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Casagli: gestire il rischio durante eventi meteorologici estremi

Il maltempo continua a colpire duro diverse regioni italiane, come l’Emilia-Romagna, la Toscana e il Veneto. Gli eventi atmosferici estremi, infatti, si susseguono incessantemente in tutte le cronache, dal nord al sud del paese. Secondo Nicola Casagli, geologo e professore all’Università di Firenze, oltre che presidente dell’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale (OGS) e membro della commissione grandi rischi che assiste la Protezione Civile, il problema del dissesto geologico è ormai cronico non solo in Toscana, ma in tutta Italia e in gran parte dell’Europa meridionale. Questo fenomeno ha radici profonde e può essere attribuito a due fattori fondamentali: il cambiamento climatico e il disordinato consumo del suolo. In primo luogo, il cambiamento climatico ha alterato il pattern delle precipitazioni. Nonostante la quantità totale di pioggia annua sia diminuita, le precipitazioni sono diventate più intense e concentrate in aree specifiche. Ciò significa che gli eventi meteorologici futuri, che colpiranno il nostro territorio nei prossimi anni, saranno caratterizzati da una violenza tale da mettere in crisi qualsiasi opera di mitigazione ambientale. In altre parole, la caduta di 200, 300 o addirittura 400 millimetri di pioggia in poche ore rappresenta un volume d’acqua che equivale grosso modo alla metà delle precipitazioni annuali di Firenze, rendendo impossibile qualunque gestione preventiva del territorio. Questo trend preoccupante, se da un lato implica una riduzione delle inondazioni estese come quella devastante del 1966 che colpì Firenze e il nord-est italiano, dall’altro aumenta la frequenza di eventi locali estremamente intensi. Infatti, casi come quello avvenuto a Livorno nel 2017 o quelli più recenti di Campi Bisenzio e Marradi nel 2023, sono ormai da considerarsi come situazioni ordinarie. Il secondo fattore che ha influenzato negativamente la situazione riguarda il massiccio e spesso irresponsabile consumo di suolo. Negli ultimi decenni, abbiamo costruito in modo eccessivamente disinvolto, spesso in aree vulnerabili da un punto di vista idrogeologico. Questo ha contribuito a incrementare i rischi collegati ai fenomeni meteorologici estremi.

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