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Estate: 3 cose che possono semplificare la vita ai genitori in smart working

Con l’avvento dell’estate e le ferie ancora lontane, sono tante le famiglie che si trovano a dover coniugare figli e lavoro, terminata la scuola: in questo caso, il remote working è sicuramente una soluzione per cambiare aria prima delle vacanze, ma come aiutare i genitori a sopravvivere?

Secondo Coverflex, startup di welfare aziendale, ci sono 3 accorgimenti che potrebbero semplificare la vita di tutti, con ricadute positive anche sulle imprese

L’estate è ufficialmente entrata nelle case e negli uffici dei genitori lavoratori, che si trovano ora a dover incastrare famiglia e impegni professionali, non senza qualche difficoltà. In Italia, secondo i dati Istat, sono oltre 15 milioni le famiglie con almeno un occupato e, tra le coppie con figli, le tipologie più comuni sono: padre occupato a tempo pieno, nel 32,4% dei casi; entrambi i genitori che lavorano full-time (27,5%); papà a tempo pieno e mamma in part-time nel 16% delle famiglie esaminate dalla ricerca[1].

Conciliare lavoro e famiglia non è mai una sfida semplice, soprattutto se si hanno figli piccoli e non autosufficienti, che necessitano quindi di cura costante nei tre mesi in cui non sono impegnati con la scuola. In questo lo smart-working, una pratica che oggi coinvolge poco più di 3 milioni di lavoratori dipendenti in Italia (quasi la metà rispetto al 2020)[2], può essere una risorsa fondamentale per tante famiglie, nonostante le evidenti criticità del conciliare riunioni e impegni lavorativi con le necessità dei figli nella stanza accanto. A tal proposito giungono anche le novità del DL lavoro, che prevede la proroga delle agevolazioni per il lavoro agile al 31 dicembre 2023 per le persone fragili e con figli sotto i 14 anni, nei contesti privati.

Solidarietà, comprensione e rispetto sono le chiavi per semplificare la vita dei genitori lavoratori

Consapevole delle difficoltà che i genitori-lavoratori possono incontrare, e che il lavoro da remoto, specie in estate, non è tutto rose e fiori, la startup di welfare Coverflex ha messo a punto una lista di 3 aspetti da considerare per rendere più facile la vita alle famiglie e, di conseguenza, ai bambini, che si trovano spesso incastrati in questa complessa equazione.

  1. Evitare commenti negativi sul bambino e sui suoi comportamenti: quando un genitore lavora da remoto, è il lavoro ad aver invaso l’ambiente dei più piccoli, e non viceversa, per cui un bambino che piange durante una riunione è un bambino che piange a casa sua, mentre i genitori stanno lavorando e devono dedicarsi a entrambe le cose. Comprenderli e sostenerli è un grande aiuto nella gestione di questo momento di per sé stressante;
  2. Le aziende dal canto loro potrebbero puntare sempre più su pratiche family-friendly, rispettando tempi e spazi del lavoro da remoto, garantendo flessibilità quando il lavoro lo consente, sussidi per le spese legate ai bambini (come l’asilo) e non (come l’assicurazione) e programmando, ove possibile, riunioni in orari che si incastrino bene con le esigenze famigliari (quindi, per esempio, non dopo le 17.30 o prima delle 9/9.30);
  3. Creare un ambiente di lavoro sano dove prevalgano la comprensione, la collaborazione e la solidarietà tra persone, anziché la competizione e i dissidi: questo fa sì che, tra colleghi e con i superiori, ci si supporti e si comprendano l’uno le esigenze dell’altro, trovando insieme la soluzione più ideale, con conseguenze positive sul benessere delle persone e sulla loro produttività.

“Il remote-working (sì, continuo la mia personale battaglia contro l’utilizzo scorretto del termine “smart-working” che ci siamo inventati in pandemia!) ha portato tanti benefici e continuerà a portarne se sapremo sfruttarlo e implementarlo al meglio, ma allo stesso tempo può rivelare non poche problematiche per quei genitori che si ritrovano a dover gestire vita, istruzione e intrattenimento dei figli insieme a meeting settimanali e obiettivi da raggiungere in periodi lavorativi già abbastanza complicati dall’estate. Lavorare da remoto significa sicuramente cambiare aria, abbandonare le città e ripopolare le seconde case, spostando spese e abitudini (e perché no anche anche l’uso dei benefit) verso geografie più periferiche – commenta Chiara Bassi, Country Manager per l’Italia di Coverflex – Attenzione, però, a banalizzare e sottovalutare l’impegno che questo richiede ai genitori: lavorare da remoto significa pur sempre lavorare e, con i figli intorno, vuol dire anche trovare l’equilibrio per far funzionare l’equazione, riuscendo a portare a termine la propria giornata senza trascurare niente e nessuno, se stessi in primis, e riducendo al massimo lo stress e la tensione che tale circostanza può creare”.

[1] Fonte: https://www.istat.it/it/files/2019/06/Report-Famiglie-mercato-del-lavoro.pdf

[2] Fonte: https://blog.osservatori.net/it_it/smart-worker-in-italia#:~:text=Secondo%20i%20numeri%20dell’Osservatorio,3%20dei%20lavoratori%20dipendenti%20italiani)

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