Intervista al Maestro, pittore famoso nel mondo per i suoi ritratti su tela.
Da Barack Obama a Papa Francesco, è impossibile stilare una lista completa dei ritratti realizzati dal pittore Francesco Garofalo. Una tecnica particolare, ma soprattutto il grande messaggio umano contenuto nelle sue opere sono gli ingredienti che lo rendono uno tra gli artisti più premiati e stimati al mondo. Francesco Garofalo ha appena terminato una mostra presso il Consolato dell’Ecuador e sarà dapprima in mostra alla Galleria Steiner di Vienna dal 24 luglio al 19 agosto e da ottobre alla Biennale USA 2023-2024.
Quando nasce la tua vena artistica?
“È innata, sin da bambino ho sempre avuto la passione per il disegno. Crescendo, ho unito il sogno alla formazione, studiando in due importanti Accademie artistiche, in particolare all’Accademia SantaGiulia di Brescia e all’ACME di Milano. In 35 anni di attività, ho raggiunto grandi soddisfazioni, tra cui il massimo come coefficiente d’artista.”
Ci puoi spiegare in cosa consiste il coefficiente d’artista?
“Il coefficiente d’artista è un valore numerico che viene assegnato ai pittori professionisti dalle gallerie d’arte, dai critici o dalla case d’arte autorizzati dallo Stato. Il coefficiente d’artista è quindi una formula matematica che, combinando diversi elementi dell’opera e il curriculum dell’artista, è in grado di restituire il valore economico da applicare sul mercato. Il coefficiente va da un minimo di 0,01 ad un massimo di 3. Il mio è 3 e ne sono molto felice.”
Come si è sviluppata la tua arte e che tecnica utilizzi?
“Ho cominciato con l’arte classica, facendo svariate riproduzioni di opere famose su commissione, tra cui la Gioconda e la Venere di Botticelli. La mia tecnica è quella dell’aerografo su tela.”
Sei famoso nel mondo per i tuoi ritratti. Com’è cominciato questo filone?
“Per caso. Nel 2015 avevo una mostra in una piccola galleria a Roma vicino all’Ambasciata
americana. Un giorno passò l’Ambasciatore americano a vedere la mia mostra, le mie opere gli piacquero a tal punto che mi commissionò un ritratto per il Presidente Americano, che ai tempi era Barack Obama. Mi sembrò di vivere in un film, dopo quindici giorni ero sul jet privato dell’Ambasciata verso Washington alla Casa Bianca per la consegna del dipinto. Fu un’emozione incredibile e da quell’esperienza ebbe inizio tutto.”
Quali altri personaggi di rilievo hai ritratto?
“Dopo l’esperienza alla Casa Bianca, cominciarono a chiamarmi in moltissimi. Oltre ad aver
ritratto il nostro Presidente della Repubblica, mi hanno commissionato in Vaticano i dipinti di Papa Francesco, Padre Georg e Papa Benedetto XVI. A livello di spettacolo invece ho ritratto quasi tutti, dal regista Pupi Avati, Nino Frassica, sino a José Mourinho.”
C’è qualcuno a cui non hai ancora realizzato il ritratto, ma che vorresti dipingere?
“A dire la verità ne avrei un paio. Uno che purtroppo non c’è più ed è Papa Giovanni Paolo II, per me molto importante e personaggio di svolta nella comunicazione della Chiesa. Un altro personaggio che vorrei ritrarre perché stimo molto è Vasco Rossi, ma ci stiamo lavorando.”
Qual è il messaggio di fondo delle tue opere?
“In questo particolare momento storico voglio trasmettere un messaggio di pace. Ho realizzato due quadri contemporanei, che raffigurano un soldato ucraino e un soldato russo. La particolarità è che i due soggetti non sono adulti, ma bambini con la divisa. Questo per non dimenticare che dietro ogni soldato c’è un bambino interiore, triste e ferito per quello che sta accadendo. La mostra itinerante dal nome Lasciate che la guerra resti un gioco ha proprio l’obiettivo di sensibilizzare le persone ad una maggiore armonia e pace tra i popoli.”
A cura di Rossella Di Pierro
