Il titolo della mostra dedicata a Umberto Mariani al Palazzo Ducale a Mantova, dal 24 ottobre 2020 al 7 febbraio 2021, appare un
dichiarato omaggio al saggio del filosofo francese Gilles Deleuze (1925-1995): un testo del 1990 – “La piega. Leibniz e il barocco”- che, partendo dalle teorie del filosofo tedesco ed esplorando i più diversi aspetti della cultura barocca, cerca di definire,
attraverso la metafora della piega, il costituirsi dell’anima e dell’esperienza moderna.
Proprio la “metafora” della piega è in effetti il nodo centrale dell’arte di Mariani, ripercorsa a cura di Giovanni Granzotto nelle sale dell’Appartamento della Rustica attraverso una quarantina dei suoi più significativi lavori: dalle prime opere Pop per risalire, attraverso “Alfabeto afono”, “Teorema” e “Relitti di scena” degli anni sessanta, settanta e ottanta, ai “Piombi” degli anni 2000, in cui le forme celate diventano il tema dominante della ricerca di Mariani.
”Il mio panneggio, le mie pieghe – come egli stesso puntualizza – non hanno nulla di veristico e nemmeno di realistico ma semmai si avvalgono di forme e significati simbolici”
Sotto gli occhi dei visitatori si dipana il confronto incessante e mai concluso fra il grande tema della piega, dei panneggi, e quello della forma che si (s)vela, che dall’antichità giunge fino all’epoca del Barocco passando per le stagioni bizantine.
La mostra di Palazzo Ducale vuole essere proprio un omaggio alle tante declinazioni di questa ricerca, attraverso la simbologia ma anche la concretezza della piega, nella sua della plasticità e levità, intesa come un ideale – ma anche realissimo – ponte fra la cultura formale classica, barocca e quella attuale.
“E qui – scrive Giovanni Granzotto nel catalogo della mostra Il Cigno GG Edizioni, Roma – si consuma la metafora della piega che, anche se sempre esistita nell’arte, nell’epoca classica, greca e romana, in quella bizantina, nel Rinascimento, raggiunge però nel Barocco il proprio trionfo funzionale… La ricerca di Umberto Mariani sembra davvero correre in parallelo alle epoche della storia: fin dagli inizi, dalle geniali prove di ispirazione pop-surrealista, le pieghe dei cuscini, delle poltrone, perfino i ripiegamenti, le increspature degli stivali lo hanno sempre affascinato, per quella componente di mistero, di allusione, di energia celata, pronta a esplodere, che sembravano racchiudere. Ma anche nei cicli successivi, negli Alfabeto afono, nei Teorema, nei Relitti di scena, la piega risulta importante, però in termini di funzionalità, di strumento per raggiungere un risultato espressivo. La piega era una parte, pur decisiva, del tutto. Poi con la Forma celata, negli ultimi anni del secolo scorso, e negli anni 2000, la piega diventa il tutto, diventa la ragione del quadro, una sorta di Mondo che possiede una sua valenza metafisica di collante formale e di tessuto che avvolge e custodisce l’idea, di ordito che la lega e la preserva.(…)
“(…) Per lui questo è il Mondo, senza più distinzioni fra Classico e Barocco”.