Lo smart working, il lavoro da casa, è per la maggior parte delle persone una nuova abitudine dell’ultimo anno a causa dell’emergenza sanitaria. Questo ha costretto tanti a realizzare angoli studio in abitazioni che prima non avevano, a fare spazio in ogni posto possibile di casa ad un tavolino per posizionare il computer.Con il tempo trascorso in casa lavorando anche il fattore illuminazione è diventato importante e da non lasciare al caso per non affaticare ulteriormente gli occhi.
Come utilizzare la luce per creare un ambiente di lavoro produttivo? La neuroscienziata di Dyson, la dott.ssa Karen Dawe, condivide i suoi consigli
1) Creare uno spazio dedicato: “L’illuminazione svolge un ruolo cruciale nell’indicare che un’area particolare della stanza ha uno scopo specifico. Mentre i regolamenti edilizi fanno in modo che gli ambienti ad uso ufficio dispongano di livelli di luce adeguati, l’illuminazione nelle postazioni di lavoro domestiche è spesso trascurata.
– Assumere il controllo della luce che ci circonda. Giocare con varie opzioni, finché non si trova il giusto assetto personale.
– Osservare come si distribuisce la luce nell’intera stanza e non solo nelle immediate vicinanze dell’apparecchio di illuminazione.
– Essere consapevoli della posizione dei punti luce. La luce naturale proveniente dalle finestre o dai faretti, che si riflette sullo schermo di un computer, può causare abbagliamento e affaticamento degli occhi, compromettendo la capacità di concentrarsi.
– Durante una conference call, evitare di sedersi di fronte a una finestra. Gli interlocutori potrebbero affaticare gli occhi per vedervi correttamente.
2) Scegliere l’illuminazione giusta in base all’attività da svolgere: “La nostra ricerca dimostra che la gente tende a utilizzare l’illuminazione in casa in quattro modi: luce indiretta per un’illuminazione generale; luce mirata per attività a elevata precisione; luce funzionale per mettere in risalto elementi particolari, come un’opera d’arte, e luce ambientale per creare un’atmosfera rilassante la sera. Eppure, nonostante in ogni casa siano presenti innumerevoli tipologie di apparecchi di illuminazione, a ciascuno è solitamente assegnato un solo compito.”
– Pensare all’atmosfera che si vuole creare nella stanza, soprattutto in virtù delle attività che si intendono svolgere in quell’ambiente.
– Assicurarsi di avere il giusto livello di luce per il compito da svolgere: se si preferisce leggere con una luce fioca e accogliente, è bene accertarsi che sia comunque abbastanza forte da non affaticare gli occhi.
– La luce non è tutta uguale. Per le attività di maggior precisione, come dipingere, disegnare o truccarsi, è meglio optare per una luce artificiale, con un indice di resa cromatica (CRI) maggiore. Più alto è il CRI, più i colori saranno simili a come appaiono alla luce naturale.
3) Riposare! “Tutti vogliamo rimanere concentrati quando lavoriamo da casa, ma è fondamentale concedere ai nostri occhi un po’ di riposo. Costringere gli occhi a concentrarsi su un’area limitata per un periodo di tempo prolungato, ad esempio leggendo un libro o guardando lo schermo di un PC, significa sforzare i muscoli oculari, con conseguente affaticamento visivo. Per qualcuno questa sensazione può limitarsi a un leggero fastidio, ma in altri può causare forti emicranie. I sintomi dell’affaticamento visivo possono essere provocati anche dallo sfarfallio e dal riverbero delle fonti luminose. Senza rendersene conto, gli schermi che utilizziamo sono spesso troppo o non abbastanza luminosi, con la conseguente formazione di riverberi. L’occhio è in grado di sopportare un certo livello di riverbero, sfarfallio e affaticamento, ma lavorare otto ore al giorno in queste condizioni è davvero eccessivo per i muscoli oculari. ”
– Regolare la luminosità degli apparecchi per creare una luce confortevole. Per letture prolungate, aumentare la dimensione dei caratteri.
– Ogni tanto, distogliere lo sguardo dallo schermo per riposare gli occhi.
4) Creare una routine legata alla luce naturale: “Quando si tratta di ricreare la giusta illuminazione per incarichi da svolgere lungo l’intera giornata, lo standard di riferimento è la luce naturale. Ci siamo evoluti per vivere e lavorare a una luce naturale e a una temperatura cromatica variabili, regolate dai cicli di giorno e notte. L’illuminazione interna, invece, ha spesso la stessa luminosità e resa cromatica per tutta la giornata. A lungo andare, questo può compromettere il nostro umore e la nostra produttività. La luce solare stimola l’attenzione ed è anche il segnale principale per il nostro orologio biologico. Scandisce il nostro senso interiore del tempo. Anche il ritmo circadiano (altrimenti detto ‘orologio biologico’) influenza il funzionamento del nostro intero organismo, compresi il metabolismo e la routine. Un esempio estremo di ciò che accade quando il nostro orologio biologico è sfasato è il famoso ‘jet lag’.”
– Iniziare la giornata con una passeggiata all’aperto. Questa esposizione d’impatto alla luce del mattino contribuisce ad ancorare l’orologio biologico ai ritmi della luce naturale locale, segnalando al corpo che la giornata è iniziata e fornendogli un programma subconscio.
– Ricorrere a un’illuminazione interna che permetta di variare la temperatura della luce (da fredda a calda) e la luminosità a seconda dell’ora del giorno. Allestire la postazione di lavoro vicino a una finestra o in un altro spazio ben illuminato dalla luce naturale.
– Iniziare una routine serale di regolazione della luce circostante per creare un ambiente rilassante e segnalare al corpo che la notte si sta avvicinando.
5) Garantire agli occhi la luce giusta di cui hanno bisogno : “Con l’avanzare dell’età, anche i nostri occhi cambiano. I muscoli che controllano la dimensione della pupilla si indeboliscono e lasciano entrare meno luce, facendo così indurire il cristallino. Secondo l’ISE, è proprio a causa di questi cambiamenti che le persone oltre i 65 anni d’età hanno bisogno di quattro volte più luce rispetto agli under 25. Tutti ci siamo trovati almeno una volta nella difficile situazione di dover leggere il menù in un ristorante con una luce particolarmente fioca, mentre qualcuno più giovane accanto a noi non aveva alcun problema. Inoltre, con l’età, il cristallino si ingiallisce, il che compromette la percezione dei colori. I cristallini ingialliti assorbono e disperdono la luce blu, con conseguente difficoltà nel distinguere le sfumature di blu, verde e viola. I colori possono apparire più spenti e i contrasti cromatici meno evidenti. Questo può rappresentare un problema quando bisogna scegliere i vestiti o eseguire compiti che implicano il riconoscimento dei colori.”
– Mano a mano che l’età aumenta, anche la luce deve aumentare di conseguenza.
– Le lampadine con un CRI superiore a 80 sono la scelta ideale per aiutare gli occhi “anziani” a distinguere meglio i colori.
fonte ansa.it