PREMESSO CHE
l’infezione da Covid è raramente fatale nei bambini e negli adolescenti e certamente sovrastimata, perché nella fascia d’età 0-18 quando ci si infetta (la prevalenza dell’infezione in questa fascia è stata stimata tra il 4 e il 6% a dicembre 2020) è molto probabile non manifestare alcun sintomo, pertanto non si è registrati nelle statistiche;
la letalità del Covid per bambini e adolescenti è sovrastimata anche perchè, in molti casi, viene indicato il Covid come causa del decesso anche se il bambino soffriva di comorbilità importanti;
l’Istituto superiore di Sanità (ISS) ha recentemente reso noti i numeri relativi all’impatto del Covid-19 sulla popolazione di età inferiore a 19 anni nel rapporto esteso di sorveglianza: dall’inizio dell’epidemia al 17 novembre 2021, sono 808.228 i minori contagiati, di cui 34 morti, mentre i ricoveri tra i bimbi e gli adolescenti sono stati in tutto 8.557, quelli in terapia intensiva 251;
in particolare, l’ISS ha operato una stratificazione per età che riporta quanto segue:
:
- 16-19 anni: 229.073 casi, 2.068 ospedalizzazioni, 74 ricoveri in terapia intensiva e 7 morti;
- 12-15 anni: 192.273 casi, 1.301 ospedalizzazioni, 58 ricoveri in terapia intensiva e 8 morti;
- 6-11 anni: 241.739 casi, 1.407 ospedalizzazioni, 36 ricoveri in terapia intensiva e 9 morti;
- 3-5 anni: 81.882 casi, 734 ospedalizzazioni, 19 ricoveri in terapia intensiva e 5 morti;
- 0-3 anni: 63.261 casi, 3.047 ospedalizzazioni, 64 ricoveri in terapia intensiva e 5 morti.
la Società Italiana di Pediatria segnala che “complessivamente nell’ultima settimana sono state oltre 294 mila le nuove infezioni nella fascia di età 0-19 anni, con 834 ospedalizzazioni, 13 ricoveri in terapia intensiva e un morto (elaborazione SIP su dati Istituto Superiore di Sanità)”;
CONSIDERATO CHE
nel mio intervento in aula, già in data 8 Settembre 2020, segnalavo al Consiglio e alla Giunta come i “test a scuola per i sintomatici e i compagni di classe” fossero centrali per l’apertura dell’anno scolastico con regole chiare ed avrebbero contribuito a creare le condizioni di massima sicurezza possibile;
il 30 settembre 2020, il comitato tecnico scientifico del Ministero della Salute ha autorizzato l’uso dei test rapidi a scuola, con la possibilità di invio di unità mobili che hanno la competenza di decidere se il test sia da eseguire, lo eseguono e restituiscono una risposta per l’alunno e per la classe in pochi minuti;
per mesi, dirigenti scolastici, genitori e insegnanti hanno denunciato lungaggini inaccettabili per permettere al singolo bambino sospetto positivo di fare un tampone, in un contesto nel quale perdere diversi giorni per ottenere il risultato di tampone in una classe significa moltiplicare le catene di contagio, danneggiare il percorso di apprendimento degli alunni e mettere a rischio il benessere della classe e del personale scolastico;
in quella fase di epidemia, la soluzione più efficace per evitare tali lungaggini sarebbe stata quella di, in caso di singolo sospetto positivo a scuola, intervenire immediatamente in aula, facendo un rapido e molecolare allo studente sintomatico e, se positivo, immediatamente tamponi all’intera classe, senza attendere, come avviene oggi, anche molti giorni per la verifica, ma con l’arrivo immediato di un infermiere a scuola;
i dati del progetto pilota che l’Ospedale Buzzi ha avviato con 10 scuole, hanno dimostrato l’efficienza ed efficacia di tale approccio, che non si è mai diffuso per gemmazione nonostante lo scrivente lo abbia proposto in molti documenti di aula.
il percorso “scuola-genitori-pediatra-ATS-laboratorio-pediatra-scuola” continua a mostrare la sua inefficienza, e non è mai migliorato;
EVIDENZIATO CHE
nelle recenti occasioni dei casi di positività di un assessore e di un consigliere regionale della Lombardia, per ben due volte, si è data possibilità ad assessori, consiglieri e personale giunta e consiglio di effettuare in sede un tampone molecolare con risposta in 24 ore, secondo un protocollo che sarebbe perfettamente riproducibile nelle scuole e che è servito invece, ancora una volta, a certificare il diverso trattamento tra il “palazzo” e il mondo esterno;
CONSIDERATO ALTRESÌ CHE
in questi mesi siamo entrati in una seconda fase: quella post-vaccino;
i vaccini che abbiamo utilizzato funzionano molto bene nel proteggerci dalla malattia grave e, grazie al loro esteso utilizzo, abbiamo messo maggiormente in sicurezza la collettività;
è arrivato il momento di cambiare non solo la nostra comunicazione e narrazione della pandemia, ma anche il nostro atteggiamento e la nostra postura, applicando nuove regole adatte a questo nuovo periodo. In altri termini, è necessario iniziare una vigile coesistenza con questo patogeno che due anni fa è comparso nel nostro mondo e che, probabilmente, ci resterà a lungo;
se in nome di questa convivenza forzata col virus, è giusto e razionale promuovere le vaccinazioni, continuare ad utilizzare green pass e mascherine nei luoghi a rischio di contagio, bisogna d’altro canto cominciare a riprendere le nostre vite in serenità, considerando come prioritari aspetti che sono stati ampiamente trascurati o ignorati a causa dell’emergenza Covid19;
PRESO ATTO CHE
uno dei cambiamenti necessari riguarda la gestione della scuola, ricominciata in presenza dopo le vacanze di Natale ma già al centro di polemiche e problemi;
il rischio è quello di ripiombare nell’incubo delle lezioni a singhiozzo, della didattica a distanza, dell’isolamento forzato per i bambini e i ragazzi, della difficile gestione del lavoro per i genitori, per non parlare del disagio psicologico ed emotivo a cui siamo tutti sottoposti;
occorre un drastico cambio di metodo e, soprattutto, di visione: la proposta è di smettere di fare tamponi e isolare intere classi e di tenere invece a casa solo gli studenti che presentino dei sintomi, come accade anche con l’influenza;
avviare una tale iniziativa non significa lasciar correre il virus tra i più giovani: mascherine e distanziamento devono essere mantenuti ma, allo stesso tempo, bisogna garantire il ritorno di studenti, docenti e famiglie alla normalità, perché la situazione sanitaria del Paese è cambiata;
è ora, per i ragazzi e per tutti noi, di recuperare serenità, continuità e socialità;
sbaglia dunque chi, rifiutando il vaccino, resta nel buio e rallenta il cammino di tutti verso la luce, ma sbaglia anche chi non comprende che il mondo in cui ci siamo svegliati è un po’ diverso da quello di prima e che resteremo nel crepuscolo, se non troveremo il coraggio di avanzare;
IMPEGNA LA GIUNTA A
Implementare da subito per tutti i minorenni il tampone molecolare salivare come unico strumento di diagnostica covid, seguendo il seguente percorso:
Il minore con sintomi, come già avviene, ha il suo primo momento diagnostico tramite colloquio telefonico genitori/pediatra, al termine del quale, eventualmente riceve ricetta rossa per tampone salivare molecolare.
Se la ricetta viene inviata via mail, il genitore, esibendola, ritira il tampone in farmacia.
Se la ricetta viene ritirata in studio, il tampone viene consegnato contestualmente.
Il tampone viene eseguito a casa dal genitore, il quale, senza appuntamento si reca presso un laboratorio analisi, abilitato alla diagnostica covid, dove lo consegna (come già si fa per gli esami urine o feci).
Il laboratorio inserisce esito nel portale ATS e lo invia al genitore.
Il minore con sintomi resta a casa fino all’esito del tampone, ed in caso di positività, fino a negativizzazione.
Il tampone di controllo viene eseguito con la stessa modalità.
IL minore rientra a scuola senza certificato del pediatra, ma solamente esibendo l’esito negativo del tampone.
Mettere in campo ogni iniziativa, per le proprie competenze e di concerto con il governo, affinché vengano abolite tutte le quarantene per i minori.
Michele Usuelli
(+Europa/Radicali)