Si è conclusa l’Operazione antibracconaggio dei Carabinieri Forestali “Pettirosso”, coordinata dal Reparto operativo – SOARDA (Sezione Operativa Antibracconaggio e Reati in Danno agli Animali) del Raggruppamento Carabinieri CITES con i Gruppi Carabinieri Forestali di Brescia, Bergamo e Mantova.
Grazie anche alla collaborazione delle associazioni ambientaliste (CABS, LIPU, Legambiente, WWF e LAC), di cacciatori e cittadini, sono state 106, sedici delle quali dai dalle Stazioni cc forestali di Brescia, le persone denunciate; sequestrati circa 400 dispositivi di cattura illegale e oltre 2000 uccelli, di cui 800 esemplari vivi e 1200 morti, tra cui numerose specie non cacciabili e specie particolarmente protette da Convenzioni Internazionali, normativa europea e nazionale, tutti catturati o abbattuti in modo illecito.I reati principali ipotizzati sono: furto aggravato di fauna selvatica in quanto bene indisponibile dello Stato, ricettazione, contraffazione di pubblici sigilli, uso abusivo di sigilli destinati a pubblica autenticazione, maltrattamento di animali, uccisione di animali, detenzione non consentita di specie protette e particolarmente protette, uccellagione, esercizio della caccia con mezzi non consentiti, porto abusivo di armi. Tra gli strumenti illegali utilizzati dai bracconieri troviamo i richiami elettronici, le reti da uccellagione, le gabbie-trappola o, nei casi peggiori, gli archetti e le trappole metalliche in grado di imprimere gravi sofferenze alla fauna lasciata viva ed agonizzante per ore.
La campagna, che viene ripetuta ormai da molti anni, prima con il Corpo forestale dello Stato e oggi con l’Arma dei Carabinieri, quest’anno si è svolta, oltre che nella provincia di Brescia, anche nelle province di Mantova e Bergamo, punto caldo del bracconaggio italiano con un’alta illegalità venatoria e sono pertanto inserite tra i “Black-spot” nel Piano d’Azione nazionale per il contrasto degli illeciti contro gli uccelli selvatici. (ANSA).