Quando si parla di divi si pensa subito ad icone femminili, tuttavia è un fenomeno che ha interessato anche il mondo maschile. Il primo divo fu sicuramente Rodolfo Valentino, un italiano naturalizzato statunitense che inizia la sua carriera come ballerino per poi entrare nel mondo del cinema. Era idolatrato da tutte le donne, catturate dal suo fascino magnetico. Il suo sguardo alle volte “selvaggio” era capace di penetrare le anime di tutti quanti, di emozionare e allo stesso tempo provocare paura. Ma perché a distanza di un secolo si parla ancora di lui? Il mito di Rodolfo Valentino è talmente imponente che sono ancora molti (soprattutto tra i più giovani) continuano a pensare che non fosse un personaggio realmente esistito, ma una figura nata dalla penna di qualche scrittore di romanzi. Invece questa entità dell’interpretazione cinematografica, quasi mitologica, visse sul serio.
Dopo aver realizzato film di grande successo, nel gennaio del 1923 in “Una lettera aperta al pubblico americano” spiegò le ragioni che l’avevano costretto a rifiutare le proposte contrattuali della Famous Players-Lasky. “Non ero capriccioso, non ero venale. Non mi considero ancora un grande attore. Ma avevo in me una grande passione per l’arte cinematografica, una grande gratitudine verso il pubblico, ed un’immensa quasi terrificante sensazione di responsabilità del dover continuare ad apparire in buoni film”. Rodolfo si schierò contro tutti quei film che potevano essere definiti programmatici. Non solo ha sottolineato la scarsa qualità delle pellicole prodotte con il solo scopo di sbancare, l’attore era pronto a denunciare le ingiustizie costretto a subire, rivelando così gli aspetti più oscuri dell’industria cinematografica hollywoodiana. Durante le riprese della corrida era costretto a cambiarsi quasi dieci volte nell’arco di una sola giornata e non era stato allestito neppure un camerino. Era tutto così squallido ma soprattutto così contraddittorio. Venerato come una star ma obbligato a cambiarsi nella sua auto o addirittura all’aria aperta… Rodolfo più volte è stato vittima di attacchi personali feroci che lo hanno ferito profondamente. Anche la stampa americana fu spesso ostile all’attore, dipinto come un immigrato dai costumi ambigui e dal fascino perverso, un dandy effeminato (verrà pubblicamente schernito dal “Chicago Herald Examiner” come “piumino per cipria rosa”) ed un corruttore dei costumi, che rubava immeritatamente i cuori delle donne americane. Lo hanno sempre guardato con sospetto. Il fisico agile ed aggraziato, la naturale disposizione alla danza, la gentilezza dei modi lo allontanavano dal prototipo maschile tradizionale e ciò che era nuovo all’epoca spaventava. Ad oggi si celebra il suo personaggio per la forza dirompente che lo ha contraddistinto e per l’immenso coraggio che lo ha spinto a condannare i torti subiti.