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CAPANNONI, LOGISTICA E CEMENTO MINACCIANO IL SANTUARIO DI CARAVAGGIO.

LEGAMBIENTE PRESENTA RICHIESTA DI REVISIONE DEL PGT DI MISANO

“Il consumo di suolo indiscriminato arriva alle porte di un sito patrimonio storico e artistico da difendere, così come stabilito dal PTR della Regione Lombardia. Chiediamo che l’area coinvolta nelle concessioni venga destinata ad uso agricolo”

L’area della bassa bergamasca sta assistendo negli ultimi anni ad una escalation di consumo di suolo legata all’espansione della logistica industriale in tutte le sue forme, dal magazzinaggio al delivery, in una assenza di coordinamento tra i diversi livelli di governo territoriale. In bergamasca sono 2 milioni e 800mila i metri quadrati di terreno occupati dalla logistica: 1 milione e 327mila metri quadri già edificati, i restanti in procinto di esserlo. Installazioni che spesso assumono dimensioni extra-large, con piastre di cemento e asfalto sviluppate su superfici di decine di ettari, imprimendo duri colpi al paesaggio e all’economia agricola. Non si salvano nemmeno aree dall’elevato valore culturale, come il sito dove sorge il Santuario di Santa Maria del Fonte di Caravaggio, minacciato dall’edificazione di capannoni su 162mila metri quadrati attualmente destinati a prato e vegetazione a 500 metri in linea d’aria, nel comune di Misano Gera d’Adda. Il coordinamento dei circoli bergamaschi di Legambiente si era già opposta, affiancata dal FAI e da numerosi cittadini, sottolineando al Ministro per i Beni Culturali e al Vescovo di Cremona la gravità di tale operazione.

Il Circolo di Legambiente Serio e Oglio, sostenuto dal regionale dell’associazione e dal Circolo di Bergamo, presenta proposta scritta di revisione del PGT al Comune di Misano Gera d’Adda con l’esplicita richiesta di sottoposizione al vincolo di tutta l’area che circonda il Santuario.

 

«Insediamenti a carattere produttivo, commerciale o logistico in quell’ambito determinano un significativo degrado del paesaggio, che è di notevole pregio stante la vicinanza al complesso monumentale del Santuario di Santa Maria del Fonte di Caravaggio luogo di pellegrinaggio storico, che ha saputo mantenere splendore e solennità – sottolinea Paolo Falbo, presidente del Circolo Legambiente Serio e Oglio -. La logica della difesa del paesaggio deve coinvolgere tutti i Comuni che possiedono aree prospicenti un grande monumento, perché la cura delle aree circostanti moltiplica il valore dell’opera centrale e viceversa il loro degrado la svilisce. Ma la difesa dell’ambiente e del paesaggio premia e ricambia con diversi benefici tutta l’area vasta circostante. Tra i benefici ci sono senz’altro quelli economici e sociali».

 

Il turismo, infatti, è spesso definito il “petrolio d’Italia”: vale il 13,2% del Pil nazionale per un giro d’affari di 232,2 miliardi di euro. Inoltre impiega il 15% dell’occupazione totale, con 3,5 milioni di addetti. La finalità culturale-religiosa è indicata come primaria per 42% dei turisti.  Il Santuario Mariano di Caravaggio, dopo quello di Loreto, è il secondo in Italia per importanza.  Nel Piano Territoriale Regionale della Lombardia gli indirizzi di tutela, con riferimento alle Strutture Insediative e Valori Storico Culturale del Paesaggio, riconoscono la loro identificazione nei principali luoghi di culto e di devozione popolare, compresi i Santuari, precisando che la tutela riguarda innanzitutto la conservazione dei beni in sé e della loro riconoscibilità nel territorio, nonché la salvaguardia delle relazioni strutturali che tali beni comportano con il territorio stesso. La normativa di tutela deve, in particolare, evitare opere edilizie e infrastrutturali e movimenti di terra che alterino e compromettano la sacralità e la solennità dei contesti interessati.

 

Legambiente inoltre richiama l’attenzione del Comune sull’impatto sociale derivante dall’edificazione di un ambito produttivo così vasto e appetibile soprattutto per le attività logistiche. Queste «purtroppo richiamano principalmente migranti economici, disposti ad accettare condizioni salariali e contrattuali di vero sfruttamento – sottolinea Falbo -. Gli esempi sul territorio, non solo regionale, ma nazionale, narrano di Comuni che inizialmente hanno festeggiato l’apertura di nuovi poli logistici, ma che in seguito hanno rapidamente dovuto fronteggiare la crescita della spesa sociale, squilibri nei servizi scolastici e sanitari, tensione abitativa».

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