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Due anni in bici per girare l’Europa, ma non chiamatelo colpo di testa.

Dopo aver pedalato lo scorso anno attraverso tutte le regioni d’Italia, Francesco Ciullo ha deciso di sognare in grande e di partire per un viaggio di due anni attraverso tutti gli stati del continente europeo. Intercettato a Milano, dove passerà alcuni giorni per riprendersi da una piccola infiammazione alla gamba, mi sono fatto raccontare come è nata la sua voglia di avventura e come pensa di affrontare il grande Nord in sella ad una bici di quasi 60kg.

Cosa ti ha spinto a partire?
Le decisioni vanno sempre considerate all’interno di un contesto preciso. Dopo essermi diplomato perito informatico, ho fatto diversi lavori prima di essere assunto da una azienda operante nel settore per il quale avevo studiato. Una mattina mi sono svegliato apatico ed ho realizzato che fino a quel momento avevo solamente detto sì a tutto, senza chiedermi davvero cosa mi rendesse felice. Passano quasi cinque mesi ed io continuo a ripetermi “Francesco, che sta succedendo? Perché nemmeno questo lavoro ti rende felice?”; mano a mano che sento i giorni scorrermi da sotto la sedia realizzo che quella non è la mia strada. Non stavo vivendo la mia vita, la stavo subendo.

Lasciare il lavoro, gli affetti e la propria casa per viaggiare due anni in solitaria, non è una scelta azzardata?
Tutto questo cambiamento lo sto raccontando in modo semplice ma è stato un lungo e graduale processo di realizzazione. Non ho lasciato subito il lavoro, è stata una cosa pensata – Mi confessa, come a voler prendere le distanze da chi pensa che queste scelte siano un’esclusività di chi non trova la propria strada o di chi non riesce a trovare un posto in società – il Francesco dentro di me, che avevo iniziato ad ascoltare, mi ripeteva: “Lascia tutto”. Penso che questo Francesco sia sempre esistito, che non sia nulla di nuovo ma che sia rimasto inascoltato troppo a lungo. Ho preso prima un’aspettativa dal lavoro, grazie alla quale ho potuto fare il giro d’Italia dello scorso anno per poi licenziarmi ad Agosto di quest’anno, con serenità.

In un contesto in cui il viaggio è percepito come qualcosa di lontano, come mai hai deciso di partire da ciò che ti circonda come l’Italia e l’Europa?
S
ono partito con l’idea di vedere prima cosa c’è vicino a me. Ho preso la bici e ho girato prima Benevento, poi l’intera regione ed infine la mia nazione. Sono della concezione che prima devo conoscere il territorio che mi appartiene per poter poi comprendere le differenze con tutto ciò che mi è più lontano.
Se non avessi fatto questo giro, avrei perso tutto. Quando lo fai in un determinato modo, come può essere il viaggiare in bici o in piedi, vivi tutto lentamente, cambia proprio la concezione ed il rapporto con quello che vedi e quello che senti. Una delle regioni che mi ha colpito di più della nostra nazione è stata il Trentino Alto Adige, grazie a questa regione ho capito quanto amo la montagna.

É stata questa esperienza nel nord Italia che ti ha spinto ad ambire al grande nord europeo?
Non credo, mi piace però pensare di essere un italiano del sud un po’ atipico perché amo il freddo, le giornate corte e le montagne, quando tutti attorno a me preferiscono la situazione opposta. Sicuramente le regioni del nord Italia mi hanno introdotto a dei panorami che prima potevo vedere solamente tramite le immagini dei social.

Hai saltato qualche regione durante il progetto “Pedalando Liberi” del 2019?
Ho dovuto, inizialmente, saltare la Sicilia. Quando sono partito, l’Italia era da poco entrata in quello che ricorderemo tutti come il periodo covid. Mentre viaggiavo lungo la meravigliosa Sardegna, uscì una legge che precludeva i lunghi viaggi via cielo e via mare a chi non fosse ancora stato vaccinato. Io, naturalmente, non ero preparato a questa situazione ed ho dovuto aspettare di poter tornare a casa per vaccinarmi e poi partire alla conquista della Sicilia, rimanendo piacevolmente intrappolato nell’isola sarda.

Perché hai scelto la bici e non hai pensato di fare tutto questo a piedi, come fosse un lungo cammino?
Ti confesso che non sono mai stato un grande appassionato di ciclismo, l’amore per la bici è nato come conseguenza di un desiderio di esplorazione sia geografico che interiore.  Già negli anni passati, prima di acquistare la bici, passavo tante ore a guardare video di persone che viaggiavano in bici e credo di aver inconsciamente messo un semino dentro di me.
Col tempo ho capito che il nostro corpo ci parla e che ogni volta che prendiamo una decisione alla fine c’è un perché.
Ho preso una bici convinto di essere già sulla retta via, perché avevo già fatto un lavoro con me stesso. Quando per la prima volta ho smesso di leggere “Benevento” ma ho iniziato a vedere i primi cartelli con città, tutto sommato a me lontane, mi sono sentito felice. Mi dicevo: “Francesco, qui non si torna più indietro”.

Hai mai preso in considerazione l’e-bike? Se il senso del viaggio è quello di esplorare nuovi territori, perché non farlo con il mezzo più comodo a disposizione?
Credo che l’ebike sia un bellissimo mezzo perché non inquina ed è inclusivo verso tante persone che, diversamente, non potrebbero godere del piacere della bici. Detto questo, la bellezza del viaggio secondo me è anche fare fatica perché solo facendo fatica realizzi quanto tutto attorno a te sia più bello. Se devo salire sullo Stelvio con una bici, o con una macchina o qualunque altro mezzo, una volta arrivato in cima avrà vissuto un’esperienza totalmente diversa e penso che la chiave sia proprio la fatica.
Uno dei ricordi più belli del giro d’Italia è stato quando mi si è rotta la tenda e ho dovuto ingegnarmi ogni giorno per capire dove andare a dormire fino a quando non ho ricevuto il pacco contenente la nuova paleria. Anche questo ha contribuito alla percezione del “Me lo sono meritato, l’ho guadagnato”. Lo sguardo di Francesco si allontana e, come se stesse rivedendo il film della sua stessa vita, mi dice: Perdere il piacere della fatica, sminuisce tutto. Dove c’è fatica c’è felicità.

Dopo aver completato il giro d’Italia, non hai voglia di fermarti? Non hai avuto “Abbastanza libertà”?
Dopo aver finito il giro d’Italia la mia intenzione è quella di girare tutto il continente europeo, attraversando tutti gli stati, anche i più piccoli perché ho una gran voglia di fare un cerchio completo. Quando stai per trascorrere due anni in sella ad una bici è quasi riduttivo parlare di viaggio, parlerei piuttosto di percorso di vita. Questo percorso che ha un inizio, ma non ha ancora una fine prestabilita. Il tragitto che ho condiviso sui miei canali social, sotto lo pseudonimo di Pedalando Liberi, è prettamente una linea guida, ma durante il viaggio può succedere di tutto ed io non voglio precludermi nulla.

Parliamo di soluzioni, normalmente le persone cercano di arrivare al nord nella migliore condizione climatica. Perché tu stai volutamente facendo l’opposto?
Sono una persona curiosa e, per quanto possa sembrare da fuori di testa, voglio provare l’esperienza di pedalare a -20 gradi. Sono sempre stato molto curioso e adesso che mi sento veramente libero, voglio poter abbracciare anche queste esperienze, vedere come il mio corpo reagisce in una condizione nuova ma anche banalmente, capire come me la caverò.
Naturalmente non sto andando allo sbaraglio – mi rassicura –  mi sono documentato ed ho l’attrezzatura giusta per poter sfidare il freddo.

Viaggiare per due anni ha sicuramente il suo costo. Hai un budget giornaliero?
Mi sono dato un budget di 15 euro al giorno, ma è una cifra simbolica perché in questi soldi rientrano anche i biglietti per gli spostamenti interni, dove magari non è possibile arrivare pedalando, come ad esempio  il traghetto per l’Islanda. Ma non solo: ho incluso anche la manutenzione della bici e la spesa al supermercato. Su questo però sono ottimista, sono convinto di poter ambire ad una media di circa 10 euro al giorno. Naturalmente – ci tiene a precisare – questi sono calcoli che faccio sulla base dei risparmi che ho messo da parte nei miei anni di lavoro, mi sono dato un limite di spesa e l’ho diviso per il numero di giorni che ho ipotizzato.

Sicuramente non potrò passare le mie giornate mangiando al ristorante ma quando hai un fornelletto per cucinare, i pannelli solari per ricaricare l’attrezzatura ed una tenda, hai tutto quello che serve per essere felice. A guadagnare in libertà, alla fine, perdi in confort. La vita è fatta di scelte e tante volte ci raccontiamo che alcune cose non sono possibili. Io, fino a qualche anno fa, ero un ragazzo appassionato di calcio e sempre attaccato ai videogiochi mentre una parte di me, da dentro, mi chiedeva di stare nella natura e di uscire ad esplorare il mondo. Ogni scelta ha delle conseguenze, non c’è mai una sola narrazione della storia o un solo lato della medaglia. Nel lasciare sul piatto della vita alcune esperienze, non percepisco nessuna mancanza. Io però sono un viaggiatore, non sto andando semplicemente a fare una vacanza lunga.Ho passato la mia vita a costringermi nell’avere dei confort che probabilmente nemmeno volevo, io ora ho poco ma è quel poco che mi serve per essere felice.

Non sei spaventato dalla pioggia o dal clima avverso?
Per quanto riguarda la pioggia, non ho mai avuto il pensiero che la pioggia possa essere un problema. Penso che sia più problematico pedalare al sole piuttosto che sotto la pioggia. Questo è un’altro motivo per il quale preferisco il freddo e non vedo l’ora di arrivare nel nord: quando hai caldo puoi solo togliere indumenti ma arrivi ad un punto in cui non puoi togliere più nulla per stare meglio. Dal freddo, invece, puoi ripararti e se hai l’attrezzatura giusta, trovi facilmente il punto di equilibrio per continuare a pedalare in serenità.

Non riesco a vedere la pioggia come la privazione di qualcosa o un particolare castigo, ormai ci sono degli impermeabili così tecnologicamente avanzati che sembra quasi di non averli addosso. Anzi, la sensazione di passare attraverso la pioggia incolume è una sensazione di invincibilità assoluta. Certo, se dovessi trovare una condizione particolarmente insostenibile, nulla mi vieta di fermarmi e trovare una soluzione. In un modo o nell’altro, una soluzione si trova sempre.
Non ho nemmeno paura del freddo e del ghiaccio, per sfidare il circolo polare artico ho portato con me dei copertoni chiodati.

Passerai tanti giorni a pedalare da solo sulle strade europee, che rapporto hai con la solitudine?
Se ho deciso di girare l’Europa è perché una destinazione dovevo darmela, ma avrei potuto benissimo andare in America, in Africa o in Asia. Ho capito che il motivo per cui non pianifico nulla è che per me l’importante è mettermi sulla bici e muovermi. Oltre al viaggio fuori, c’è un mondo dentro di me e non credo che la solitudine sia una cosa brutta. Ce la raccontano come una cosa brutta ma di fatto non lo è: passeremo tutta la vita assieme a noi stessi e se non riusciamo a stare da soli, se temiamo la solitudine, allora c’è sicuramente qualcosa da rivedere o da risolvere. Io, quando viaggio, riesco ad avere dei dialoghi interiori che normalmente non ho.
Poi è veramente difficile parlare di solitudine in viaggio, alla fine qualche viaggiatore lo si trova sempre, la situazione per creare delle connessioni con altre persone si verificano da sole.

Il tempo in compagnia di Francesco vola e la sua genuina voglia di scoprirsi e scoprire il mondo mi coinvolge a tal punto da chiedergli: hai un buon consiglio per chi sente che sta sbagliando qualcosa e non riesce ad essere felice?
Io molte delle risposte alle mie domande le ho trovate nel viaggio, ma il viaggio non può essere la una soluzione per tutti. Vi consiglio di parlarvi e di capire cosa vi rende felici: può essere dipingere, cantare ballare, non importa. Fatelo, ma fatelo adesso.
Sentirete sempre parlare chi viaggia con grande impeto e voglia di condividere, ma perché quella è la sua risposta. Non ho mai capito perché tutti facciamo le stesse cose pur consapevoli che siamo tutti diversi, con esigenze diverse.

Da una calda ed affollata piazza del Duomo, Francesco Ciullo mi ha raccontato una storia inaspettata. Il suo, sottolinea più volte durante tutta l’intervista, non è il gesto di un anticonformista che vuole combattere il sistema pedalando poco alla volta, ma è la conseguenza di un lento e graduale ascolto. In un momento storico di grandi incertezze economiche, in cui è in atto una rivoluzione che antepone il valore della vita al frenetico consumismo, Francesco è riuscito a trasmettermi una sicurezza: i viaggi cambiano le persone, ancor prima della partenza.

Andrea Lamonica

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