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La Festa della Repubblica italiana, fondata sulla Resistenza, è ancora più importante in questo momento storico…

Tra una settimana andremo al voto europeo e, in questo momento storico, forse è ancora più importante ricordare la nostra Storia e la grande conquista della democrazia, quando, al referendum del 2 giugno 1946, vinse la forma dello Stato e la costituzione della Repubblica, che abbattè la monarchia, fondandosi sulla Resistenza.

Buon 2 giugno e buona Festa della Repubblica fondata sul Lavoro, un evento che ha cambiato la nostra Storia, anche con il voto delle donne, per la prima volta in Italia. Quando eravamo piccoli si andava a vedere la parata militare e si festeggiava la conquista della libertà e della democrazia. Ora, il 2 giugno per molti è solo un “ponte”, i negozi son tutti aperti e la Politica si fonda sui litigi dei partiti per la soglia del 3 o 5 per cento…

Tutto cambia, siam senza Memoria e il lavoro non è per tutte e tutti. Ma noi, imperterrite e imperterriti, continuiamo la nostra Resistenza e trasmettiamo ai giovani la voglia di restare in democrazia e nella pace conquistata…

Il 2 giugno si festeggia la nascita della nostra Repubblica con una grande manifestazione a Roma che termina con la deposizione di una corona d’alloro in omaggio al Milite Ignoto all’Altare della Patria da parte del Presidente della Repubblica e una parata militare lungo via dei Fori Imperiali.

Il Presidente della Repubblica, oggi si accinge a commemorare quella data con le più alte cariche dello Stato e, affinchè le celebrazioni continuino ad avere senso, tutti gli Italiani, insieme alle istituzioni,  dovrebbero essere uniti in questo giorno che cambiò le vite di tutte e tutti, anche con il voto alle donne.

Ieri Mattarella ha rivolto un saluto insieme ai Presidenti degli organi costituzionali d’Italia, agli Ambasciatori accreditati a Roma. Ecco il suo discorso che racchiude il senso di questa Festa fondamentale:

“L’amicizia dei vostri Paesi ci ha accompagnato in questi decenni e la vostra presenza esprime la saldezza dei legami che ci uniscono.

Ringrazio l’orchestra della Rai, il direttore Michele Gamba, il violoncellista Ettore Pagano, con i complimenti per il brillante avvio della sua carriera. Siamo grati per il momento d’arte che ci offriranno e che seguiremo insieme ai tanti che lo faranno attraverso la tv e la rete e a cui invio un saluto particolarmente cordiale.

Il 2 giugno del 1946 l’Italia sceglieva la Repubblica.

Quel voto – all’avvio della vita democratica – rappresentò per gli italiani una chiamata alla responsabilità. In quegli anni di speranze diffuse, le aspirazioni al benessere e al miglioramento della condizione personale, procedevano insieme alle conquiste democratiche e sociali.

La congiuntura internazionale propone nuovamente tempi straordinari.

Come allora avvertiamo – oggi a livello mondiale – l’esigenza di impegnarsi per la pace, di perseguire insieme ovunque libertà e sviluppo, democrazia e diffusione del benessere, maturazione civile, crescita economica e dei diritti: questa ci appare, nella comunità internazionale, la grande sfida, l’orizzonte che abbiamo di fronte.

Rifiutando con determinazione baratti insidiosi: sicurezza a detrimento dei diritti, assenza di conflitti aggressivi in cambio di sottomissione, ordine attraverso paura e repressione, prosperità economica in cambio di sudditanza.

Guardiamo con amarezza e con preoccupazione al moltiplicarsi delle situazioni di conflitto e di violenza nel nostro vicinato, dall’Ucraina, al Medio Oriente, fino al Sahel.

In Medio Oriente, dove, a seguito della brutale ed efferata aggressione terroristica ad opera di Hamas, con l’assassinio di tante persone innocenti, la spirale di reazioni di spaventosa violenza che ne è scaturita, crea immani sofferenze e un numero sconvolgente di vittime tra la popolazione civile palestinese, devastazioni nei territori coinvolti, disseminazione di odio per il prossimo futuro, insicurezza per tutti in quella fondamentale regione.

Occorre avviare subito un processo che ponga termine ai massacri e conduca finalmente a una pace stabile, con il pieno e reciproco riconoscimento dei due Stati di Israele e di Palestina, necessariamente in tempi ravvicinati affinché sia realmente possibile.

Nell’immediato, ribadiamo l’imperativo di dare piena attuazione a quanto richiesto dal Consiglio di Sicurezza per il cessate il fuoco, l’accesso umanitario incondizionato alla popolazione di Gaza e la liberazione immediata degli ostaggi sequestrati nel corso del disumano attacco del 7 ottobre.

Con l’invasione dell’Ucraina – un Paese indipendente e sovrano – la Russia ha riportato la guerra nel cuore dell’Europa e scavato nuovamente un solco tra i Paesi del continente che sognavamo in pace e collaborazione, liberi e democratici da Lisbona a Vladivostok.

La Federazione russa ha demolito l’architettura di sicurezza che ha garantito pace e stabilità al continente europeo per lunghi decenni, sin dagli Accordi di Helsinki della metà degli anni settanta; e ha lanciato una nuova, angosciosa, corsa agli armamenti.

Si tratta di un comportamento tanto più grave in quanto posto in essere da uno dei Paesi su cui ricadono maggiori responsabilità nella comunità internazionale, in quanto membro permanente del Consiglio di Sicurezza.

Avvertiamo tutti che da tante parti nel mondo proviene un grido di sofferenza, di richiesta di serenità di vita, di progresso, di giustizia, di pace.

L’Italia, Paese fondatore dell’Unione Europea, convinta partecipe del rapporto transatlantico, dell’amicizia e dell’alleanza in cui questo si esprime, continuerà a impegnarsi – anche nella qualità di Presidente di turno del Gruppo dei 7 – per la tutela – sempre, ovunque, per tutti – dei diritti fondamentali della persona, per la pace e il dialogo tra i popoli e gli Stati, per la giustizia e la solidarietà internazionale, per la lotta alla fame, alle malattie, al sottosviluppo, per la difesa dell’ambiente.

È  con pieno affidamento al valore di queste direttrici, sulla base dei principi della nostra Costituzione, che celebriamo il 2 di giugno, guardando al futuro con fiducia e speranza.

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