Agostino Marotta, Direttore della Gazzettadellalombardia.it, intervista l’Avv. Gaetano Laghi.
D – Come possiamo illustrare ai lettori questo recente sviluppo nel caso dell’omicidio di Chiara Poggi? Alberto Stasi è già stato condannato dalla giustizia italiana. Perché, quindi, un nuovo indagato?
R – La difesa di Alberto Stasi, convinta dell’innocenza del proprio assistito, ha richiesto alla Procura di Pavia la riapertura del caso presentando nuove evidenze. Questa richiesta fa riferimento a elementi che coinvolgono Andrea Sempio, portando la Procura a iscriverlo nel registro degli indagati.
D – Quali eventi si sono verificati esattamente? Quali prove sono emerse?
R – Non avendo accesso diretto agli atti del caso, mi baso esclusivamente su quanto riportato dai media e dai social network. Tuttavia, se la Procura di Pavia ha deciso di riaprire le indagini dopo due rigetti da parte del Gip e un ricorso accolto dalla Cassazione, è evidente che ci siano elementi probatori significativi. Si discute della “compatibilità” delle tracce biologiche con il DNA di Sempio e di altre evidenze mai analizzate in precedenza. L’indagine su Sempio, sia in parallelo che come sostituto di Stasi per omicidio volontario, consente alla Procura di considerare ogni possibilità senza escludere alcuna ipotesi. È importante sottolineare che Stasi sta già scontando la sua pena.
D – Qual è il suo pensiero riguardo all’incertezza sul colpevole, a distanza di anni e con una condanna definitiva? R – È cruciale riconoscere i progressi tecnologici che oggi ci consentono l’utilizzo di prove scientifiche come il DNA, non disponibili in passato. È opportuno riesaminare eventuali nuove evidenze per garantire che un innocente non venga punito per un crimine non commesso.
D – Non teme che tutto ciò possa riaprire una ferita per la famiglia della vittima?
R – Indubbiamente, l’ipotesi di un nuovo colpevole riaccende un dolore mai sopito. Tuttavia, la ricerca della verità rimane fondamentale.
D – E se tutto questo si rivelasse una falsa pista? R – È necessaria cautela nell’affrontare una questione così delicata; tuttavia, è essenziale investigare qualora emergano nuove prove. Il sistema penale presenta imperfezioni e il caso Stasi ne è una testimonianza; tuttavia, ciò non deve ostacolare la ricerca della verità.
