“I dati nazionali dicono che il
test dell’Hcv lo fa circa il 20% dei pazienti che ha una diagnosi di tossicodipendenza. Questo dato, già da solo, fa capire come il ‘sistema’ in questo modo non possa funzionare. La prima cosa da fare, quindi, è aumentare il più possibile lo screening nei nostri utenti. Lo ha detto il dottor
Marco Degli Esposti, direttore (facente funzione) del Ser.D. di Mantova presso l’azienda sociosanitaria territoriale di Mantova, in occasione del corso di formazione ECM sulla gestione dei tossicodipendenti con epatite C, organizzato dal provider Letscom E3 con il contributo non condizionante di AbbVie. Il corso, dal titolo ‘Diagnosi precoce e trattamento dell’epatite C nel paziente utilizzatore di sostanze – L’importanza del network locale per favorire il linkage-to-care’, rientra nell’ambito di ‘Hand – Hepatitis in Addiction Network Delivery’, il progetto di networking a livello nazionale patrocinato da quattro società scientifiche (SIMIT, FeDerSerD, SIPaD e SITD) che dal 2019 coinvolge i Servizi per le Dipendenze e i Centri di cura per l’HCV afferenti a diverse città italiane. “Noi abbiamo cominciato a testare i nostri pazienti nel 2018 e stiamo lavorando intensamente, raggiungendo alte percentuali, che però non coprono ancora il 100%”.
Il secondo punto su cui lavorare è “fare gli esami successivi- ha proseguito Degli Esposti- cioè una volta individuata la positività bisogna capire se si ha l’infezione virale. E in questo abbiamo avuto difficoltà perché dovevamo spostare il paziente al reparto di Malattie infettive, cioè verso un servizio di secondo livello. Non solo: se il paziente risultava positivo, lo stesso doveva di nuovo spostarsi per la terapia. Ora finalmente abbiamo la possibilità di fare tutto all’interno del Ser.D., dallo screening alla valutazione della carica virale della positività dell’infezione attiva fino alla terapia, il tutto direttamente in loco. Manca ancora qualcosa, ma credo che questo ‘sistema’ effettivamente ci consentirà di fare bene”.
A livello nazionale, intanto, sono stati stanziati oltre 70 milioni di euro per eradicare l’Hcv dal nostro Paese. “È un fatto importante che siano stati stanziati dei fondi- ha detto a tal proposito Degli Esposti- noi adesso abbiamo a disposizione una tecnologia molto potente, quella dei farmaci antivirali, ma bisogna che l’organizzazione si adegui per sfruttare al massimo questa opportunità straordinaria. Speriamo solo che gli aspetti organizzativi riescano a far funzionare questo ‘sistema’, perché si è già visto in passato che alcune quote di denaro, messe a disposizione per i farmaci, poi in realtà non erano state spese perché non si riusciva ad ‘agganciare’ i pazienti per la terapia. Speriamo questa volta di riuscirci”.
Ad intervenire al corso anche il dottor Giorgio Perboni, dirigente medico nel Ser.D. di Mantova, sempre presso l’azienda sociosanitaria territoriale di Mantova. “A noi dei Ser.D. adesso è richiesto un esercizio- ha fatto sapere- visto che la tossico dipendenza è l’aspetto più problematico e importante, dal punto di vista numerico, in questo ambito. Dovremmo quindi iniziare un percorso per cercare di identificare quali sono i reali bisogni nei singoli Servizi, anche perché, per l’esperienza che ho acquisito finora, l’impressione è che ci sia molta disomogeneità tra i Ser.D.. Non tutti fanno le stesse cose e non tutti hanno le stesse necessità, quindi sarà estremamente complicato per il tavolo tecnico capire come orientare le cifre in relazione all’intervento nei vari Servizi. Sicuramente è una bella scommessa, però sarà necessario cercare di coordinarsi e di parlare chiaro con la cabina di regia, per intercettare i reali bisogni nelle singole realtà”.
Parlando infine della sua esperienza sul campo, tra test rapidi e nuove terapie contro l’Hcv, Perboni ha aggiunto: “Nei Ser.D., data la fidelizzazione che si ha con i pazienti, è facile più che da altre parti fare la terapia, perché spesso i pazienti hanno contatti periodici settimanali con i Servizi. Diciamo che il Ser.D. è un servizio che rappresenta il massimo della vicinanza all’utenza, per cui una terapia come quella contro l’Hcv trova una facilità assoluta ad essere implementata. Ma è comunque necessario che ci siano delle professionalità che abbiano competenza nel prescrivere questi farmaci e analizzare con precisione lo stato di malattia del paziente. Non dobbiamo infatti dimenticare che parliamo di eradicare l’epatite C, ma nessuno per il momento parla di sorvegliare gli eradicati, che però hanno una malattia epatica avanzata e vanno monitorati nel tempo perché corrono dei rischi anche dopo la guarigione dall’infezione. Quello che servirebbe è un infettivologo in tutti i centri, cosa che non tutti i Ser.D. hanno, per cui esiste un grosso problema di rimando all’ospedale, con rimando alla farmacia per prendere i farmaci e poi ancora di rimando al medico di famiglia per fare gli esami. Qui a Mantova per fortuna un ‘pezzo’ dell’ospedale si è trasferito nel nostro centro, ma sentiamo forte l’esigenza di avere un apparecchio ecografico che possa fare attività elastografica, perché così facendo potremmo gestire la diagnostica e anche il follow-up dei pazienti con malattia avanzata, senza il rischio di perdere il paziente per strada. Senz’altro- ha concluso- faremo questa richiesta al tavolo tecnico”.