Chiusi nel cortile, senza cibò né elettricità. Costretti a dover fare i propri bisogni all’aperto, perché impossibilitati ad utilizzare i bagni. Così hanno passato la notte circa 70 studenti e studentesse del liceo artistico ‘Brera’ di Milano (sede di via Papa Gregorio XIV). Rinchiusi all’interno di una zona circoscritta della scuola, per lo più all’aperto, per evitare l’occupazione di tutto l’istituto, secondo il racconto dei giovani. Occupazione che alla fine, questa mattina, si è realizzata, con l’ingresso nella struttura degli altri studenti che volevano manifestare. Intanto, all’interno dell’istituto, oggi una classe ha svolto le lezioni, e contestualmente sono in corso i concorsi per la scuola secondaria.
I fatti sono iniziati lunedì scorso, quando dall’autogestione, gli studenti e le studentesse del ‘Brera’ hanno deciso di passare all’occupazione, approvata dall’assemblea, sulla scia delle numerose mobilitazioni che si stanno accendendo nelle scuole di Milano. Una forma di protesta più netta, che non avrebbe però cambiato la sostanza: corsi ed eventi erano già stati organizzati e sarebbero partiti a breve, mentre i docenti avrebbero potuto contribuire ai momenti di confronto e formazione.
A quel punto, però, è iniziato il confronto con la presidenza. Negli scontri, un docente è caduto e ha sbattuto la testa, perdendo i sensi. Portato al pronto soccorso, è stato dimesso con una prognosi di 10 giorni. Intanto è continuato il braccio di ferro tra la dirigenza, che voleva impedire l’occupazione, e gli studenti. Ieri, dopo un nuovo tentativo di occupazione, un gruppo di ragazzi è riuscito a entrare nella scuola. A quel punto il racconto della dirigente si discosta nettamente da quello di ragazzi e genitori. Secondo i giovani, la preside, Emilia
Ametrano, avrebbe vietato agli studenti entrati l’utilizzo degli spazi scolastici, e chiuso gli occupanti tra il cortile e il corridoio. La porta di sicurezza bloccata con un lucchetto, sottratti i power bank per ricaricare i cellulari.
Secondo la dirigente, invece, i ragazzi sono rimasti bloccati perchè entrati di notte, quando alcuni locali della scuola sono chiusi. E al mattino bagni e catene di sicurezza sarebbero stati liberati. “Hanno fatto un atto di forza quanto tutto era chiuso”, ha spiegato la preside alla ‘Dire’, che nega anche di aver impedito il passaggio di cibo e beni agli studenti che si trovavano all’interno. “Abbiamo fatto entrare di tutto: coperte, caffè, tutto. La polizia mi ha seguito per tutto il percorso, ha assistito a tutto ed è ancora qui perchè perchè si sta svolgendo il concorso per docenti delle superiori”. Al momento, quindi, la dirigente si trova all’interno dell’istituto con alcuni docenti, mentre è in corso la prova. E contestualmente, in parte dei locali della scuola si stanno svolgendo i corsi autogestiti.
Ma i ragazzi contestano questa versione. “La presidenza non ha dato margine di contrattazione. L’ingresso è stato bloccato anche per i genitori che volevano vedere i propri figli- scrivono i rappresentati di istituto in una nota- Questa situazione è illegale sotto moltissimi punti di vista e già querele sono partite verso la presidenza da parte della componente genitori della scuola”.
Sentita dalla ‘Dire’, una mamma conferma il racconto degli studenti. “Mia figlia stamattina ha fatto pipì in giardino. Non voglio immaginare l’imbarazzo e il disagio delle ragazze che hanno il ciclo. Sappiamo che alcuni studenti hanno
“Stiamo cercando di capire cosa è andato storto, nei prossimi giorni avremo un quadro più chiaro di quello che è accaduto. Non c’era nessuna intenzione di creare tensione o conflitto- commenta alla ‘Dire’ Ludovico, coordinatore regionale Uds Lombardia- Ci arrivano tante voci, tante segnalazioni. Vogliamo capire come sia stata gestita la richiesta di dialogo. Questa risposta della presidenza ci sembra sproporzionata. Ora speriamo che partano le denunce o le sanzioni: la protesta si sta svolgendo in modo pacifico e inclusivo”.
Le notizie dell’agenzia Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte «Agenzia DIRE»