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Italia vs Europa: Il divario di protezione assicurativa nelle calamità naturali

In un mondo sempre più connesso e consapevole delle sfide che ci circondano, le calamità naturali emergono come fenomeni complessi che, oltre a plasmare il paesaggio terrestre, incidono profondamente sul tessuto sociale, economico e ambientale delle comunità colpite, evidenziando l’urgente necessità di adottare strategie resilienti e sostenibili per il futuro. Nel 2023, il mondo ha assistito a 398 eventi catastrofici naturali a livello mondiale[1], con perdite in Europa che ammontano a 77 miliardi di euro[2]. L’Italia, in particolare, si trova in prima linea: 378 eventi meteorologici estremi nel 2023, il 22% in più rispetto al 2022, con danni da miliardi di euro ai territori e la morte di 31 persone[3].

 

I dati evidenziano un chiaro bisogno di protezione assicurativa, tuttavia in Europa, solo un quarto delle perdite dovute a catastrofi naturali è coperto da assicurazioni. L’EIOPA, l’Autorità europea che vigila su assicurazioni e pensioni, identifica “un significativo divario di protezione”, attribuibile a varie cause, tra cui la percezione di costi molto elevati, le presunte aspettative di intervento statale, la mancanza di chiarezza nei termini assicurativi, le esperienze negative passate e la complessità del processo assicurativo. Tutte motivazioni che portano a sottovalutare l’importanza di una corretta gestione del rischio e la valutazione dei danni potenziali.

 

La Banca Centrale Europea sottolinea come la copertura assicurativa vari notevolmente tra i paesi dell’UE: in molti Stati membri, compresa l’Italia, la quota delle polizze sottoscritte è inferiore al 5%. Infatti, nonostante il Bel Paese presenti un elevato rischio idrogeologico in molte delle sue regioni, con più dell’80% del territorio soggetto ad attività sismica e regioni come l’Emilia-Romagna, la Toscana e la Lombardia particolarmente esposte alle alluvioni, la consapevolezza e la diffusione di polizze assicurative contro calamità naturali rimangono basse. L’Italia, insieme alla Grecia, si trova a fronteggiare il più alto gap di copertura assicurativa e la più alta esposizione ai rischi, rispetto alla scarsa propensione assicurativa[4]. Il Bel Paese è al settimo posto nell’OCSE per i premi del ramo vita, al 4,9% del PIL, ma solo venticinquesimo nel ramo danni con l’1,9% del PIL[5], contro una media di Francia al 4,6%, Germania al 3,9%, Spagna e UK al 2,9%. Il livello di gap di protezione più alto per specifici rischi si riscontra per i terremoti e le alluvioni (rispettivamente 98% e 97% dei sinistri non assicurati), seguiti da incendi e tempeste[6].

 

In risposta, l’Europa e l’Italia stanno adottando politiche pubbliche e incentivi per promuovere le assicurazioni contro i disastri naturali. L’EIOPA sta rivedendo, in base alla Direttiva Solvency II, i rischi di catastrofi naturali, proponendo aggiornamenti periodici ogni cinque anni ai requisiti patrimoniali per le assicurazioni. L’ente, come risultato dell’esercizio di rivalutazione per il 2023/2024, ha recentemente proposto infatti nuovi fattori di rischio per 25 regioni e 5 tipi di pericoli, con particolare attenzione al rischio di alluvioni, che richiederà un ricalibro in 10 Paesi, tra cui Paesi Bassi, Irlanda e Finlandia, che dovrebbero essere aggiunti al rischio di alluvione.

L’Italia, con la Legge di Bilancio 2024 , introduce l’obbligo per le imprese che hanno sede legale in Italia o una stabile organizzazione nel paese di assicurarsi contro eventi catastrofici, con sanzioni che possono variare da un minimo di 200.000 euro a un massimo di 1 milione di euro per le inadempienze.

 

La recente legislazione italiana segna un progresso significativo nella lotta contro i cambiamenti climatici, ma mette in luce anche l’urgenza di ampliare la copertura assicurativa, estendendola non solo alle imprese, ma anche alle famiglie. È fondamentale ricordare che la legge impone l’obbligo di assicurarsi soltanto per determinati eventi, come sismi, alluvioni, frane, inondazioni ed esondazioni, escludendo altri possibili rischi. Questo rappresenta sicuramente un incentivo importante, tuttavia le aziende non dovrebbero considerare questa misura come una soluzione definitiva e onnicomprensiva.

 

Un aspetto fondamentale da considerare è l’integrazione delle tecnologie digitali nel settore assicurativo. L’adozione di strumenti come l’analisi dei big data e l’intelligenza artificiale può migliorare la precisione nella valutazione dei rischi e nella personalizzazione delle polizze, rendendo l’assicurazione più accessibile e mirata. Queste tecnologie possono anche velocizzare i processi di richiesta e liquidazione dei sinistri, migliorando significativamente l’esperienza utente.

Inoltre, è importante valutare il ruolo degli incentivi governativi per promuovere la stipula di assicurazioni. Misure come detrazioni fiscali per chi sottoscrive polizze contro eventi catastrofici, o contributi per le imprese che investono in assicurazioni per i propri dipendenti, possono stimolare una maggiore adesione.

 

In conclusione, l’incremento della consapevolezza sui rischi climatici e l’adozione di polizze assicurative personalizzate, insieme all’impiego di tecnologie avanzate e al sostegno attraverso incentivi governativi, sono elementi chiave per contrastare efficacemente la tendenza alla sottoassicurazione. Un approccio olistico che consideri questi aspetti contribuirà a costruire una società più resiliente di fronte ai cambiamenti climatici e ai disastri naturali.

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