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CENT’ANNI DI MIKE BONGIORNO, UN CALENDARIO PER CELEBRARE L’IMMORTALITA’ DI UN MITO

Sono già passati cent’anni da quel 26 Maggio 1924, quando Michael Nicholas Salvatore Bongiorno, che per tutti sarebbe poi diventato  semplicemente Mike Bongiorno, nacque a New York City,  da mamma Erica Carello, e da papà Philip Bongiorno.   Guardando le riviste d’epoca della mia collezione, che raccontano gli inizi della sua carriera negli anni cinquanta del secolo scorso, tutto questo tempo non sembra proprio passato. Anche se le riviste d’allora non erano belle patinate e nitide come quelle attuali, però quelle foto di Mike mantengono ancora  tutta quella bellezza e quel fascino che ha fatto innamorare migliaia di lettrici dei suoi fotoromanzi.  Io lo conobbi di persona  per la prima volta, quando ero studente universitario di fotografia del  DAMS di Bologna, ed iniziai, per caso a fare la comparsa, mandato dall’Università per fare esperienza,  in una delle sue prime puntate del famoso quiz Flash,  in onda sulla RAI, nella seconda metà degli anni settanta.  Saputo da Ludovico Peregrini, il famoso Signor No, che ero uno studente di fotografica, Mike mi invitò come giudice in un concorso fotografico che si svolgeva proprio all’interno della sua  trasmissione. All’epoca ogni puntata faceva in media ventiquattro milioni di ascoltatori, facile immaginare  che dopo quella mia prima apparizione importate sul piccolo schermo, la mia vita sarebbe cambiata radicalmente in meglio. Eravamo in tanti fotografi a seguire la trasmissione in diretta dentro agli studi della Fiera di Milano, pochi però hanno avuto il coraggio di mettersi a parlare davanti ad una telecamera. Certo io fui un incosciente ad accettare l’invito di Mike, ma avevo imparato da lui che  le difficoltà andavano affrontate subito altrimenti potevano diventare insormontabili, rischiando di perdere occasioni che, probabilmente non si sarebbero mai  più ripresentate.  Per me quella esperienza  fu  una scuola di vita professionale straordinaria, imparai l’importanza delle luci, dei vari piani di ripresa, l’uso corretto delle parole, molte regole dello spettacolo e tantissimo altro ancora. Nel 1981 Mike Bongiorno passò definitivamente  a Canale Cinque, tutti dissero che sarebbe stato per lui  un salto nel vuoto molto rischioso, invece fu, l’inizio di una sua nuova giovinezza professionale. Erano anni straordinari, non c’era ancora la diretta e le registrazioni duravano anche quattro ore, si respirava però un entusiasmante clima pionieristico, la sera della registrazione della puntata,   tornavo da Milano con l’ultimo treno della notte, giungendo a casa a Moglia di Mantova, spesso a mattina inoltrata. Era senza dubbio un sacrificio grande per me, ma quando si crede in qualcosa, la fatica non pesa più di tanto. Con il passaggio alla televisione privata, Mike Bongiorno mi diede la possibilità di dare vita a molte idee creative che regolarmente poi mi dava l’opportunità di  presentare all’interno dei suoi programmi,  ricordo le foto tridimensionali, i segnalibri personalizzati con la sua foto, e molte altre ancora. Però fra tutti questi progetti quelli che maggiormente sono stati apprezzati sia da Mike stesso che dal pubblico, furono  i vari calendari umanitari. Ogni anno io partivo per un reportage in giro per il mondo,  dove c’erano delle emergenze, ricordo il Brasile delle favelas, il Madagascar dei lebbrosari, i campi profughi della Guerra nella ex Jugoslavia, fra i campesinos del Perù, solo per citarne alcuni.  Al rientro sceglievo le dodici foto più significative  e realizzavo il calendario che poi Mike presentava in televisione, invitando il suo pubblico ad acquistarlo. Con il ricavato ritornavo sul posto per attivare piccoli o grandi progetti umanitari, spesso in collaborazione anche con associazioni umanitarie come Rock No War di Formigine MO, come ABIO Associazione per il bambino in ospedale di Milano. Di preciso non ricordo  per quanti anni ho realizzato questi lavori editoriali, ma ricordo benissimo l’ultimo progetto del 2009 che riguardava la Cambogia, che gli presentai al termine della sua ultima registrazione a Mediaset, prima del suo “licenziamento”. Nonostante non avesse più una trasmissione sua, (il contratto con Sky arrivò un pò di settimane dopo),  mi aveva promesso che avrebbe dato incarico a qualche altro personaggio televisivo, di aiutarmi nel proseguo dei miei lavori, ma a settembre dello stesso anno, purtroppo ci fu il tragico epilogo, e Mike  se ne andò per sempre. Da allora non ho più fatto calendari  umanitari così importanti, ma quest’anno, in occasione del centenario dalla sua  nascita, ho voluto ricordarlo con un progetto editoriale  decisamente originale, infatti ho voluto celebrare il  “Mito Mike Bongiorno”, che, come accade a tutti i miti, continuerà a vivere  nella memoria delle generazioni che verranno. Per fare questo, a parte la foto di copertina che è mia , non ho scelto foto sue fra le migliaia del mio archivio, ma  ho voluto  selezionare dalla mia collezione di documenti a lui dedicati ed utilizzati anche  durante la mostra che avevo fatto nel 2019 in occasione del  decennale della sua scomparsa, alcune copertine degli anni cinquanta e sessanta, proprio quando era agli inizi della sua carriera in Italia. Questi  ritratti di Mike, che, per dovere e rispetto verso le Testate Giornalistiche d’allora, da cui li ho tratti,  ho riportato qui in fondo anche nella loro interezza originale, (non mi è stato possibile risalire alle fonti), li ho elaborati con programmi d’intelligenza artificiale, recuperando il volto  nella sua bellezza e giovinezza di quegli anni, togliendo tutte le imperfezioni della carta stampata e le macchie  dovute al tempo. La copertina invece l’ho realizzata con una mia foto storica Polaroid eseguita a metà degli anni ottanta, durante una puntata del quiz quotidiano Bis, che Mike conduceva assieme a Susanna Messaggio. Ho voluto recuperare la bellezza di quegli anni proprio perché è stato in quel periodo che  è iniziato  il “Mito Mike Bongiorno”, anni in cui  fece innamorare e sognare milioni di ragazze guardando non solo i suoi fotoromanzi, ma anche i suoi film e le sue trasmissioni televisive. Quello era anche il Mike Bongiorno che tutte le famiglie avevano iniziato ad apprezzare ed amare, dai più giovani ai più anziani, e che, grazie al potere del piccolo schermo, iniziava ad entrare  piano piano, con discrezione e rispetto, in tutte le case,  diventando quasi  un componente  della famiglia stessa.  I miti non muoiono mai, e Mike è entrato di diritto dentro all’Olimpo dei Miti,  per rimanerci per tutto il futuro che verrà.  Il ricavato  di questo calendario verrà devoluto grazie all’Associazione “Rock No War” di Formigine, ad un progetto lanciato da ASM ONLUS per aumentare le possibilità di sopravvivenza dei neonati prematuri.

Gianni Bellesia fotografo  fotografogiannibellesia@gmail.com

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