di cinque ambientalisti, che hanno buttato secchiate di vernice colorata all’ingresso del Teatro, imbrattando le pareti e le bacheche delle locandine, con scritte sui muri “Ultima generazione, no gas, ne’ carbone”, già ripulite.

Da una parte, ormai da decenni, assistiamo alla rassegna di volti più o meno noti della società civile e dello showbiz, che puntualmente arrivano a Milano il 7 dicembre, perché “bisogna esserci”, mettendo in mostra a favor di fotografi, telecamere e selfie, all’ingresso e nel foyer, abiti sfavillanti e outfit da favola (senza magari sapere nulla dell’Opera in scena) e, all’esterno cittadini milanesi, che tornerebbero volentieri a tirar loro le uova come negli anni ’70 e ’80….

Sulla scia della doverosa presenza delle autorità alla Scala, il palco reale del 2022, è diventato quasi un caso diplomatico, dove si rischia il super affollamento per la posizione più ricercata per la visione, a partire dalle ore 18, del “Boris Godunov”, di Modest Musorgskij, diretto da Riccardo Chailly, con la regia di Kasper Holten,con un cast di cantanti che si annuncia straordinario: a capitanarli, ci sarà Ildar Abdrazakov. Le scene sono realizzate da Es Devlin e i costumi sono a cura di Ida Marie Ellekilde. Quello che verrà messo in scena è il Boris Godunov nella versione del 1869: un dramma musicale popolare in un prologo e tre atti, con il libretto di Modest Musorgskij e la durata dello spettacolo è di circa 2 ore e 50 minuti, incluso l’intervallo.

La massiccia presenza di ospiti autorevoli con gli accompagnatori, sta mettendo a dura prova il cerimoniale che aprirà la stagione del massimo teatro lirico d’Italia.

Sul palco saranno sicuramente presenti: il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, la Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, Ursula Von Der Leyen, Presidente della Commissione Europea, il Presidente del Senato, Ignazio La Russa, il Presidente della Camera, Lorenzo Fontana, diversi Ministri della Repubblica Italiana, e, naturalmente il Sindaco di Milano, Giuseppe Sala.

Ursula von der Leyen e Sergio Mattarella si incontreranno prima dello spettacolo, presso l’Università Bocconi, per partecipare alla cerimonia di saluto di Mario Monti (che passa il testimone ad Andrea Sirone), avranno un colloquio in Prefettura a Milano e andranno insieme a pranzo.

La Prima della Scala non è soltanto un evento culturale che apre la stagione del teatro scaligero: è la serata di gala più esclusiva di Milano, dove vi sono sempre biglietti invito e ingressi per la stampa, (ad esempio per 120 giornalisti, molti rappresentanti della società civile e della politica milanese), che si riflette inevitabilmente sui prezzi dei biglietti di coloro che, invece, entrano a pagamento (la maggioranza, naturalmente), che sono molto più alti di quelli per le altre serate della stagione operistica: i posti in platea hanno un costo di 3.000 euro (inclusi i diritti di prevendita), come anche i posti frontali dei palchi fino al terzo ordine. Allontanandosi dalle sedute migliori, per 2.100 euro è possibile acquistare un posto frontale sui palchi di quarto ordine, inclusi quelli centralissimi che si trovano sopra l’affollato palco reale. Con prezzi che vanno da 840 a 1.800 euro, i posti in seconda fila dei palchi di primo, secondo e terzo ordine; i posti più economici sugli storici palchi della Scala, per la Prima di quest’anno, hanno un costo di 600 euro. Salendo fino alle gallerie del Teatro, i prezzi si fanno molto più variabili: qui i biglietti hanno un costo che va dai 60 euro dei posti più alti del Loggione fino agli oltre 800 euro dei migliori posti in prima fila della prima galleria.

Come ogni anno, si potrà assistere alla prima senza spendere cifre astronomiche grazie alla “Prima diffusa”, il programma di proiezioni ed eventi (35) che accompagna la prima rappresentazione operistica della stagione della Scala. Tra i luoghi in cui verrà proiettata l’opera di Musorgskij, quest’anno: l’Aeroporto di Malpensa, il Teatro Puntozero Beccaria, la Casa Circondariale di San Vittore, il MUDEC e il liceo Virgilio.

L’Opera epica in scena: definita il “Macbeth russo”, ispirata al dramma omonimo di Puškin e alla “Storia dello Stato russo” di Karamzin, “Boris Godunov” è il primo dei due capolavori teatrali (l’altro è ‘Chovanščina’) di Modest Musorgskij (1839-1881), noto al pubblico per i “Quadri di una esposizione” per “pianoforte solo” e per il poema sinfonico “Una notte sul Monte Calvo’. E’ un dramma cupo, del quale sono protagonisti non solo Boris Godunov al tempo del suo regno (1598-1605) ma anche il popolo, che in un primo momento accoglie il suo nuovo zar favorevolmente, per poi combatterlo con forza.

Boris, accusato d’aver ucciso lo “zarević” (il Principe), viene sopraffatto dal senso di colpa, fino a cadere in preda alle allucinazioni.

Milano sfavillante di luci, colori e tradizioni, non si smentisce e regala, come sempre, lo spettacolo della bellezza, rispettando ogni tradizione anche di critica e ripensando al Loggione, dove gli spettatori mangiavano e tiravano gli avanzi sulla platea dei nobili sottostanti, non possiamo che sorridere e farci un bel selfie, magari in Piazza della Scala, festeggiando Milano e l’atmosfera natalizia che rende più o meno tutti, sereni e positivi…

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