“La vita nel frattempo” è il nuovo album del cantautore milanese Giuliano Dottori, pubblicato mercoledì 29 marzo solo in vinile e download. Un delicato songbook, ricco di suggestioni e suoni delicati, dove Dottori si racconta senza filtri. Un equilibrio di canzoni soffuse, produzioni mature e arrangiamenti raffinati, che riescono a far convivere tra di loro la profondità del cantautorato con la melodia del pop.
“La vita nel frattempo” contiene otto canzoni scritte e prodotte nell’arco di circa otto anni. È un disco molto personale e intimo. “Credo che il concetto che sta alla base dell’album sia l’accettazione”, commenta Dottori, “dei miei limiti, della perdita, della fine di alcune relazioni. Accettare non significa accontentarsi ma comprendere a un livello profondo perché le cose molto spesso non vanno nella direzione che vorremmo. O, ancora meglio, comprendere che era sbagliata l’aspettativa, non il risultato. Accettare significa soprattutto chiudere i cerchi e ripartire più forte”.
Dal punto di vista della produzione musicale l’artista ha suonato ogni singola traccia del disco, a parte qualche elemento ritmico in alcune canzoni. Era l’unico modo per poter ricominciare a fare musica in prima persona, dopo tanti anni passati a produrre dischi per altri: lottare contro sé stesso e sconfiggere il suo alter ego sabotatore. Dottori è ripartito dal pianoforte, strumento da sempre molto amato. In alcuni casi la scintilla è stata innescata da un beat. In altri, per la prima volta, ha provato a improvvisare le parole, sperimentando un tipo di flusso mai provato. Ha giocato con alcuni synth e ha cercato di trovare soprattutto una strada personale nella produzione delle voci. È sempre difficile parlare delle reference musicali, anche perché racconta che ogni ascoltatore possa trovare accostamenti personali. Più in generale ha tenuto vicino alcuni dischi che più di altri lo hanno emozionato in questi otto lunghi anni: “Promises” di Floating Points, “Wave” di Patrick Watson, “American Dream” di LCD Soundsystem, “22, A million” di Bon Iver; e poi i lavori di Jòhann Jòahnsson, Julien Baker, Andrew Bird, Blake Mills e moltissimi altri. Come si può facilmente capire, ascolta pochissima musica italiana.
Sul palco Giuliano Dottori (voce, chitarra, basso e piano), Paola Candeo (pianoforte e voce) e Luca Zaliani (percussioni, chitarra, basso e voce).