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“Alle origini dell’astrazione”, il talk di LevelHUB

Il terzo appuntamento di Level Office Landscape con la cultura si terrà nella serata di giovedì 13 aprile, a partire dalle ore 20:00, presso lo showroom di Level Office Landscape. Massimo Gianquitto, ideatore del format di eventi, dialogherà con l’artista Angelo Dozio, mentre la storica di arte e architettura Francesca Filippi introdurrà l’intervento.

I temi del talk con Angelo Dozio

In occasione dell’incontro “All’origine dell’astrazione”, talk del ciclo di LevelHUB dedicato alla promozione dell’arte e dell’architettura aperto al pubblico, Massimo Gianquitto dialogherà con l’artista Angelo Dozio ripercorrendo i momenti più salienti della sua carriera. Dall’esordio giovanile attraverso i dipinti dedicati al paesaggio agricolo della Brianza e agli scorci della sua Merate, cittadina in cui vive e lavora, per proseguire con il delicato e doloroso passaggio che vive l’artista con il definitivo superamento della figurazione. Una transizione che lo conduce all’informale, un punto di svolta nel percorso artistico di Dozio. È un vero travaglio quello che vive l’artista con la sua prima opera informale: “Il giardino” del 1961, per il cui completamento impiega un anno attraverso continui ripensamenti, riflessioni, incertezze e sofferenze. Come se fosse così facile distaccarsi dalla realtà! Dozio è certo di non essere da solo in questo viaggio. Le sue sperimentazioni nascono dalla frequentazione dell’Accademia di Brera a Milano, città in cui conosce alcuni artisti del momento come Piero Manzoni e Lucio Fontana. E tanti altri che frequentano il Bar Giamaica e diverranno i grandi maestri del Novecento. Da loro riceve stimoli e il confronto teorico che gli consente di crescere, prendendo definitivamente il volo.  È infatti con la serie delle Rondini che dà avvio all’astrazione, proprio come nota il curatore Gianluca Marziani nell’introduzione del catalogo di una splendida mostra antologica del 2019 a Palazzo Collicola a Spoleto: “Sintesi estrema che evoca il volare attraverso un segno netto ma sinuoso, pura essenza lineare con cui Dozio immagina la sua aderenza al vero, per mezzo di una geometria sensuale”. Eppure la realtà è ancora presente, Dozio con un tratto controllato, accurato ma elegantissimo traccia onde sinusoidali che evocano la forma naturale delle rondini. E non si fa certamente fatica a riconoscere l’occhio vigile che scruta dall’alto l’artista rimasto a terra, che le osserva mentre si librano nel cielo. Questa è la sua capacità, il suo tratto più peculiare. Angelo Dozio coniuga il rigore della geometria alla dimensione emotiva e metaforica dell’opera, creando un valore poetico. Una pittura, quella di Dozio, che guarda oltre e con benevolenza verso il futuro, ma che non dimentica le sue radici, non rinunciando a raccontare il reale – che nella sua poetica è diventato mentale – in un’estetica rarefatta dall’elevato peso specifico. Seguono gli Orizzonti, campi monocromi in cui si distendono le linee che creano paesaggi sinteticamente realistici ma divenuti già mentali. E poi il ciclo dei Labirinti, in cui l’artista trasforma le griglie geometriche in planimetrie di città contemporanee, in cui non è la visione statica di Mondrian a prevalere, bensì un moto apparentemente palpitante, l’artista descrive ciò che vede: forme astratte come nella serie New York. “Tutta l’arte di Dozio filtra il mondo in uno sguardo di sintesi, scansionandolo attraverso l’intuito e riportandolo a noi in formato geometrico”, nota ancora il critico d’arte Marziani. Questo succede in ogni sua opera o ciclo: Infiniti, le Curve e diagonali, fino a compiere un passo oltre la terra sulla quale cammina. Nello spazio con i Neutrini e con un approccio ancora più estremo con la serie alla quale sta lavorando in questo momento, dedicata alle Galassie. Qui l’abbandono al mondo è compiuto e l’intuizione si è fatta certezza: “Siamo figli dell’Universo” dichiara l’artista.     

L’intervento di Francesca Filippi

La storica dell’arte e dell’architettura Francesca Filippi, autrice di numerosi testi, introduce la serata con un intervento su Bauhaus e avanguardie. Un talk che riprende le origini del 1919, quando la Bauhaus inaugura a Weimar, dove lo stesso anno è approvata la Costituzione della neonata repubblica tedesca. Il direttore Walter Gropius avvia un progetto didattico rivoluzionario e per farlo si avvale della collaborazione di molti artisti d’avanguardia, tra i quali Itten, Feininger, Kandinsky, Klee e Moholy-Nagy. Gropius stesso è vicino ai gruppi di orientamento espressionista e la Germania dell’epoca è uno degli epicentri delle ricerche artistiche più avanzate: a Dresda con il gruppo Die Brücke, a Monaco di Baviera con il gruppo Blaue Reiter, e a Berlino con la rivista e la galleria Der Sturm di Herwarth Walden, i dadaisti e alcuni esponenti del Costruttivismo russo e del Neoplasticismo. Per la sua scuola Gropius predilige gli artisti che stanno sperimentano un linguaggio astratto, e questa sua scelta è fondamentale per comprendere gli sviluppi del design e dell’architettura moderna.

 

Angelo Dozio

Angelo Dozio si autodefinisce semplicemente «Uno che tira le linee». Nato nel 1941 a Merate, fin dalle elementari si appassiona al disegno e la Brianza gli assicura una fonte d’ispirazione. Dopo molti sacrifici frequenta un corso d’arte serale alla Scuola degli Artefici. L’artista espone per la prima volta in una collettiva nel 1959, ma la sua vera vocazione e la sua formazione si realizzano nella solitudine, nella volontà pura di affermarsi, nella crescita stilistica costante. Negli anni Sessanta inizia un lento processo di dissociazione dall’impianto figurativo che porterà all’astratto, passando per una fase di ricostituzione simbolico-formale, mentre il suo dipinto “Il suono” rivela il passaggio verso qualcosa di inconsueto: l’astrattismo geometrico e costruttivista, a cui si consacra definitivamente nel 1967. Negli anni Ottanta Dozio sviluppa il ciclo dei “Labirinti”, che rivela una maturità ormai ben strutturata, mentre nel ’90 predominano le linee verticali in una profonda poesia e alternanza di colori. Dagli anni 2000 lavora sul ciclo New York, dedicato alla metropoli, enciclopedia aerea di parallelepipedi-grattacieli, nonché di macro vedute orizzontali. Successivamente Dozio scopre una chiave di volta: si rende conto che il dipinto ha dentro di sé una sua attività e che i piccoli punti nelle intersezioni delle linee verticali e orizzontali hanno una carica e pulsione, come se fossero “neutrini”, la più piccola quintessenza dell’esistente. Dozio, nel 2008, inizia quindi una ricerca che si libera dalle linee verso il punto per poi proseguire in uno spazio che è ormai divenuto siderale.

Francesca Filippi

Francesca Filippi, laureata in Architettura e dottore di ricerca in Storia dell’architettura e dell’urbanistica, scrive di architettura, arte e design e tiene corsi presso università pubbliche e private. È stata redattrice del «Giornale dell’Architettura» (2001 – 2009) e curatrice del museo virtuale MuseoTorino (2009-2012), inaugurato nel 2011 in occasione del 150° Anniversario dell’Unità d’Italia. Ha pubblicato libri per la scuola, articoli scientifici sull’architettura tra Ottocento e Novecento e guide turistiche. È co-autrice (con Francesco Poli) del corso di Storia dell’arte, La bellezza resta (Edizioni Scolastiche Bruno Mondadori, 2022), ed è autrice di A come Architettura. Dizionario storico visuale, in due volumi. È inoltre autrice del corso di storia dell’arte CreArte, per la scuola secondaria di primo grado (Paravia, 2023).

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