Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani in occasione della XXIX Giornata Mondiale della Libertà di Stampa che si celebra il 3 maggio intende ricordare, in linea con l’art. 19 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani e l’art. 21 della Costituzione italiana, il valore fondamentale della libertà di stampa, del pluralismo e dell’indipendenza dei media.
La giornata celebrativa è stata istituita nel 1993 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite a seguito della Dichiarazione di Windhoek, un documento promulgato dai giornalisti africani, due anni prima, per tutelare i principi in difesa della libertà di stampa.
Quest’ultima, infatti, è un principio che ogni Stato di diritto dovrebbe garantire ai cittadini, per assicurare che realmente esiste la libertà di parola e di espressione in senso lato.
Purtroppo, però, L’indice della Libertà di Stampa, classifica annuale di nazioni compilata da Reporter senza frontiere, ci consegna una realtà diversa, fatta di Paesi nei quali non esiste una Stampa libera e al contrario il diritto di diffondere informazioni si scontra con interferenze di varia natura e con la paura di rappresaglie da parte dello Stato e di altre entità e individui potenti e pericolosi.
La maggior parte delle democrazie promuovono e tutelano il giornalismo indipendente in linea con il principio di libertà formulato dall’ONU nel 1948 e, per quanto concerne l’Europa, con l’art. 10 della Convenzione europea e con l’art. 11 della Carta dei diritti fondamentali dell’UE.
Tanti sono ancora, però, i Paesi in cui alla Stampa viene messo un ingiusto e disonorevole “bavaglio”.
L’ultimo rapporto di Reporter senza frontiere 2021 ha rivelato che lo stato di libertà si sta deteriorando e il declino della libertà di stampa sta diventando un fenomeno globale.
Nella Repubblica Ceca, in Slovenia, in Polonia, in Russia, per non andare tanto lontano, la situazione è allarmante, i governi stanno indebolendo il ruolo e le funzioni dei giornalisti e dell’informazione per controllare in modo massiccio e costante le notizie che vengono consegnate ai cittadini.
Tanti, troppi, sono i giornalisti che si trovano nelle carceri in Bielorussia, in Egitto, in Turchia, in Iran. E tante le persone che per affermare il principio di libertà di parola e di stampa e per vivere da uomini liberi, hanno perso la libertà e a volte anche la vita, basti pensare alla triste vicenda, non ancora del tutto risolta, vissuta da Patrick Zaki e a quella maledettissima e fatale legata alla morte di Giulio Regeni.
Tanti, troppi, sono anche i giornalisti che hanno perso la vita per amore della verità.
Anna Stepanovna Politkovskaja è stata una giornalista che si è battuta per i Diritti Umani, denunciando con un altissimo senso di giustizia le più brutali violazioni dell’uomo in Russia e in Cecenia.
La lista di uomini e donne in Europa e nel mondo ingiustamente “imbavagliati”, imprigionati o morti per amore dell’informazione e della verità è purtroppo lunghissima.
Oggi dobbiamo essere coscienti delle reali difficoltà in cui versa il giornalismo e accettare, non senza sconforto, il fatto che diritti e libertà sono in pericolo e spetta ad ognuno di noi il compito di proteggerli.
Il 3 maggio è il giorno in cui l’espressione Libertà di stampa, con la quale ci culliamo dolcemente quando ci sentiamo destinatari di verità e dalla quale ci sentiamo protetti e tutelati, deve diventare concretezza, deve diventare esempio, deve diventare coraggio.
È un impegno civile, serio e nobile che dobbiamo a tutti i giornalisti, italiani e stranieri, che ogni giorno sacrificano la loro vita per il diritto d’informazione.
Per la Giornata Mondiale della Libertà di Stampa 2022 abbiamo scelto di ricordare due giornalisti uccisi mentre ci raccontavano le atrocità della guerra, due uomini liberi che insieme ricompongono il mosaico della folle e ingiusta guerra che si sta consumando in Ucraina.
Dedichiamo, quindi, il 3 maggio alla Memoria di Andrea Rocchelli, giornalista e fotoreporter italiano ucciso in Ucraina nel 2014 mentre documentava i danni sulla popolazione civile della guerra in Donbass. Le autorità ucraine attribuirono la sua morte a “danni collaterali” della guerra.
E poi dedichiamo questo giorno anche alla Memoria di Brent Renaud, giornalista statunitense ucciso a Irpin, in Ucraina, il mese scorso mentre documentava la fuga dalla città e i danni sulla popolazione ucraina della guerra, purtroppo, ancora in corso.