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Il Superbonus a novembre finisce in Tribunale con CANDE (Class action nazionale dell’Edilizia) che chiama in causa la Presidenza del Consiglio

Le class action richiamano romanticamente al cinema americano, con le lotte di massa realizzate da cittadini che per una giusta causa e per ingiustizia subita, formano comunità molto determinate e unite, contro potenti multinazionali, portandole in tribunale per avere risarcimenti in denaro o anche “morali”.

In Italia, dal “pasticciaccio brutto” che è diventato il Superbonus per l’edilizia, (il maxi-incentivo, chiamato più correttamente Superbonus 110%, introdotto dal Decreto Rilancio 2020, per dare uno stimolo per la ripartenza del settore edilizio e naufragato) è nata una class action, portata avanti da C.A.N.D.E. e dalla passione dei suoi referenti.

Per le ripetute modifiche intervenute in questi anni, il Superbonus, finisce infatti in tribunale, con una chiamata in causa d’eccezione: la Presidenza del Consiglio, convocata dal Giudice della Sezione Civile, del Tribunale di Vicenza per il 5 novembre 2024.

L’intervista esclusiva a Roberto Cervellini, Direttore Generale C.A.N.D.E., su You Tube, nel mio programma tv Mimose Time.

C.A.N.D.E., CLASS ACTION NAZIONALE DELL’EDILIZIA, PORTA LA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO IN TRIBUNALE…

Avvocato Daniele Marra

“Si tratta di una novità assoluta in materia giurisprudenziale relativamente alla intricata materia del Superbonus, perchè è la prima volta che la Presidenza del Consiglio viene citata in causa e viene chiamata a rispondere del danno all’impresa appaltatrice che si è vista bloccare la cessione dei crediti, e che è finita in causa con il committente, col fine di tenere indenne il nostro assistito, per il caso di soccombenza ed eventualmente a pagare il risarcimento”, ha detto Roberto Cervellini, Direttore Generale di CANDE, (Class Action Nazionale dell’Edilizia), che ha intentato causa a sostegno del diritto di una ditta associata. All’associazione CANDE, operativa da oltre due anni, aderiscono oltre 250 imprese operanti nel settore dell’edilizia, presenti in tutto il territorio nazionale, e ha il fine di rappresentare imprese e liberi professionisti che, sotto qualsiasi forma e ragione sociale, anche cooperativa e consortile, esercitano attività nel campo dell’edilizia, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi, oltre ai privati a sostegno del comparto.

È evidente che le ripetute modifiche alla norma originale del Superbonus meglio rappresentata nel meccanismo della cessione del credito artt. 121 e 122 del DL 34/2020 già Legge 77/2020, sono da intendersi risolti per le subentrate variazioni contrattuali che hanno impedito alle parti in causa, in questo caso e in tantissimi altri di poter proseguire i lavori così come concordati.

Per questo accavallarsi di norme la lite tra committente e impresa, impresa/committente e istituto finanziario, è diventata di fatto una consuetudine, e il Superbonus, che avrebbe dovuto ridare fiato all’edilizia, si è rivelata una trappola mortale: con la decisione del Giudice del Tribunale di Vicenza, viene stabilito un importante precedente: il Governo, responsabile di questa confusione e dei blocchi derivanti, dovrà garantire il pagamento di crediti, prima concessi, e poi alienati, con un meccanismo che ha messo in ginocchio troppe aziende operative nel settore.

Un traguardo importante al quale l’Avvocato Daniele Marra, del Foro di Roma, legale di CANDE ideatore della manovra, ha così commentato:”La scelta del magistrato è stata quella di condividere pienamente due tesi difensive. La prima è rappresentata dal fatto che la ditta appaltatrice può essere garantita anche dal Legislatore italiano che, con i provvedimenti legislativi di urgenza come quelli che hanno via via compromesso la cessione del credito e lo sconto in fattura, ha inciso direttamente su rapporti privati e tra privati, rendendo più oneroso un appalto edile: lo Stato può essere parte in causa.
La seconda è quella di aver avallato una vera e propria lesione del credito di una ditta edile, visto che la lite è stata ampliata ai danni della Presidenza del Consiglio, citando uno specifico articolo del codice di procedura civile, ovvero quello che ammette la chiamata in causa di un terzo non solo perché la lite gli è comune, ma anche affinché il terzo garantisca chi lo ha chiamato, ovvero paghi al suo posto in caso di condanna. Lo Stato può essere chiamato a risarcire una ditta edile. A novembre vedrò la costituzione avversaria e potrò dare risposte concrete al comparto edile che l’associazione CANDE rappresenta con instancabile impegno”.

Oramai le denunce sono all’ordine del giorno in CANDE, e ad ognuna viene disegnato un ricorso” – ha aggiunto il DG Cervellini – questa è già la seconda dopo Poste, e il prosieguo di una lunga serie anche con il coinvolgimento del Giudice Tributario”.

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