Martedì 27 giugno e martedì 4 luglio, presso il Policlinico San Pietro di Ponte San Pietro (BG), struttura del Gruppo San Donato, si terranno due incontri su Antonio Cifrondi, esponente di spicco della tradizione pittorica lombarda, vissuto tra Seicento e Settecento nelle città di Bergamo e Brescia.
Entrambi gli eventi, aperti al pubblico, senza necessità di prenotazione, si svolgeranno presso il Centro Congressi del Policlinico San Pietro, a partire dalle ore 18.00 e tratteranno i seguenti temi:
- Martedì 27 giugno: “Antonio Cifrondi e la pittura di storia a Villa Zanchi”
- Martedì 4 luglio: “Antonio Cifrondi e la pittura di genere”
Il ciclo di conferenze, a cura di Maria Silvia Proni e Rosanna Ferrari, vuole sottolineare l’impegno della mostra “Antonio Cifrondi a Villa Zanchi e a Ponte San Pietro. Dove la medicina cura il corpo, l’arte cura l’anima”, ospitata fino al 30 luglio nei locali appena rinnovati del Policlinico San Pietro e nata dal desiderio di porre l’arte al servizio di tutti coloro che possono trarne beneficio, rendendo gli asettici ambienti ospedalieri luoghi emotivamente positivi e utili al benessere dei pazienti. Il rapporto arte-medicina diventa centrale nella convinzione che, se la medicina cura il corpo, l’arte può curare l’anima, attraverso la bellezza.
Antonio Cifrondi nacque a Clusone nel 1656 e morì a Brescia nel 1730. L’attività pittorica si svolse a Bergamo e nei paesi limitrofi, dove sono tuttora presenti numerose importanti opere a carattere religioso e storico, eseguite per altolocate committenze.
Nei suoi dipinti sono riconoscibili caratteristiche costanti del suo stile, come l’assenza di disegno preparatorio, la grande facilità e velocità di esecuzione e una visione particolare della realtà, filtrata attraverso personalissime intonazioni cromatiche che vanno dai bianchi luminescenti ai rossi incendiari, come ben dimostrano i pochi quadri superstiti dell’imponente ciclo di pitture eseguite per Villa Zanchi a Rosciate.
Dal 1712 al 1716 Antonio Cifrondi lavorò per coprire interamente le pareti della Villa con enormi quadri, un’impresa pittorica unica e di cui non resta memoria, se non poche opere superstiti distribuite in collezioni private, tra le quali quelle esposte nel percorso espositivo.