Fashion Week, modelle sempre più magre in passerella. Dov’è finita l’inclusività?
Intervista a Giulia Accardi, modella plus size impegnata nella lotta contro il body shaming.
Si spengono le luci anche su quest’ultima Milano Fashion Week e, oltre ad aver individuato i nuovi trend moda della prossima stagione, è anche tempo di bilanci. Negativi, purtroppo. Sì, perché rispetto alla Fashion Week di settembre 2023, si è registrato un calo del -17% sulla presenza di modelle plus size in passerella. Insomma, la body positivity è stata solo una moda del momento? Sembra che l’inclusività stia man mano scomparendo nuovamente, per lasciare il posto a modelle sempre più magre. Addirittura taglia 34. Ma è questa la vera bellezza? E quanto è dannoso promuovere un tale prototipo così irreale?
Ne abbiamo parlato insieme a Giulia Accardi, modella plus size e fondatrice del movimento #perfectlyimperfect, da anni impegnata a fianco dei più deboli nella lotta a favore dell’accettazione del proprio corpo.
Giulia, cosa ne pensi della quasi totale assenza di modelle plus size a quest’ultima Milano Fashion Week?
“Credo che l’inserimento di modelle plus size in passato sia stato un semplice trend delle maison di moda. L’inclusività ha fatto parte di una strategia dei brand per acquisire una maggiore credibilità. Ma è stato un momento passeggero. Come testimoniano le passerelle, le modelle inclusive sono quasi totalmente assenti. Io credo che le modelle debbano rappresentare ogni tipo di fisicità e che l’eccessiva magrezza sia sinonimo di malattia, non di normalità.”
Quanto è dannoso questo meccanismo?
“Molto. Il termine modella viene automaticamente associato a sinonimo di bella donna, ad un ideale a cui ispirarsi. Nel momento in cui però questo ideale ha delle caratteristiche molto distanti dalla realtà, ecco che per la donna diventa molto frustrante. E si innescano meccanismi di non accettazione, di mancanza di amore per se stesse, fino allo sviluppo di disturbi psicologici e dell’alimentazione.”
A questo proposito, tu sei attivamente impegnata nella battaglia contro il body shaming e hai fondato il movimento #perfectlyimperfect. Di cosa si tratta?
“Ho creato questo movimento nel momento dell’apice del mio successo come modella plus size. Mi resi conto che gli abiti per le modelle come me erano concepiti per coprire la fisicità, come se mostrare le curve fosse un problema. Così decisi di fondare #perfectlyimperfect, per aiutare le donne ad amarsi e ad accettarsi così come sono, senza paura di mostrarsi al mondo. La vera bellezza non arriva da canoni imposti, ma da quanto sappiamo amarci ed essere sicure di noi stesse. Ciò si estende anche alla sessualità, al fatto che la donna debba avere il diritto di sentirsi libera di esprimersi come preferisce.”
Sei autrice del libro “Il potere dell’imperfezione” e stai per scriverne un secondo. Di cosa tratta?
“Sì, il primo libro ‘Il potere dell’imperfezione’, appunto, parla della mia vita fino ai trent’anni e del mio percorso personale per non conformarmi agli stereotipi irreali della moda. Invece il secondo libro che sto scrivendo è rivolto al potere delle donne, alla loro affermazione e realizzazione attraverso la loro voce ed unicità. Un altro tema importante che tratterò sarà quello dell’amore 2.0 e dei taboo sul piacere sessuale, tematiche che svilupperò in modo esplicito anche nel mio primo podcast, propedeutico all’uscita del libro.”
Quale messaggio vuoi lanciare alle donne per imparare ad accettarsi?
“Di non seguire la corrente, la moda, ma di essere loro a dettare la moda per loro stesse. Chiedetevi sempre ‘Cosa mi piace? Come mi sento valorizzata?’. Non fate mai affidamento sul giudizio degli altri, ma focalizzatevi su quello che piace a voi. Non vogliate mai assomigliare a qualcuno, ma essere voi il vostro idolo. Siate il vostro punto di inizio e di arrivo. L’amore per se stesse è la chiave di tutto.”