Oltre 35.000.000 persone nel mondo si definiscono nomadi digitali, numeri che sono destinati a crescere. Secondo quanto emerge dai dati pubblicati da Brother Abroad, si parla di una predizione di 100.000.000 di nomadi digitali nei prossimi 3 anni e di un Miliardo nel 2035.
Quali sono le informazioni che ognuno di noi dovrebbe sapere prima di lasciare tutto e iniziare una nuova vita fatta di viaggi no stop? Patrizio Ambrosetti, pioniere e guru della comunità di nomadi digitali ha stilato una lista di consigli pratici.
Sempre più persone si stanno convertendo alla vita da nomade digitale. Secondo quanto emerge dal Report pubblicato a settembre 2021 dal sito Brother Abroad, ottenuto dall’analisi di 63 statistiche e sondaggi effettuati nelle diverse comunità di nomadi digitali in tutto il mondo, oltre 35.000.000 persone si definiscono tali e si parla di una predizione di 100.000.000 di nomadi digitali nei prossimi 3 anni e di un Miliardo nel 2035.[1]
Ma chi è davvero un nomade digitale? Una prima importante distinzione da chiarire è la differenza tra nomade digitale e remote worker. I due termini spesso vengono confusi e usati come sinonimi ma si riferiscono a due stili di vita apparentemente simili ma molto differenti.
Il nomade digitale è una persona che lavora nel digitale e che non ha una base fissa ma viaggia in tutto il mondo. Può essere un freelancer, un imprenditore o un dipendente di un’azienda che offre massima flessibilità. I nomadi digitali vivono una vita minimale e non hanno grandi possedimenti. I beni più importanti per loro sono: il laptop, il passaporto e un bagaglio, che portano con sé, da un continente all’altro.
Il remote worker, invece, è una persona che ha la possibilità di lavorare da remoto per qualche mese all’anno, in un paese differente o in una città diversa da quelli in cui ha la residenza. Non ha la stessa flessibilità del nomade digitale ma deve sottostare alle policy dell’azienda e spesso mantiene i propri possedimenti. Un remote worker può trasformarsi però in nomade digitale e, infatti, è il passaggio naturale che compiono tutte quelle persone attratte da questa nuova forma di nomadismo, vincendo insicurezze e timori di lasciare tutto e partire per una nuova vita di viaggi no stop.
Quali sono quindi le informazioni che ognuno di noi dovrebbe sapere prima di iniziare a viaggiare per il mondo? Patrizio Ambrosetti, pioniere e guru della comunità di nomadi digitali ha stilato una lista di consigli pratici e curiosità che è bene conoscere.
- Tipologia di lavori per nomadi digitali e aziende che consentono massima flessibilità: Non tutti i mestieri sono per nomadi digitali e non tutte le aziende consentono il full remote. Quali sono quindi i lavori adatti se si desidera intraprendere una vita di viaggi no stop? Di seguito alcuni esempi: Graphic Designer, Web Engineer, Software Developer, Tech Entrepreneur, Copywriter, Traduttore, Insegnante di corsi online, Tutor, Consulente, Online Sales Specialist, Virtual Assistant, Coach, Psicologo, Contabile, Digital Marketer, Blogger, Content Creator, Creative Director, Photo e Video Editor, Marketing Specialist, Social Media Manager, SEO Specialist… Come secondo step, è necessario verificare che la propria azienda non richieda la presenza obbligatoria in ufficio ma offra flessibilità totale, come ad esempio: Airbnb, Boom, Twitter, Selina, Shopify, Square e molte altre.
- Gestione e vendita dei propri possedimenti: la vita da nomade digitale è fatta di beni essenziali e averi limitati, che è possibile portare con sé in giro per il mondo. Prima di partire per i viaggi, è bene organizzare ciò che si possiede in città, come auto, casa, vestiti etc. Alcuni decidono di vendere tutto mentre altri preferiscono affittare o affidarli ad una persona di fiducia.
- Periodo di prova: cambiare totalmente stile di vita spaventa molti. “E se poi mi dovessi accorgere che non è la vita che fa per me?”, “Se poi mi dovessi stufare di viaggiare?” “Se mi dovessero mancare troppo i miei cari?” sono solo alcune delle paure più comuni che bloccano molte persone dal diventare nomade digitale. Il consiglio è quello di iniziare con un breve periodo di prova di uno o due mesi, in una località non troppo distante da casa e, pian piano, osare sempre di più.
- Mete e visto per nomadi digitali: lavorare all’estero, in molti Paesi, è illegale ed è necessario ottenere prima un Visto ad hoc. Alcuni paesi, ad oggi 47, si stanno però rendendo più attrattivi per la nuova popolazione di viaggiatori e hanno introdotto Visti speciali per nomadi digitali, che, se in possesso di requisiti specifici, come ad esempio un lavoro e finanze per autosostenersi, consentono di beneficiare di numerosi vantaggi. Nella scelta della meta è importante anche tenere in considerazione Paesi che consentono di praticare attività d’interesse come sport acquatici, natura, spiritualità e che abbiano un costo di vita conveniente. Dove andare quindi? Ecco una lista di alcuni tra i Paesi più accoglienti per i nomadi digitali: Portogallo, Estonia, Barbados, Costa Rica, Bermuda, Croazia, Canarie, Indonesia, Mauritius… Occhio però a scegliere in base al fuso orario. Se il proprio lavoro prevede numerose call, è necessario tenere conto della differenza di orario.
- Assicurazione con copertura globale: per un nomade digitale, l’assicurazione di viaggio è una scelta assolutamente da considerare, in quanto garantisce una protezione non solo sotto l’aspetto medico, ma anche riguardo alle attrezzature che si portano con sé o possibili furti, smarrimenti o cancellazioni di voli. Insured Nomads offre copertura assicurativa per nomadi digitali e viaggiatori su spese mediche, furto o smarrimento dei bagagli, cancellazione dei voli e problematiche durante il viaggio.
- Dove alloggiare e lavorare: esistono diverse aziende globali che mettono a disposizione spazi di co-living e co-working pensati e dedicati a viaggiatori e nomadi digitali. Selina, ad esempio, mette a disposizione più di 145 location e hotel in tutto il mondo dove poter soggiornare per il periodo di tempo desiderato. Gli alloggi di Selina sono pensati per viaggiatori e nomadi digitali e offrono un’esperienza completa per gli ospiti. É possibile, infatti, lavorare negli spazi di co-working, seguire corsi, partecipare ad eventi ed escursioni organizzate e praticare le attività più svariate, dal surf allo yoga. Un altro esempio è Creative Harbour, un ecosistema trasformativo che aiuta e supporta le persone a cambiare il proprio stile di vita e a diventare un nomade digitale, creando esperienze di co-working, co-living e co-learning in luoghi immersi nella natura, in giro per l’Europa.
- Piattaforme di informazione e app da scaricare: esistono diverse piattaforme che consentono di rimanere sempre informati e di trovare velocemente le risposte a tutti i possibili dubbi e domande sulla vita da nomade digitale. Un esempio è NOMAG, una nuovissima piattaforma di contenuti video e audio creati da esperti nomadi digitali con trucchi del mestiere, consigli, informazioni, predizioni, e insegnamenti per aiutare gli aspiranti nomadi nel loro viaggio. Ci sono poi diverse applicazioni che consentono di vivere la vita da nomade digitale più serenamente e in compagnia. LEGENDS è un social network per viaggiatori ed esploratori che permette di condividere il proprio itinerario e lista delle cose da fare durante il viaggio e aiuta a creare collegamenti con altre persone prima della partenza. In questo modo è possibile stringere amicizie con altri nomadi ancora prima di raggiungere la nuova destinazione ed assicurarsi una base di conoscenze con cui esplorare città, andare a cena o fare un’escursione. Nomad Soulmates è invece una dating app che aiuta i nomadi digitali a trovare l’amore, perché poter viaggiare per il mondo con la persona che si ama è ancora più bello!
- Famiglie di nomadi digitali: una delle preoccupazioni più grandi, che blocca molte persone nel diventare un nomade digitale è il fatto di avere una famiglia con figli. A risolvere questa problematica c’è BOUNDLESS LIFE, azienda che permette alle famiglie di diventare nomadi digitali, mettendo a disposizione degli spazi (attualmente in Portogallo e Grecia) dedicati ai bambini, dove possono socializzare e studiare, grazie ad un programma accreditato a livello internazionale e dei co-working per i genitori. In questo modo, bambini e adulti possono svolgere le consuete attività in un luogo sicuro e protetto, dove possono socializzare e vivere come una grande community.
“Devo essere sincero, la vita da nomade digitale in passato non era semplice. Ora invece è diventato tutto più facile. Ci sono tanti governi che offrono un visto di entrata per nomadi digitali; sono nate e si sono affermate moltissime aziende nel mondo che aiutano ad entrare in questa comunità, come ad esempio app e social network per viaggiatori. La paura più grande è quella di uscire dalla propria comfort zone e di trasferirsi in un altro paese, senza mai avere una base fissa, degli amici e un lavoro grazie al quale sostenersi. Credo che la vera sfida sia trovare il coraggio di iniziare. È una vita fantastica, che raccomando a tutti, io la faccio da 8 anni e non penso che smetterò presto!” – ha affermato Patrizio Ambrosetti, digital nomad guru.
A proposito di Patrizio Ambrosetti
Patrizio Ambrosetti detto “Pat“, è cresciuto a Roma ma ha studiato a New York. Dal 2015 è un Nomade Digitale, in viaggio tra 4 diversi continenti, senza mai avere una base. Attualmente si trova nell’Isola Caraibica, Barbados, il primo paese che ha promosso un visto per nomadi digitali e lavoratori in remoto. Ex Head di WeWork (leader globale di CoWorking) e di Selina, ha guidato l’espansione dei nuovi mercati internazionali e delle partnership globali di queste due importanti realtà. È co-fondatore di TOA Partners, noto come lo “SWAT Team of Hospitality” ed è Advisor ed investitore a supporto dei CEO di startup globali che creano prodotti e servizi per nomadi digitali, lavoratori in remoto e viaggiatori, come ad esempio Legends, Pink Coconuts, PassWork e altri. La sua sfida è educare e ispirare nuovi nomadi digitali, aiutare aziende globali a transitare verso il lavoro da remoto e supportare, allo stesso tempo, i dipendenti in questo cambiamento, ma anche indirizzare i governi affinché diventino più attrattivi per i nuovi e attuali nomadi digitali.