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IL BISCOTTO DELLA FORTUNA – VIVIAN MAIER

Dall’incontro di Charles Maier, figlio di migranti austriaci, commesso presso una drogheria di New York e Maria Jaussaud, francese, approdata nella grande mela per ricongiungersi alla sua famiglia, ebbe inizio una storia d’amore che li condusse al matrimonio e alla nascita di due figli: William Charles, nel 1920, e poi, il 1 febbraio 1926, Vivian.

L’unione fra Charles e Maria non fu felice e la coppia decise di separarsi nel 1929 dividendosi l’onere della crescita dei ragazzi.

Come previsto dalla legislazione dell’epoca, il figlio maschio fu affidato alla famiglia paterna mentre Vivian, la figlia femmina, fu affidata alle cure della madre.

Le scarse risorse economiche della Sig.ra Jaussaud la spinsero a trasferirsi da una amica, Jeanne Bertrand, scultrice e fotografa professionista che fu consacrata agli onori della cronaca e del grande pubblico con la pubblicazione in prima pagina, di due sue fotografie, sul Boston Globe il 23 agosto 1902. Il principale giornale di Boston decretò il riconoscimento ufficiale dell’opera della giovane artista e diede ulteriore slancio al suo lavoro. La condivisione degli spazi di casa e della quotidianità fra la giovane fotografa e Vivian ispirò certamente la fertile immaginazione della bambina.

Nel 1932, madre e figlia, tornarono in Francia e vi rimasero fino al compimento dei dodici anni di Vivian. Dopo una parentesi durata poco più di una manciata d’anni fecero ritorno negli Stati Uniti e, con un lungo viaggio in transatlantico, approdarono nuovamente a New York, dove si stabilirono definitivamente.

Vivian iniziò a lavorare in fabbrica come operaia ma capì presto che gli ambienti angusti, gli spazi bui e impersonali non si confacevano alla sua indole bisognosa di libertà e di luce e cercò una professione che le consentisse maggiore libertà d’azione.

All’età di venticinque anni, allontanatasi dalla madre con la quale non aveva un rapporto sereno, Vivian tornò a Champsaur in Francia per mettere all’asta una proprietà che le era stata lasciata in eredità.

La sua storia di migrante senza patria, straniera in Francia come negli Stati Uniti, rese ancora più complessa la vendita della fattoria perchè la sua presenza veniva percepita dai residenti e dai parenti superstiti con un alone di diffidenza o irrisione e dovette attendere diverso tempo prima di concludere la cessione della proprietà. Andarono battute deserte tre aste prima della vendita.

Con il ricavato comprò una fotocamera Rolleiflex professionale che inaugurò in Francia riprendendo alcuni suoi familiari prima di rientrare in Nordamerica.

Per mantenersi, lavorare e riuscire a coltivare la sua passione per la fotografia pensò di proporsi come bambinaia presso le case dell’alta borghesia della città. Dopo una iniziale esperienza a Southampton, si stabilì nel 1956 a Chicago, nella casa della famiglia Gensburg come governante e baby-sitter. Fu assunta dai coniugi Nancy e Avron che le affidarono la gestione e la sorveglianza dei loro tre ragazzi: John, Lane e Matthew.

Il rapporto con i genitori dei bambini non fu sempre facile a causa del carattere piuttosto algido, scontroso e brusco di Vivian che si ostinava, nonostante le ripetute raccomandazioni, a condurre i bambini in giro per la città nei quartieri meno raccomandabili.

Le difficoltà relazionali con i Signori Gensburg erano bilanciate dalla risposta entusiasta dei bambini, dalla loro incondizionata fiducia e dal loro affetto sincero. Vivian rappresentava per John, Lane e Matthew la sperimentazione, la continua scoperta, la libertà, la conoscenza e il piacere di bighellonare per i quartieri della città, anche i peggiori, anzi soprattutto quelli perchè profumavano di disobbedienza. La fantasia dei piccini era catturata da Vivian, dal suo carattere particolare, dalla sua temerarietà, dal suo spirito d’avventura: era la loro “Mary Poppins”. I bambini furono gli unici a custodire insieme a lei il segreto della sua passione per la fotografia.

Presso l’abitazione dei Gensburg, la Maier aveva un bagno privato, attrezzato come camera oscura dove si chiudeva a sviluppare i negativi e a srotolare pellicole.

Non è dato sapere perchè scelse di lavorare come bambinaia ma è facile supporre che questa attività le consentisse di avere il tempo di muoversi per la città, cogliere attimi di vita quotidiana e garantirsi vitto e alloggio sicuri.

Dopo diciassette anni di servizio abbandonò i Gensburg e prestò servizio saltuariamente presso altre famiglie fino al giorno in cui conobbe Chiara Bayleander, un’adolescente con disabilità mentale, della quale si prese cura finchè riuscì e fu necessario.

Vivian, negli anni, aveva accumulato una notevole mole di articoli, pellicole, ricevute, oggetti che avevano catturato la sua attenzione e dai quali non era più riuscita a separarsi e che aveva conservato in diversi bauli che cercava di ricoverare in diversi depositi.

Con il sopraggiungere dell’età avanzata dovette affrontare notevoli difficoltà economiche e si trasferì in un alloggio economico nella città di Cicero, nella contea di Cook. I fratelli Gensburg venuti a conoscenza della condizione di semi indigenza in cui versava la loro adorata nanny si presero cura di lei e la trasferirono, a loro spese, in un confortevole appartamento a Rogers Park.

L’abilità straordinaria di cogliere il momento con la macchina fotografica assorbì ogni attenzione di Vivian Maier ed il futuro, per lei, non fu mai un interesse né una preoccupazione. Esplorò con attenzione il presente, scomponendolo in minime frazioni di tempo, ed ogni suo sforzo si concentrò lì, nel momento. Fu così che la fragilità della vecchiaia la colpì trovandola impreparata.

Vivian ebbe un incidente, cadde su una lastra di ghiaccio e battè la testa. Le sue precarie condizioni di salute peggiorarono ulteriormente e fu ricoverata in ospedale. I Gensburg la fecero trasferire in una casa di cura a Highland Park per consentirle il miglior recupero possibile ma nonostante queste premure, Vivian morì poco dopo, il 21 aprile 2009, senza sapere che, due anni prima, John Maloof aveva acquistato i suoi bauli andati all’asta per morosità degli affitti dei depositi. Fu per lui come spezzare un biscotto della fortuna e trovarci all’interno immagini straordinarie.

Derma
Derma
Nasco a Milano, una manciata di lustri fa. Mi interessano le vite stonate, distorte, irregolari e il ritmo delle loro ballate. Osservo quando un passo di danza diventa un inciampo, quando un desiderio diventa un'ossessione, quando la volontà diventa un eterno vagare e in quel luogo oscuro, dove l'asse della mente si inclina e porta altrove scruto l'orizzonte. Non sono un medico, non sono una psichiatra, non sono una legale sono solo una collezionatrice d'ombre.
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