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Intervista a Kifrah: quando la musica incontra l’anima

Intervista a Kifrah: quando la musica incontra l’anima.

“Ogni volta che sono sul palco ritrovo me stessa ed è come tornare a casa.”

A cura di Rossella Di Pierro

Federica Gerotto, in arte Kifrah, è una talentuosa cantante che ha fatto della sua passione per la musica una vera e propria missione umana. L’arte è il linguaggio dell’anima, la strada che ci permette di arrivare alla nostra vera essenza in un mondo in cui si viene spesso sopraffatti dalla superficialità. La sua voce, dai toni intensi e graffianti, tocca proprio le corde dell’anima di chi la ascolta, risvegliando emozioni e talenti sopiti.

Come nasce la tua passione per la musica?

“E’ una passione che nutro da sempre, anche se non mi è stata trasmessa da nessuno in famiglia. So che mio nonno era un musicista, ma purtroppo non ho fatto a tempo a conoscerlo. Ricordo l’esatto momento in cui mi innamorai della musica e fu grazie a Elisa. Era il 2001, anno in cui partecipò al Festival di Sanremo, vincendolo, con il brano Luce (tramonti a nord est). Mi innamorai di lei e della sua voce, ai tempi quasi sconosciuta in Italia, ma già molto famosa all’estero. Cominciai così a imparare tutte le sue canzoni e da lì non mi sono più fermata.”

Come si è evoluto negli anni il tuo stile musicale?

“Ho ascoltato per anni l’R&B e il blues americano, ispirandomi a cantanti come Christina Aguilera, con toni neri e graffianti. Fino ai 26 anni ho cantato maggiormente brani pop italiani, poi mi sono orientata verso il jazz e il blues, affinando la mia tecnica e trovando la mia dimensione personale. Non volevo essere un’imitazione di cantanti già affermate, ma trovare la mia propria identità.”

Secondo te qual è il confine tra imitazione e ricerca della propria identità?

“La cosa fondamentale, come ho fatto io, è quella di esplorare la propria essenza vocale e, allo stesso tempo ascoltare qualsiasi genere musicale: dal pop al metal. Questo mi ha permesso di espandere molto la mia vocalità. Un altro aspetto fondamentale è Less is more. Dopo anni di attenta ricerca musicale, sono andata a togliere man mano sfumature che avevo aggiunto alla voce, per arrivare all’essenza. Come? Attraverso il respiro, che ci connette al nostro vero io.”

Hai un gruppo con cui ti esibisci?

“Sì, ci chiamiamo i BluesCreen, un nome un po’ atipico ma molto simpatico. Blues chiaramente per il genere che trattiamo, e Creen arriva dal piemontese ‘maialino’. Quindi maialino blu, un gioco di parole che ci è piaciuto subito. La nostra particolarità è quella di aver sostituito la chitarra con una tastiera. Ogni brano quindi, anche se cover, è completamente riarrangiato. Abbiamo in cantiere il desiderio di uscire con anche dei brani nostri, ci stiamo lavorando.”

Cosa provi quando stai sul palco?

“Mi sento a casa. Il palco mi fa essere totalmente me stessa, senza filtri o maschere. Ogni volta che mi esibisco torno alla mia essenza, ed è meraviglioso. La mia missione è quella di trasmettere al pubblico le mie emozioni, di stimolarli ed aiutare anche loro a fare lo stesso. L’arte è connessione e la musica è il linguaggio della nostra anima.”

Hai qualche progetto in cantiere?

“Abbiamo appena inciso e girato il videoclip di un brano dance insieme al Dj torinese Christian Stefanoni, di cui ho scritto il testo e prestato la mia voce. Un progetto diverso dal mio genere musicale, ma che mi è piaciuto davvero molto e che uscirà prossimamente.”

Dove possiamo ascoltarti live prossimamente?

“Ho due date prossimamente in Lombardia: una il 13 gennaio 2024 a Busto Arsizio presso il locale Calma & Gesso e il 16 febbraio 2024 al Bonaventura Music Club di Buccinasco, un club in stile newyorkese. Ammiro molto questi locali che valorizzano la musica underground e il live. In Italia c’è ancora troppo poco spazio dedicato all’arte ed è un peccato. Il nostro lavoro è proprio quello di cercare di sensibilizzare le persone sull’importanza della musica come strumento per ritrovare se stessi e stare bene.”

Hai mai pensato di andare all’estero?

“A giugno dell’anno scorso abbiamo avuto l’opportunità di partecipare con il nostro gruppo al Caslano Blues Festival, un Festival di musica blues in Svizzera italiana in cui si sono esibiti artisti provenienti da ogni parte del mondo, anche oltre oceano. Dieci anni fa invece ho fatto un bellissimo tour in Austria, in cui ho portato lì la musica italiana. Mi sono piacevolmente sorpresa di quanto la nostra arte sia molto conosciuta e apprezzata all’estero.”

Da dove arriva il tuo nome d’arte?

“Da un sogno. Era da un po’ che ero alla ricerca di un nome d’arte, ma non riuscivo a trovare quello giusto. Una notte mi addormentai con il desiderio di trovarlo, feci un sogno e quando mi svegliai avevo il nome Kifrah che continuava a risuonarmi. Mi piacque sin da subito, anche se non ne conoscevo il significato. Sta di fatto che, nonostante la sua origine misteriosa, piace molto al pubblico e questa è la cosa più importante.”

Qual è il tuo sogno nel cassetto?

“Il mio sogno è quello di arrivare a più persone possibili attraverso l’arte. Vorrei riuscire a sensibilizzare sempre di più gli altri a coltivare i propri talenti, ad autorealizzarsi ed essere felici attraverso l’arte, che sia la musica o qualsiasi altra espressione.”

 

 

 

 

 

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