“Penso che si sia tutti malati di mente; quelli che non sono in manicomio riescono solo a nasconderlo meglio, e forse neanche tanto meglio, dopotutto.”
STEPHEN KING
Ciao, sono Frans Rossi, il nerd, il punk in camicia, il cyborg preistorico, il sociopatico socievole, l’agente sotto copertina con licenza di scrivere… e via dicendo. Come promesso ecco il primo vero articolo di “MEZZANOTTE NERD”, la mia rubrica fanta-artistica sulla Gazzetta. Oggi sfioriamo accidentalmente il tema ‘Horror’, tra queste righe schizofreniche vi presento anche un mio romanzo di cui vi regalo qualche breve estratto.
Scrivere horror richiede una propensione all’autoanalisi, oltre che una buona dose di masochismo; ancora non sono sicuro di possedere la prima di queste due qualità ma senza alcun dubbio incarno appieno la seconda.
Durante la mia adolescenza ho cercato a lungo una spiegazione logica ai miei deliri, eppure tutto ciò che sono riuscito ad ottenere sono altri deliri, e ricoveri. Ad oggi ritengo che ci siano due vie sane – più che altro meno malate – per affrontare l’esistenza: la prima è restare sempre in superficie, la seconda è dare voce ai propri incubi. Mi spiego meglio altrimenti non ci capite un ciuffolo. Cercare una spiegazione prettamente razionale che sgrovigli la complessità umana è paradossale, siamo caos, puro caos. Qualsiasi ostentazione di equilibrio è pura finzione o totale superficialità. I demoni non possono essere repressi, vanno liberati, possibilmente senza ammazzare qualcuno, perlopiù andrebbero trasfigurati mediante la creatività. Date voce ai vostri incubi, lasciate loro spazio, non aprite gli occhi. Krueger non vi ucciderà nel sonno, tuttalpiù vi illustrerà la vostra esistenza da un punto di vista differente, il vostro.
«Che fai Frans? Ti metti a distribuire luoghi comuni da guru new age?», ok voce nella mia testa, lungi da me questa immagine pregna di lino, incenso e ignoranza – anche se non mi ci vedo malissimo a chiappe libere dentro una bella tunica bianca impregnata dall’olezzo di cinnamomo o di qualche salvia miracolosa – fate quello che vi pare tanto a me frega niente. Scrivo horror affinché siano i miei incubi a parlare, scrivo horror per sentirmi libero… almeno per qualche attimo.
«Che schifo l’horror! Bleah! Quelle cose lì le leggono e guardano i malati!», zitto sottospecie di grillo parlante borghese e puritano!
L’horror mi permette in primis di togliere il velo posto dalla morale sociale affinché io per primo possa cogliere maggiori sfumature di me stesso, elaborare i miei traumi, liberare artisticamente i miei feticismi, esorcizzare i miei demoni, arrivare al lato oscuro della forza; ciò avviene sia nelle vesti di scrittore sia in quelle di lettore.
Credo che l’horror necessiti di una buona dose di poesia affinché esso riesca a colpire nel profondo; spesso la scarna immediatezza, alla quale siamo abituati noi figli del nuovo millennio, colpisce solo in superficie. Comunque, aldilà di tutta quest’aulica bellezza, a volte è bello anche semplicemente farsela nelle mutande, intendo cac*rsi sotto se non si fosse capito.
IL MIO ROMANZO: “MARCIO: IL VAMPIRO DI VALFIORE”
Sono particolarmente affezionato a questo romanzo,“Marcio” è stato, artisticamente e psicologicamente, l’apertura del mio personale Vaso di Pandora.
Una settimana ogni due anni un particolare canto attira inconsciamente numerosi turisti a Valfiore, laddove si festeggia una fiera in memoria di un amore segnato da una maledizione. La sparizione di un gruppo di ragazzi porterà il detective Nero Merlo dirimpetto al suo destino.
“A Valfiore c’era la neve, delicata scendeva dalle Alpi, a imbiancare i confini tra luce e oscurità, a zittire le spire dell’erba travolta dalla brezza frizzante del nuovo giorno, che colmato dall’alba tingeva la valle di sangue; le candide slavine dall’alto parevano, sedotte, lentamente scivolare all’inferno.”
Nel mezzo del bosco una forza oscura dal corpo menomato consuma le sue perversioni, si nutre di sangue… lo stesso sangue che miscela e decanta, ad unire vissuti, esperienze, emozioni e pulsioni del genere umano. Lui si nutre del Tutto.
Giorno dopo giorno la fiera pare spegnersi, nella valle risuona un canto, una frequenza in grado di svincolare l’ego dai corpi dei malcapitati visitatori di Valfiore, i quali vagano vacui, con lo sguardo volto all’interno di se stessi.
«Io non uccido, trascendo.».
“Un’eclissi soffocò il sole, i due bucarono la luna, un raggio deflorò il satellite, quella luce bruciò nel ventre. Il ventre impartì poi l’esplosione della stella. Il vento solare divorò la Terra, la gigante rossa inglobò il suo sistema; Marcio e Angelica ingoiarono il medesimo respiro. L’orgasmo lavò il fuoco. Abbandonati in un corpo comune, gli amanti si percepirono un unico individuo, proteiforme. L’amplesso dissolse qualsivoglia genere di realtà.”
Vi racconto di un arcigno detective, schematico e fastidiosamente scettico. Vi racconto di un amore che muta le forme dell’universo. Vi racconto del sangue che miscela esperienze ed emozioni. Vi racconto della morte e della sua insensatezza, così vi racconto anche della vita. Vi racconto di un canto che permette agli uomini di trascendere. Vi racconto di una valle tra le Alpi da cui nessuno può sperare di fare ritorno… in forma umana.
Un horror che si sazia di trascendenza, un macabro romanticismo vela il raziocinio al quale siamo soggetti… mirando al metafisico.
«Benvenuti a Valfiore, benvenuti in me.»
IL MIO RAPPORTO CON MARCIO
Da sempre mi interrogo sulla reale natura dell’esistenza, ritengo che l’esperienza comune che tutti noi chiamiamo vita altro non sia che pura illusione, una psicosi che ha messo radici nelle frequenze del cosmo. Certo, non sono l’unico a pensarla così, le percezioni prodotte dalla mia instabilità mentale di fatto convergono con i temi proposti dalla fisica quantistica e persino con le antiche filosofie orientali. Non è affatto una novità questo tipo di pensiero. Data la mia ossessione per l’onirica forma di tutte le cose, incarnai il mio pensiero in un personaggio pragmatico, dedito a rendere nel pratico le mie teorie esistenziali. Avevo bisogno di un entità che potesse impersonare alti concetti quantistici e allo stesso tempo un’animalesca brutalità, senza mettersi in contrasto con se stesso; nacque Marcio, il vampiro di Valfiore.
Marcio non si limita a nutrirsi del sangue delle sue prede al fine di sopravvivere, il suo scopo più alto è la trascendenza. Egli accompagna le sue vittime in un’ipnosi impartita dalle frequenze del suo canto, frequenze in grado di mutare la percezione della realtà. Il vampiro decanta il sangue delle sue prede, lascia che le esperienze di ogni essere umano giunto a Valfiore si miscelino con quelle d’altri, si confondano, si amplifichino verso una voluta scomposizione dell’esperienza comune, sino a raggiungere il sapore del Tutto.
Inoltre ho donato a Marcio la mia stessa disabilità – bel dono del cacchio – affinché potesse glorificare, a modo suo, l’imperfezione.
DOVE ACQUISTARE IL LIBRO
“MARCIO: il vampiro di Valfiore” è disponibile in formato cartaceo e kindle nei digital store (es. Amazon) e nelle librerie indipendenti.
Ci vediamo al vostro prossimo T.S.O. per il firma copie, mi trovate lì.
MEZZANOTTE NERD
Scritto da una delle personalità di Frans Rossi.